Assolti. È un verdetto per certi versi a sorpresa quello emesso nel tardo pomeriggio dalla Corte d'Assise di Perugia, presieduta dal giudice Luca Semeraro, nei confronti del gruppo di anarchici accusato, tra le altre cose di aver tentato di sabotare la linea ferroviaria Orte-Ancona nel 2008. L'unica condanna è arrivata per Sergio Maria Stefani che dovra scontare tre anni e tre mesi per il furto (confessato) dell'auto, oltre a 480 euro di multi, per il trentunenne anarchico anche cinque anni d'interdizione dai pubblici uffici. Tutte bocciate le altre richieste del pubblico ministero Manuela Comodi.
Il fatto Era il marzo del 2008 quando una pattuglia dei carabinieri di orte, ferma un'auto che procede, lentamente a dire dell'accusa parallelamente alla linea ferroviaria Orte-Ancona. Nella vettura Sergio Maria Stefani e Alessandro Settepani. Durante la perquisizione, i militari rinvengono quattro ganci con uncino da 15 centimetri, due cacciaviti, un coltello, un rotolo adesivo e un marsupio. Al suo interno un copricapo nero, un libretto con gli orari dei treni aggiornati e un foglieto dove spiccano due numeri di telefoni cellulari.
Stefani parla Contrariamente a quanto fatto finora (fatta eccezione per il Riesame), nella mattinata di ieri Stefani ha reso dichiarazioni spontanee. “Per replicare alle menzogne del pm Comodi” ha motivato l'indagato subito ripreso dal giudice Semeraro, che lo ha invitato a difendersi confutando i fatti. Stefani ha provato a replicare a tutte le piccole cose “che servono per dare un quadro della situazione”, riprendendo le parole pronunciate dal pubblico ministero. “Sono un anarchico-individualista – ha poi puntualizzato – non appartengo a nessuna associazione. E non ho mai letto il giornale km03”. Tra le numerose precisazioni di Stefani ci sono diverse accuse alla Comodi e alle menzogne che avrebbe pronunciato. “Dove sono le mie dichiarazioni autografe relative alla mia appartenenza alla Fai?” è stata una delle domande di Stefani che ha concluso asserendo “non chiedo clemenza, ma m'indigno se si confonde l'azione diretta e il fare strage nel mucchio”. Dichiarazioni che Semeraro ha tramesso alla Corte di Firenze che dovrà deciderne la punibilità.
Dure richieste Per il pm Comodi il gruppo era una cellula della Fai (Federazione anarchica informale) e quella notte vennero fermati (casualmente) prima di mettere in atto il sabotaggio della linea ferroviaria, puntando il dito contro l'uso della violenza e non sul loro status di anarchici. E per questo aveva chiesto pene dure: 10 anni di carcere e 1.200 euro di multa per Sergio Maria Stefani, otto per Alessandro Settepani, cinque e mezzo per Stefano Del Moro, Alfredo Cospito e Anna Beniamino, quattro per Maria Ludovica Maschietto, e l'assoluzione per Maristella La Via e Valeria Foglia (deceduta).
Il “mistero” dei ganci Nessuno sembra aver mai visto i quattro uncini, quelli con i quali appunto secondo l' accusa gli imputati avrebbero tentato il sabotaggio del la linea ferroviaria. Anche su questo hanno puntato forte le difese. “Dove sono finiti?”. “I vostri clienti li hanno fatti sparire” la replica della Comodi, che evidentemente non è riuscita a convincere la Corte. Ricorrerà?