I cittadini del comitato “Il Barone Rampante” promettono battaglia contro il piano di ristrutturazione della piazza e si schierano in difesa degli alberi ad alto fusto "Non vogliamo altro cemento"
“Un ennesimo attacco al vivere civile attraverso un’umiliante imposizione dall’alto”. Così un gruppo di residenti nel centro storico di Gubbio definisce il progetto di ristrutturazione di piazza 40 Martiri, di recente illustrato alla stampa dal sindaco Stirati e dalla vice Alessia Tasso.
Nella lunga lettera inviata agli amministratori a nome de “Il Barone Rampante” – così si chiama il comitato di questi cittadini – si critica fortemente il piano per riqualificare la porta della città “che non tiene in alcun modo conto della partecipazione dei soggetti che per primi dovrebbero avere voce in capitolo, gli abitanti di Gubbio, appunto”.
“In questi anni – dicono i residenti – abbiamo assistito ad un vero e proprio scempio dei giardini pubblici, lasciati nel degrado, con l’abbattimento di alberi secolari mai ripiantati e la trasformazione dei giardinetti piccoli, depauperati di alberi e siepi che ne caratterizzavano il disegno originale, in una sorta di discoteche all’aperto per tutta l’estate con un livello di decibel imbarazzante. Siamo infatti impossibilitati ad andare a dormire all’ora che vogliamo, in casa non si riesce a comunicare da quanto è alto il livello delle casse e pensare di dormire è impossibile”.
Il “Barone Rampante” punta il dito anche sui render della futura piazza, “con imbarazzanti foto copiate e incollate da una specie di supermarket di arredi aeroportuali, cordoli bianchi con sedute cimiteriali pensate per individui troppo impegnati a digitare sul pc”. Ma al movimento eugubino preme soprattutto la conservazione degli alberi ad alto fusto della piazza, “tutti, o almeno quelli che ci avete lasciato dopo stagioni allietate da motoseghe. Non vogliamo altro cemento e altra pavimentazione che non faccia respirare le radici degli alberi, o che ritagli loro solo un esiguo spazio soffocante. E non capiamo la ragione per cui volete sradicare i pini superstiti che perimetrano la piazza e il parcheggio lungo la strada che conduce all’ex semaforo: forse perché non sono autoctoni?”.
“Noi – continuano i membri del comitato – crediamo nel restauro conservativo dei due giardini, orti botanici disegnati in un’epoca in cui la socialità e l’incontro erano ancora gli scopi di qualsiasi piazza e città. Va ripristinato tutto il patrimonio arboreo che è andato perduto nel corso del tempo come lascito prezioso di chi ci ha preceduto e che probabilmente aveva un gusto migliore del nostro. Voler modernizzare a tutti i costi, senza tener conto della storia delle persone, dei loro rapporti con i luoghi che li hanno viste crescere, è un’offesa a quello che resta della nostra umanità, in un contesto che ce ne sottrae zone sempre più vaste ogni giorno”.
Poi concludono: “Niente e nessuno ci impedirà di salire sugli alberi sani e vegeti che voi avete già condannato a morte e di passarci, se necessario, giorni interi, mesi e anche oltre…non abbiamo molto da perdere, ormai, e, credeteci, ne siamo capaci”.