Porto romano di Pagliano, si riaccendono i riflettori sull'area archeologica sepolta dal fango - Tuttoggi.info

Porto romano di Pagliano, si riaccendono i riflettori sull’area archeologica sepolta dal fango

Marco Menta

Porto romano di Pagliano, si riaccendono i riflettori sull’area archeologica sepolta dal fango

Ven, 28/10/2022 - 11:52

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Area archeologica di Pagliano: il 29 ottobre prossimo una tavola rotonda sul porto fluviale romano dimenticato.

Tornano a riaccendersi i riflettori sul porto fluviale romano di Pagliano, emergenza archeologica di grande interesse: è in programma per sabato 29 ottobre, alle ore 17.30, una tavola rotonda nella sede del Centro Culturale Ricreativo di Corbara.

Pagliano: nuovi progetti di ricerca e valorizzazione di un sito archeologico alla confluenza tra Paglia e Tevere” è il tema dell’iniziativa pubblica, nata dalla collaborazione tra la Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto”, l’Associazione culturale “Vitis Sapientiae” e l’Associazione culturale “Il Giglio di Corbara”.

La tavola rotonda, moderata dall’archeologa Benedetta Cosimi, presidente di “Vitis Sapientiae”, sarà animata dagli interventi di: Paolo Bruschetti, ispettore di zona dell’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto e responsabile scientifico delle campagne di scavo condotte presso l’area di Pagliano; Maurizio Conticelli, dirigente presso la locale Comunità Montana e l’Agenzia Forestale Regionale dell’Umbria; Francesco Cosimini, esperto topografo che ha fornito un importante contributo allo studio sistematico del sito; Stefano Talamoni, che porterà la propria testimonianza diretta sulle attività della Scuola di Etruscologia e Archeologia dell’Italia Antica; Alessandro Trapassi, archeologo che ha partecipato a tutte le campagne, coordinando in qualità di tutor il lavoro dei numerosi studenti ed archeologi laureati che si sono avvicendati nei vari “campi scuola”.

Una tavola rotonda per mantenere viva l’attenzione di studiosi, pubbliche istituzioni e comunità locali sull’area archeologica

Con l’iniziativa, gli organizzatori intendono mantenere viva l’attenzione di studiosi, pubbliche istituzioni e comunità locali sul tema della salvaguardia di una delle principali aree archeologiche del nostro territorio e sul progetto per la sua valorizzazione, avviato con entusiasmo ma bloccato, purtroppo, dall’alluvione del novembre 2012. Per molti anni, infatti, a partire dal 2000 l’area è stata oggetto delle campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza Umbra e dalla Scuola di Etruscologia ed Archeologia dell’Italia Antica con i “campi scuola” a cui partecipavano numerosi studenti provenienti da diverse università italiane.

“Le attuali condizioni del sito, letteralmente sepolto sotto migliaia di metri cubi di fango e ricoperto da una fitta vegetazione – dichiarano gli organizzatori della tavola rotonda – inducono le autorità competenti e gli enti culturali del territorio a formulare progetti finalizzati allo studio, alla documentazione e alla valorizzazione dell’ingente mole di reperti archeologici provenienti dalle precedenti campagne di scavo, ma anche a specifiche attività di alta formazione”.

Una “cena di autosostegno” per la ricerca

Alla tavola rotonda farà seguito una “cena di autofinanziamento” il cui ricavato sarà devoluto a sostegno delle attività di ricerca e formazione sui reperti restituiti dalle campagne di scavo condotte dalla Scuola a Pagliano dal 2002 al 2006. Per partecipare è necessario prenotare entro giovedì 27 ottobre, telefonando al 348.3806908 o al 320.3224490.

Pagliano e l’insediamento portuale di epoca romana

L’area archeologica di Pagliano, che si estende per circa 8000 metri quadrati, si trova nelle immediate vicinanze della confluenza del fiume Tevere con il Paglia, a poca distanza da Orvieto. La zona, compresa tra i due fiumi, forma una sorta di triangolo sopraelevato rispetto al terreno circostante. Alla luce degli sudi finora compiuti, si può affermare che a Pagliano si sviluppò un importante insediamento portuale di epoca romana, attivo, probabilmente, dagli inizi del I sec. a.C. fino all’intero arco del IV sec. d. C. Il dato più recente ricavabile dal materiale numismatico è rappresentato da monete di Arcadio, risalenti al 408 d.C.

Quest’area ha svolto, sin da epoca molto antica, la funzione di centro di raccolta e smercio di prodotti e manufatti provenienti dall’Etruria interna e dai centri produttivi limitrofi. A Pagliano venivano non solo imbarcate merci per Roma, ma anche prodotti agricoli del territorio orvietano, come olio, vino e grano. Oltre a questo tipo di prodotti semilavorati, transitava per Pagliano anche ceramica aretina sigillata, prodotta nel vicino insediamento di Scoppieto, nei pressi si Baschi, e trasportata a Roma lungo il Tevere, che in epoca antica rappresentava una delle principali vie fluviali. Di questo parlano ampiamente gli autori classici (Plinio, Strabone e Livio), con particolare riferimento al tipo di trasporti e alla navigabilità del Tevere, del Paglia e degli altri maggiori affluenti. 

L’area archeologica di Pagliano alla fine del 1800

Non vi sono notizie che riguardano scavi effettuati a Pagliano prima della fine dell’Ottocento. In seguito a lavori agricoli effettuati per la ricerca di acqua nella Tenuta di Corbara, di proprietà dell’allora Banca Romana, furono ritrovati, come venne annotato all’epoca, alcuni piccoli oggetti e frammenti antichi, e, in seguito a ciò, l’ingegnere Riccardo Mancini, noto per le lunghe campagne di scavo nelle necropoli orvietane di Cannicella e di Crocefisso del Tufo, fu incaricato di condurre, tra il 1889 e il 1890, una serie di scavi all’interno dell’area archeologica di Pagliano. Le ricerche riportarono alla luce, oltre a un gran numero di reperti, una serie di ambienti di grandi dimensioni, in tutto 70, di cui solo 28 vennero allora esplorati. Mancini produsse una notevole documentazione e, in un rapporto preliminare alla prima campagna di scavo, interpretò le strutture venute alla luce come i resti di un grande edificio termale. 

Il contributo di Ricci e Morelli

Il primo ad ipotizzare che si potesse trattare di un porto fu Annibale Ricci nel 1913. Nella sua opera dal titolo “Storia di un comune rurale dell’Umbria (Baschi)”, riferendosi a Pagliano affermò che i resti si potevano interpretare come quelli “di una stazione di navigatori annessa, forse, a qualche grande villa”.

Nel 1957, difatti, Cesare Morelli eseguì una ricognizione dell’area archeologica, di cui pubblicò una pianta completa nell’ambito di un articolo edito nel Bollettino dell’Istituto Storico Artistico Orvietano, in cui si confermava in via definitiva l’interpretazione delle strutture come pertinenti a un impianto portuale. 

La costruzione dell’Autostrada del Sole e l’abbattimento di alcune strutture di epoca romana

Tuttavia, negli anni compresi tra il 1962-65 sorsero nuovi problemi per Pagliano: la costruzione dell’Autostrada del Sole portò all’occupazione dell’area archeologica per la costruzione di un grande cantiere stradale, con l’insediamento delle baracche per gli operai e dei depositi per i materiali. Alcune strutture di epoca romana furono abbattute per far posto a questi edifici provvisori. 

L’intervento dell’ENEL

A partire dal 2001 ha avuto inizio una nuova stagione per Pagliano: l’ENEL ha effettuato una prima ripulitura dell’area archeologica partendo dalle sponde a ridosso dei fiumi. Poi, proseguendo con la rimozione completa della vegetazione, ha riportato alla luce gran parte della struttura. La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, a questo punto, ha provveduto al consolidamento delle strutture conservate ed all’effettuazione di nuove indagini di scavo. 

Un “campo scuola” per giovani archeologi

Infine, in un settore nell’area archeologica, dal 2002 al 2006 è stato attivo il “campo scuola” organizzato dalla Scuola di Etruscologia e Archeologia dell’Italia Antica. Qui decine di giovani archeologi hanno potuto svolgere sul campo tutte le funzioni che fanno parte del bagaglio professionale di un archeologo: dal rilievo delle strutture al disegno dei materiali ed alla loro classificazione. 

La piena del fiume Paglia: il colpo finale per l’area archeologica

Nel 2009 e nel 2010, le indagini geomagnetiche, condotte dal Dipartimento Uomo e Territorio dell’Università degli Studi di Perugia su incarico della Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto” per la Scuola di Etruscologia e Archeologia dell’Italia Antica, hanno evidenziato diverse anomalie magnetiche che potrebbero riservare grosse sorprese: ciò ha permesso di indagare in maniera del tutto diversa l’area archeologica, rivelando che qualcosa di nuovo e di interessante potrebbe essere nascosto al di sotto delle strutture evidenti.

Dalla fine delle campagne di scavo condotte a Pagliano, l’area archeologica è stata di nuovo abbandonata a sé stessa: la vegetazione ha iniziato di nuovo a ricoprire le strutture precedentemente scoperte e ripulite. Il colpo finale è stato inferto dalla piena del fiume Paglia del novembre 2012.

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