Lettera aperta di Luigi Ercolani, presidente del Comitato “Chi salverà Ponte S. Giovanni?”
I lavori di questi giorni sui tratti perugini della E45 e del Raccordo autostradale hanno riproposto la questione dei disagi, della viabilità e, inevitabilmente, riaperto il dibattito, mai chiuso, sulla realizzazione del Nodo e del suo primo stralcio, il cosiddetto Nodino, da Collestrada a Madonna del Piano.
L’assessore regionale Malasecche, proprio a seguito dei disagi di questi giorni, ha ribadito la necessità di creare un percorso alternativo. E intanto i Comitati che si oppongono alla variante hanno raccolto 15mila firma per proseguire nella loro battaglia contro l’opera.
Sono invece convinti che la variante possa limitare la morsa del traffico che stringe la loro popolosa frazione i membri del Comitato “Chi salverà Ponte San Giovanni?”, che con il loro presidente, Luigi Ercolani, scrivono una lettera aperta che di seguito pubblichiamo.
La lettera aperta
Sono ormai passati oltre venti anni e ancora si sta discutendo di un’opera pubblica ritenuta dalle istituzioni locali (Regione e Comune di Perugia), già allora di vitale importanza per risolvere i problemi di mobilità della città di Perugia e dell’Umbria.
Importante per la vita sociale, per l’economia e per la salute delle persone che vivono lungo l’arteria E45, che va da Collestrada a Balanzano passando per Ponte S. Giovanni.
Sembrava un’utopia. Lo è stata a lungo, anche se l’idea era, lo è ancora, un’opera da sognatori proposta da chi, forte delle problematiche in ordine alla mobilità di persone e merci, all’inquinamento atmosferico e acustico, sapeva guardare oltre le immediate difficoltà.
La storia di questa infrastruttura (E45 Orte Ravenna), per il tratto che ci riguarda più direttamente, è stata purtroppo scritta da chi, in quegli anni sessanta del secolo scorso, senza un minimo di sensibilità ha fatto demolire case e diviso un quartiere (Balanzano) con muraglioni, neanche fossimo a Berlino, e ha collocato il tracciato a ridosso dell’abitato di Ponte S. Giovanni già allora in forte espansione urbanistica.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le misure per il contenimento degli agenti inquinanti con tanto di limitazioni al traffico hanno riguardato, oltre Perugia città, il solo e unico quartiere di Ponte S. Giovanni, giornalmente a contatto con il serpente d’acciaio dei mezzi veicolari (uno dei più bei parchi urbani, frequentato giornalmente da centinaia di persone, confina propria con l’arteria autostradale. Per non parlare dei tanti palazzi e abitazioni che vi affacciano direttamente).
I dati ARPA della centralina mobile, collocata presso la piscina comunale, hanno evidenziato un aumento di Biossido di Azoto (agente inquinante altamente cancerogeno, prodotto da traffico veicolare) di circa il 30% rispetto alla centralina fissa del parco Bellini. Sulla base dello studio effettuato da un medico di base di Ponte S. Giovanni, è possibile affermare che il Biossido di Azoto (NO2) che respiriamo è causa di infezioni acute nelle vie aeree di naso, faringe e bronchi, ma anche, persistendo l’esposizione, di bronchiti croniche e di insufficienza respiratoria, con un possibile aumento del rischio di comparsa di tumori.
L’impatto sulla vita dei cittadini ha toccato ormai limiti non più sostenibili.
A fronte di ciò, si è sentito parlare, nel corso degli anni, addirittura di terza corsia tra Collestrada e Ponte S. Giovanni, è stato annunciato il progetto per il raddoppio delle rampe per raccordare la E45 con la Perugia-Bettolle (RA6), sono in corso i lavori per l’installazione di pannelli a messaggio variabile per informare l’utenza, tutte soluzioni che non andranno a scalfire per niente il vero nodo del problema.
Il traffico, che transita giornalmente sulla E45 nel tratto Collestrada Ponte S. Giovanni, è aumentato esponenzialmente, prodotto dalla movimentazione di merci e di persone in direzione Nord-Sud, Est (Ancona – Civitanova Marche/Foligno) e Ovest (Raccordo PG Bettolle) a cui si aggiungerà a breve anche quello della Civitavecchia/Orte.
Queste cinque direzioni, per un totale di ben venti corsie, convergono su tre chilometri di strada a quattro corsie, quella tra Collestrada e Ponte S. Giovanni, determinando una presenza giornaliera di circa 90.000 auto equivalenti, di cui circa 6.000 mezzi pesanti (dati Anas).
È tale massa di autoveicoli che, in determinate ore, o nelle occasioni di incidenti (sulla Orte-Ravenna circa 2/3 dell’incidentalità interessano il tratto compreso tra lo svincolo per Ancona e lo svincolo ovest di Ponte S. Giovanni), si riversa sulle strade interne dei nostri abitati.
Non ci può essere vita sociale o normale vita di relazione tra le persone, quando si è in balia di un traffico che non ha riguardi per le esigenze vitali di chi vive lungo quelle strade, con rumore di motori e scarichi di fumi dannosi per la salute.
L’avvio a soluzione di queste problematiche passa attraverso una sensibile riduzione della intensità del traffico mediante la realizzazione della variante alla E45 tra Collestrada e Madonna del Piano che, stando ai dati ANAS, convoglierebbe sulla nuova arteria il 25% del traffico veicolare (circa 23.000 auto equivalenti) e il 50% del traffico pesante (circa 3.000 mezzi pesanti).
Questo primo intervento, denominato Nodino, riveste fondamentale importanza per la viabilità di scorrimento in quanto consente di separare in misura sensibile i flussi di traffico locale da quelli di attraversamento regionale ed interregionale che gravitano nell’area.
Con il successivo completamento del nodo, mediante la realizzazione del tratto tra Madonna del Piano e Corciano, si verrebbe a configurare un semianello di circonvallazione sul lato meridionale ed occidentale del capoluogo regionale tale da alleggerire ulteriormente l’attuale raccordo Perugia-Bettole (RA6), già ampiamente sovraccarico, in corrispondenza del tratto urbano di Perugia (Ponte S. Giovanni-Corciano) così da consentire di poter facilmente raggiungere l’Ospedale Regionale e gli importanti poli industriali/commerciali di via Settevalli, via Pievaiola e Ellera/Corciano.
I timori per l’impatto ambientale, che continuano ad occupare pagine di giornali, sono ampiamente superati dal progetto definitivo, che rispecchia e fa proprie tutte le prescrizioni e raccomandazioni disposte dai vari soggetti preposti alla tutela. E’ recente la notizia che il Ministero dell’Ambiente ha espresso il proprio parere di ottemperanza sul progetto definitivo del c.d. Nodino.
Infine occorre fare una puntualizzazione non marginale: tutto questo gridare allo scandalo, alla deturpazione ambientale (il bosco, il borgo, l’ansa, i terreni agricoli di pregio, i muschi, i licheni, il flusso migratorio degli uccelli, il libero movimento della fauna…) non ha invece riguardi per il contesto di vita di 20.000 cittadini che abitano tra Collestrada, Ponte S. Giovanni e Balanzano? Forse questi cittadini non hanno almeno pari dignità e diritto di vivere in quell’ambiente dove la salute e la sicurezza siano beni primari da tutelare?
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito, con sentenza del 14 ottobre 2021, che nei casi di grave inquinamento acustico e atmosferico viene leso il diritto al rispetto della vita privata e familiare, diritto che comprende l’inviolabilità del domicilio, nonché il diritto a godere della propria abitazione; ciò in accoglimento a un ricorso presentato da alcuni cittadini che lamentavano l’incremento del traffico con il conseguente aumento dell’inquinamento acustico e atmosferico (rumore e fumi causati dai veicoli che disturbavano a tutte le ore del giorno il godimento delle proprie abitazioni impedendo di aprire le finestre). Da qui l’obbligo a carico degli stati europei, tra cui l’Italia, ai sensi dell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, di adottare ogni misura necessaria per limitare l’inquinamento acustico e atmosferico prodotto dal traffico.
È da qui che dobbiamo partire ed è compito della politica ascoltare, comprendere e e tutelare i cittadini che hanno bisogno di muoversi per lavorare, per potersi curare, per andare a scuola, per vivere il proprio tempo libero, in un connubio dove la salvaguardia della vita umana e quella dell’ambiente che la circonda, possa considerarsi bene primario, riguardo al quale non ci sia prevalenza dell’una sull’altro.
Un ambiente dove l’essere umano possa, e debba essere anch’esso considerato come soggetto da difendere e tutelare, naturalmente nel rispetto più scrupoloso possibile di ogni altro organismo vivente.
È per tutto questo che è arrivato il momento di procedere celermente al finanziamento dell’opera, cosi da sciogliere l’ultima questione intorno al NODO DI PERUGIA: ci sarebbero così tutte le condizioni perché finalmente si dia il via all’opera, a cominciare dal Nodino (Collestrada-Madonna del Piano) e, a seguire, a progettazione, approvazione e finanziamento del secondo stralcio (Madonna del Piano-Corciano).
Luigi Ercolani, presidente del Comitato “Chi salverà Ponte S. Giovanni?”