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Piano regolatore a Città di Castello / E' polemica per le zone edificabili a Titta e Badiali / Riflettori puntati anche dalla Regione

Redazione

Piano regolatore a Città di Castello / E' polemica per le zone edificabili a Titta e Badiali / Riflettori puntati anche dalla Regione

Mer, 27/11/2013 - 18:13

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“Destano forte preoccupazione le modalità con cui l’Amministrazione Bacchetta sta intervenendo sull’assetto urbanistico di Città di Castello, stravolgendo ogni pianificazione e dimostrando di non avere un’idea di città da proporre al dibattito culturale e sociale della comunità. Continuare a intervenire con varianti sul vecchio Piano regolatore quando è già ormai da anni in fase di elaborazione il nuovo è significativo di un approccio alla vecchia maniera, con l’assenza totale di una visione di città e con operazioni a dir poco discutibili”. Così il consigliere regionale Oliviero Dottorini (capogruppo Idv) che commenta l’“ennesima” variante al Prg con cui si “dovrebbero rendere edificabili due zone agricole di Titta e Badiali”, e mette in evidenza “la gravità della notizia della richiesta che Coop Centro Italia avrebbe avanzato all'Amministrazione comunale di Città di Castello relativa a un cambio di destinazione d’uso da agricolo a commerciale. Rispetto a ciò, avverte Dottorini “la situazione diviene particolarmente grave se all’ennesima variante che dovrebbe rendere edificabili alcuni terreni agricoli in località Titta e Badiali, si aggiunge la notizia dell’investimento che Coop Centro Italia avrebbe fatto in vista di un 'auspicato' cambio di destinazione d’uso per i terreni acquisiti. Qualcuno dovrà pur spiegare qual è il senso logico di questi interventi che a noi appaiono come palesemente inopportuni”.
“Nel limite del rispetto dell'iniziativa privata che ogni singola società o cooperativa intenda portare avanti – spiega Dottorini che nella nota fa riferimento anche alla sua carica di presidente di 'Umbria migliore' – riteniamo inquietante quanto emerge dalle notizie di stampa. Coop Centro Italia avrebbe già acquisito alcuni terreni agricoli per un valore di 1,4 milioni di euro a circa 28 euro a metro quadro, prezzo davvero elevato per un terreno agricolo, e avrebbe trascritto nell'atto di acquisto che 'una volta ottenuto il cambio di destinazione d'uso in commerciale è interessata a realizzare un complesso d'immobili aventi funzioni diverse'. A questo punto – suggerisce il consigliere regionale – è logico chiedersi se, e eventualmente chi, possa aver dato a Coop Centro Italia la certezza del cambio di destinazione d'uso, certezza che sembrerebbe aver determinato la volontà della stessa Coop di 'scommettere' 1,4 milioni di euro su una decisione che invece dovrà prendere il Consiglio comunale. Sarebbe opportuno che qualcuno uscisse allo scoperto e desse le dovute spiegazioni fugando ogni dubbio o sospetto. Anche per evitare di proiettare una brutta ombra sulla redazione del Piano regolatore in atto”.
“Non è nostra intenzione alimentare dubbi o sospetti – aggiunge Dottorini -, ma è chiaro che questa situazione deve essere attentamente monitorata e credo che anche la Regione debba fare la sua parte. Al di là delle scommesse più o meno azzardate di una cooperativa, al di là di varianti quanto meno inopportune crediamo che sia sbagliato e controproducente continuare a puntare su espansioni cementizie e sul consumo di nuovo territorio, soprattutto nel contesto socio-economico che stiamo vivendo. Mentre amministrazioni lungimiranti puntano ormai su ‘cubature zero’ e sul recupero del patrimonio esistente, a Città di Castello – conclude – il trend sembra essere sempre lo stesso: nuovo consumo di territorio, ulteriore abbandono del centro storico, assenza totale di una visione complessiva dell’assetto urbanistico. È la tragedia di una città che rischia di essere condannata a un salto in un passato che non passa mai”.

Per Lignani Marchesani – “Il Piano Regolatore di Città di Castello è nato male e rischia di finire peggio. Con la scelta della filosofia della 'dinamicità' che consentirà continue varianti in corso d’opera, si comincia ad intravedere un’applicazione concreta basata sul consumo di territorio e sulla neanche troppa malcelata volontà di prevedere nuovi esercizi di grande distribuzione di dimensioni simili a quelle di Ponte San Giovanni”. Così il consigliere regionale di Fd'I, Andrea Lignani Marchesani che ricorda anche “i dubbi sull’assegnazione allo studio Nigro, con una graduatoria evidentemente influenzata da parametri a libera discrezionalità”.
Lignani Marchesani aggiunge che “non è solo una questione di scelta politica e di filosofia del territorio: è evidente che i nuovi insediamenti penalizzeranno ancora di più il centro storico, e le occasioni di lavoro, presunte, che offriranno saranno a malapena uguali ai posti di lavoro che si perderanno per queste scelte. Ma quella che evidenziamo è anche una questione che sfiora l’illecito e su cui vigileremo attentamente. È noto – spiega l'esponente di Fd'I – che la Coop Centro Italia ha acquistato cinque ettari di terreno agricolo in prossimità della bretella Apecchiese e non nasconde neanche la volontà di trasformare quei terreni in 'edificabili' a destinazione commerciale”.
Lignani Marchesani chiede quindi: “Come fa la Coop, a priori, ad essere così sicura di ottenere la variante di destinazione. E come mai i proprietari originari hanno venduto a prezzo agricolo ad un soggetto che non nasconde di volerci lucrare sopra. E ancora: l’Amministrazione comunale che ne pensa? Siamo veramente all’asservimento della politica a poteri forti o c’è dell’altro?”. Per Lignani Marchesani “urgono risposte chiare e convincenti dai diretti interessati o ci vedremo costretti ad un esposto alla Procura della Repubblica”.

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