Riforma della sanità dell’Umbria. Le proposte del sindaco di Spoleto Daniele Benedetti in una lettera aperta che il primo cittadino ha inviato alla presidente della Regione Umbra Catiuscia Marini, all’assessore regionale alla sanità Franco Tomassoni e al sindaco di Foligno Nando Mismetti. Di seguito si riporta il testo integrale.
È trascorso circa un mese dall’approvazione della riforma della Sanità dell’Umbria che ha sancito la riduzione del numero delle ASL da 4 a 2, mentre restano in piedi le aziende ospedaliere di Perugia e Terni, entrambe integrate con l'Università degli Studi di Perugia. La localizzazione delle sedi legali delle due nuove Asl è ancora materia di confronto e forse il nodo sarà sciolto prima della fine dell’anno. Personalmente resto convinto che la responsabilità del governo regionale, come dei governi locali, non si può limitare a ridisegnare il numero delle organizzazioni sanitarie sul territorio per la sostenibilità del sistema.
La salute dei cittadini è tema troppo serio per non pensare che la responsabilità piena deve essere quella di ricercare e trovare soluzioni concretamente utili a garantire una sanità pubblica alla portata di tutti e da tutti accessibile. La stessa presidente Marini, nel suo intervento ha avuto modo di dire che “La sfida che sta nelle misure di riordino è altissima, è la prima volta che noi scriviamo nei documenti che ci sono i dipartimenti interaziendali, che si riducono le strutture complesse, che si integrano le funzioni e non si fanno le fotocopie di doppioni non tanto delle specialità perché alcune di esse rispondono al modello organizzativo e sanitario.
Dobbiamo rifiutare l’universalismo selettivo puntando su qualità dei servizi, accessibilità al servizio sanitario, centralità delle aziende sanitarie pubbliche, sia quelle territoriali e ospedaliere, riordino delle cure e potenziamento dei servizi delle cure intermedie, della non autosufficienza e della riabilitazione…” Spoleto e Foligno sono gli assi di quell’Umbria di mezzo che ha visto 22 comuni unirsi, prima nella VUS e nell’ATI e oggi nella istituenda Unione di comuni, per aumentare la massa critica e con essa la capacità di continuare a garantire servizi importanti ai propri cittadini pur in tempi di crisi e spending review. Il tema della sanità, per le ragioni sopra esposte e soprattutto oggi, in vista del nuovo Piano Sanitario Regionale (PSR) e quindi dei nuovi Piani di azione locale (PAL), non può essere sottovalutato o lasciato alla governance di altri. E’ necessario e opportuno che questo territorio, contraddistinto da due ospedali di urgenza-emergenza, si faccia carico di presentarsi all’appuntamento con il nuovo PSR con una propria proposta di riorganizzazione /riqualificazione dell’offerta sanitaria.
E’ questo il motivo per cui mi permetto di proporre che Spoleto e Foligno si siedano intorno a un tavolo esplicitando il loro ruolo di autogoverno del territorio per costruire accanto a Terni e Perugia il 3° polo o meglio l’altro polo sanitario dell’Umbria. Se si vuole veramente rilanciare l’unità di questo territorio ed evitare che in Umbria la discussione sia riservata solo a Perugia e Terni questa è l’occasione, forse la più importante, per dimostrarlo concretamente lavorando ad una proposta condivisa, equilibrata e sostenibile che sia capace di mettere a sistema le due strutture ospedaliere; integrare i servizi; evitare inutili sovrapposizioni e doppioni, valorizzando le specificità/eccellenze delle due strutture dentro una logica unitaria integrata; mantenere l’urgenza emergenza dei due presidi sanitari prevedendo in ciascuno alcune definite specificità che possano servire anche l’altra struttura.
Dal punto di vista del metodo, in vista delle importanti scadenze che ci attendono e in ragione della serietà del tema, mi permetto di proporre che Spoleto e Foligno si siedano al tavolo affidando ad uno o più esperti, anche di profilo nazionale (esperti veri e non burocrati ), il compito di elaborare una proposta per costruire un modello avanzato di offerta sanitaria. Personalmente credo che ci siano le condizioni oggettive per dimostrare che la partecipazione, l’autonomia funzionale e gestionale non sono parole vuote e che questa Umbria di mezzo ha tutte le carte in regola per puntare ad un sistema imperniato su due eccellenti presidi che integrati tra loro possono competere dentro e fuori l’Umbria.