Rosy Bindi a Perugia / Umbria in pericolo per 'Ndrangheta e Camorra - Tuttoggi.info

Rosy Bindi a Perugia / Umbria in pericolo per ‘Ndrangheta e Camorra

Alessia Chiriatti

Rosy Bindi a Perugia / Umbria in pericolo per ‘Ndrangheta e Camorra

L'"omertà di convenienza" e l'usura che strozza gli imprenditori affamati dalla crisi / Pd "torni all'Ulivo" / Stoccata alla legge di stabilità
Ven, 28/11/2014 - 15:19

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Camorra e ‘Ndrangheta a Perugia e Terni: continua a essere questo il dato allarmante in Umbria sulla presenza di criminalità mafiosa. Organizzazioni criminali che controllano il territorio, “specializzandosi” nel business degli appalti e dei rifiuti speciali (la ‘Ndrangheta in particolare), fino ad arrivare alla presenza di uno dei clan camorristici più tristemente famosi: i Casalesi. A denunciare questi fatti ci pensano le audizioni tenute negli ultimi due anni dalla commissione del consiglio regionale sulla criminalità organizzata (presieduta da Paolo Brutti, Idv) e riproposte stamani nell’incontro alla Sala dei Notari con alcune classi di istituti umbri. All’incontro erano presenti anche la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ed il prefetto di Perugia, Antonella De Miro.
La relazione – Da quanto emerso dalla relazione antimafia, c’è il rischio che l’Umbria si disabitui a fronteggiare il fenomeno criminale mafioso, e che dunque la sua società civile possa non aver sviluppato i giusti anticorpi per evitare che la criminalità organizzata si estenda a macchia d’olio andando a intaccare nuove frontiere e territori, acquisendo patrimoni di vario genere. C’è inoltre il rischio che l’Umbria funga in realtà da “lavatrice” per il denaro sporco, che sia dunque terra di transito, dove, in misure di scala di varia dimensione, droga, gioco d’azzardo, compro oro, e usura completino a tutto tondo il quadro delle infiltrazioni mafiose. L’Umbria deve dunque fare attenzione al pericolo a cui è esposta, e le istituzioni a loro volta non devono sottovalutarlo. Da qui la necessità – evidenziata da più relatori nell’incontro di stamani alla Sala dei Notari – di agire anche sulle giovani generazioni per favorire l’acquisizione della cultura della legalità. Un’operazione che anche polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno seguito con diverse iniziative.

La droga – Lo spaccio di droga resta uno dei terreni dove l’attività delle organizzazioni criminali a vari livelli è più massiccia, specialmente – come evidenziato dalla commissione regionale – sulla piazza di Perugia, dove si trovano su strada anche mafie albanesi, nigeriane e maghrebine, in collegamento con le principali organizzazioni criminali italiane. Cocaina ed eroina arrivano sul mercato locale da Colombia e Nordafrica, dopo essere state scaricate, ad esempio, in grandi porti italiani. Le organizzazioni criminali specializzate nello spaccio – è l’allarme lanciato dalla commissione di Palazzo Cesaroni – hanno stabilito una sorta di “controllo” di alcune zone della città, non soltanto acquisendo basi logistiche ma sviluppando anche attività legali per mascherare quella principale, di spaccio di stupefacenti. “Questo fatto – scrive la commissione nel suo rapporto – pone in assoluto rilievo la necessità di riconquista del territorio da parte della società legale, accompagnata da una robusta opera di repressione delle forze dell’ordine e dalla riacquisizione, da parte dell’amministrazione comunale, della conoscenza della popolazione realmente presente in città“.

Fiumi di denaro – La crisi economica fa poi sponda alla criminalità organizzata, che “investe” fiumi di denaro guadagnati con le sue attività tradizionali (spaccio di droga, prostituzione, pizzo e usura) per “aiutare” l’imprenditore in crisi di liquidità, che trova nel mafioso il “benefattore” in grado di prestargli del denaro, ma che poi si trasforma in un usuraio pronto a succhiargli il sangue. La magistratura e le forze di polizia si trovano così a sbattere contro il muro di quella che Rosy Bindi, nella sua relazione di oggi a Perugia, ha definito “omertà per convenienza“. Prima di partecipare, da presidente della commissione antimafia, ad un incontro sui temi della criminalità organizzata con studenti delle superiori perugine, Bindi – parlando con i giornalisti – ha ricordato che “lo spaccio di stupefacenti è un’attività tradizionale delle varie mafie, ed anche un luogo di incontro e collaborazione tra le stesse: è stato accertato che soprattutto la ‘Ndrangheta provvede all’approvvigionamento di droga dai vari paese, per poi affidare lo spaccio alle varie mafie internazionali“. “Con lo spaccio, con la tratta di esseri umani, il pizzo e l’usura, le mafie – ha spiegato Bindi – fanno i soldi e poi li riciclano nell’economia legale: in tempo di crisi, quando manca la liquidità per le aziende, gli unici che hanno i soldi sono le mafie. Ormai sono diventate capaci di creare un rapporto di convenienza: forse non usano più neppure l’intimidazione e i tassi alti dell’usura, ma creano con gli imprenditori e con le imprese in crisi un rapporto di convenienza che, come ci dice la magistratura, spesso è più difficile da combattere del rapporto creato intorno alla paura. L’omertà da convenienza – ha fatto notare la presidente della commissione antimafia – è un’omertà difficile da affrontare: anche perchè nella prima fase, l’imprenditore che ha bisogno di denaro liquido pensa di aver trovato un benefattore. In realtà trova uno che gli consuma il sangue“, ha concluso Bindi.

Pd e lavoro – Bindi, a margine della conferenza, ha poi parlato anche del partito e di Jobs Act: “Se si continuano a prendere a schiaffi i sindacati, a dire che gufano tutti quelli che hanno un’idea diversa, allora le cose nel Pd si fanno complicate. Ma se il Pd torna alle proprie origini, che sono quelle dell’Ulivo e di un partito di centrosinistra plurale, capace di interpretare le ansie del paese, di dare risposte per riavvicinare i cittadini alla politica, sarà la casa di tutti e darà risposte all’Italia. Se invece si vuole cambiare natura al partito – ha detto Bindi ai giornalisti – nelle sue fondamenta, se si continuano a mandare messaggi che creano lontananza con la parte del paese che soffre di più, e se continua l’ascesa dell’astensionismo: se succede tutto questo, allora credo che qualcuno penserà di ricoprire uno spazio politico a sinistra. In politica lo spazio qualcuno lo riempe sempre“, ha ribadito Bindi, convinta che “quello sia lo spazio del vero partito democratico“. “Se qualcuno – ha continuato Bindi, senza mai nominare il premier e segretario Pd, Matteo Renzi – pensa di fare il partito pigliatutto, che magari approfitta della crisi della destra per prendere un pò di voti su quel fronte, e fa politiche che dimenticano le parti più deboli del paese, allora sicuramente questa spinta al bisogno di giustizia e di uguaglianza finirà per riempire quello spazio politico. Il paese reale forse non abita ancora dentro la legge di stabilità di quest’anno” che “sicuramente restituisce le tasse, ma alla fine vedremo che non ne restituisce poi così tante, perchè dovremo vedere che cosa succede negli enti locali. Ma non basta una mera restituzione delle tasse in un paese che ha bisogno di infrastrutture, di investimenti, di politiche contro la povertà“, ha concluso la Bindi.

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