Pietramelina, un paesino isolato 20 km sopra Perugia, sulle alture nelle vicinanze di Umbertide, è il sito “ideale” per la costruzione dell'inceneritore che la regione intende realizzare entro il 2013 per lo smaltimento di una fetta significante di rifiuti prodotti in regione (173mila tonnellate ogni anno, su una capacità di 250mila).
Tornano fiammanti i botta e risposta tra le amministrazioni e i comitati di cittadini sulla questione dell'inceneritore che, in una prospettiva che si fa sempre più concreta, “chiuderà il ciclo dei rifiuti” della provincia di Perugia, come previsto da due dei tre scenari ipotizzati per i prossimi anni dal Piano regionale sui rifiuti.
Se finora si ipotizzava solamente che l'ubicazione ideale per il nuovo impianto potesse essere nelle vicinanze di Perugia, dove si produce la maggior parte dei rifiuti degli Ati interessati, solo ieri Carlo Noto La Diega, amministratore delegato della Gesenu, ha scoperto le carte della società comnale che rappresenta, annunciando che il luogo ideale per la realizzazione dell'impianto è la piccola frazione di Pietramelina.
“Lo dico da tecnico e non da politico, sia chiaro”, ha detto La Diega in un incontro per festeggiare i 30 anni della Gesenu. “Pietramelina sarebbe ideale perchè si trova in una zona alta, perché ci sono poche abitazioni e perché in qualche modo ha subìto un certo impatto ambientale con la discarica”.
Pietramenlina è infatti attualmente interessata da una discarica, avviata nel 1984 per poche centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti, crescendo nei decenni fino ad arrivare nel 2005 a circa due milioni e 600 mila metri cubi di capacità.
Tale crescita ha portato il sito, con le sue proprietà idrogeologiche -si parlò allora di una zona sismica e con sorgenti dirette al torrente Mussino a valle-, a subire l'”impatto ambientale” cui La Diega ha fatto riferimento, che ha portato nel 2006 la regione, la provincia e i comuni di Perugia e Umbertide, insieme all'Arpa e alla stessa Gesenu, a stipulare un protocollo d'intesa per il monitoraggio della zona e per verificare gli eventuali rischi alla salute.
Da questi presupposti, probabilmente, La Diega è arrivato ad indicare il sito come “ideale” per l'incenerimento dei rifiuti.
La risposta al numero uno della Gesenu non si è fatta attendere stamattina da parte di Cittadini in rete, il network di associazioni che da circa un mese sta girando Perugia e le aree limitrofe con incontri e tavole rotonde per portare i cittadini a conoscenza della probabile costruzione dell'impianto, e per spiegarne loro le criticità.
Cittadini in rete definisce “gravi” le parole di La Diega, che dimostrano che “Gesenu … punta dritto alla costruzione dell'inceneritore piuttosto che preoccuparsi di potenziare i sistemi di raccolta differenziata che ci vedono in clamoroso ritardo rispetto a quanto previsto dal Piano Regionale dei Rifiuti”.
“E' chiaro -dice Claudio Santi, portavoce dell'associazione in una nota- che la logica che guida queste avventate considerazioni è tutt'altro che ambientalista. Un ragionamento serio imporrebbe una immediata chiusura e messa in sicurezza della discarica di e non certo un appesantimento dell'impatto ecologico sul territorio con la costruzione anche di un inceneritore”.
Il punti che dividono maggiormente le parole di La Diega dalle posizioni di Cittadini in rete sono l'effettività innocuità delle emissioni dell'impianto, la produzione o meno di rifiuti speciali pericolosi (ceneri) dall'incenerimento dei rifiuti e il rischio che il divario della capacità prevista (250mila tonnellate annue) e quella che dovrebbe essere utilizzata secondo il piano regionale (173mila tonnellate), possa essere colmato importando rifiuti speciali da altre regioni.
I comitati di cittadini preferirebbero all'impianto l'incremento delle quote di raccolta differenziata, come previsto nel terzo scenario del piano regionale.Anche se, secondo Santi, “Con i ritmi di ncremento attuali impiegheremo trent’anni a raggiungere l’obiettivo inimo del 65%, e Gesenu non trova di meglio che ragionare di inceneritore”.