Soltanto 1,5 miliardi disponibili “per cassa” nel 2018 per la ricostruzione nelle 4 regioni (Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo) colpite dal terremoto nel 2016, a fronte di 23 miliardi necessari secondo le stime della protezione civile. Il dato è stato fornito dalla Ragioneria generale dello Stato su richiesta del consigliere regionale umbro Claudio Ricci.  “A questo ritmo – lamenta l’esponente di minoranza – ci vorranno a 15 anni per finanziarla, un fatto inaccoglibile”. A tale importo in realtà va aggiunto un ulteriore miliardo e 600 milioni provenienti dall’Unione europea.

“La realtà, come la matematica, – incalza Claudio Ricci – non è una opinione. Il ragioniere generale dello dello Stato italiano, con lettera (di risposta ad un mio ‘accesso agli atti a norma di legge’) mi ha comunicato che “le risorse per cassa a valere sull’anno finanziario 2018”, per le 4 regioni del centro Italia colpite dal sisma del 2016, sono (tutto incluso, parte pubblica, beni culturali e privati con il credito d’imposta) 1.5 miliardi di Euro (a cui aggiungiamo pure 1.6 miliardi dall’Europa)“.

“Visto che il totale necessario è di 23 miliardi (più gli oneri per lo sviluppo, e legati a compensare i danni indiretti, valutati con un ulteriore 15/20%) se si continuasse con questo ritmo finanziario ci vorrebbero 15 anni per finanziarla, la ricostruzione, e molti di più per concluderla (almeno 20/25 in totale). Come da me citato in Consiglio regionale dell’Umbria ieri – commenta l’ex sindaco di Assisi – questo è non accoglibile (ma avrei dovuto utilizzare ben altre parole). Non cerco responsabili (non rientra nel mio stile che tende sempre a cercare soluzioni) ma voglio sottolineare che la priorità, nelle scelte di economia nazionale, che si stanno facendo anche in questi giorni, è dotare la ricostruzione di molte più risorse certe per cassa (anche per il personale amministrativo che, nei comuni, serve per attività e procedure)”.

“Altro fatto – prosegue – la semplificazione su cui è bene chiarire: le norme complessive, e i meccanismi amministrativi, hanno portato, rispetto al sisma del 1997 (e parlo per aver avuto una esperienza concreta anche tecnica), più burocrazia e lentezza. Basta sentire chiunque per rendersene conto. Occorre creare, subito, una sezione speciale, nel codice degli appalti, o meglio una Legge “modello”, in deroga a tutte le normative, da adottare nei luoghi oggetto di sisma per le emergenze e la ricostruzione (per dovuta oggettività, in particolare per la parte urbanistica, rilevo che la Regione Umbria ha, con la recente legge regionale sulla ricostruzione, cercato di semplificare per quanto di specifica competenza)”.