Jonathan Monti è il nuovo segretario comunale del Partito Democratico di Terni, questo il verdetto dell’assemblea di ieri sera; 79 voti contro i 38 per Narciso, quasi un plebiscito.
L’ala renziana è stata così beffata, e di gran lunga visto il distacco guadagnato da Monti, l’uomo di fiducia delle ‘sinistre’. Ora si apre una fase critica per il Pd che sarà costretto a fare i conti con il nuovo caso politico che rischia di mettere in pericolo la tenuta della giunta.
“Mi sento ancora un cittadino comune – ha detto Monti – anche se sono stato rivestito di un ruolo importante. Ora è necessario ripartire dai circoli, dalle idee e dai contributi di tutti”.
Dopo l’assessore alla Scuola, Carla Riccardi, l’assessore al Personale Falchetti-Ballerani, questa volta è stato l’assessore alla Cultura, Giorgio Armillei a scuotere le sale di Palazzo Spada. A poche ore dal consiglio comunale e, soprattutto, dall’assemblea che avrebbe dovuto eleggere il nuovo segretario si è lasciato andare a una dichiarazione che ha creato il caos, forse con lo scopo di spostare qualche equilibrio e qualche voto. Ma il risultato è stato devastante per il partito stesso.
Il capogruppo Andrea Cavicchioli è intervenuto nel bel mezzo del Consiglio Comunale per invitare Leopoldo Di Girolamo ad intervenire sul caso; un bell’assist per le opposizioni che non hanno perso tempo e hanno invocato la ‘sfiducia’ all’assessore.
“Ecco perché ci vorrebbe la conta – queste erano state le parole di ieri di Armillei – perché la conta sulla persone è il modo migliore per selezionare i programmi. E capire se pezzi del PD saranno ancora un problema per la Giunta. Ma persone prima dei programmi non significa certo persone senza idee. Bene, quali idee ad esempio? Tre domande per tutti. Come pensa il PD di sostenere il governo della città? Con una versione riverniciata del vecchio corporativismo triangolare tra ciò che resta delle grandi organizzazioni di interesse, il famoso patto tra i soggetti organizzati della città, una costruzione dirigistica di pochi per pochi? Con il tax and spend in salsa ternana, fatto di lavori pubblici e appalti? Con la riproposizione del dalemismo nostalgico dei sentimenti del popolo della sinistra? Le città del XXI secolo non crescono con le idee del XX secolo. Lasciateci lavorare: gli elettori decideranno”.
E gli elettori hanno deciso, bocciando di fatto anche l’assessore. Parole pesanti che messe insieme a quelle di Delli Guanti dello scorso 15 luglio, scoperchiano il vaso di Pandora.
Ora rimane da vedere come il Pd riuscirà a tenere gli equilibri tra consiglieri e Giunta, e come Di Girolamo intenda intervenire, e si attende a mani giunte il nuovo congresso, tra un anno circa, per uscire da questa imbarazzante situazione.
Enrico Melasecche è intervenuto duramente con una nota sulla vicenda: “Se non fosse che le dichiarazioni di Giorgio Armillei sono pubblicate nel suo sito Facebook, potrebbero tranquillamente far parte di una delle tante analisi dure, durissime, che il sottoscritto ha pubblicato del corso di questi anni. Armillei si sfoga ed elenca tutta una serie di fatti che caratterizzano la presenza egemone di gruppi di potere nel PD ternano e che continuano a bloccare la modernizzazione della città ed il suo sviluppo. Come ho sostenuto nel mio intervento in consiglio, Armillei denuncia: “la sponda del gruppo PD al conservatorismo di parte del management della burocrazia comunale”, “la triangolazione a geometria variabile con il conservatorismo sindacale”. L’Assessore alla Cultura, nonchè Titolare dell’Ufficio del Piano Strategico del Comune, prende le distanze dalla “una versione riverniciata del vetero corporativismo triangolare tra ciò che resta delle grandi organizzazioni di interesse, il famoso patto tra soggetti organizzati della città, una costruzione dirigistica di pochi per pochi, con il tax and spend in salsa ternana fatto di LLPP e appalti”. Detto da un rappresentante dell’opposizione sarebbe acqua fresca ma sostenuto da una delle punte di diamante dell’attuale giunta si tratta di una bomba atomica. Qual’è il PD che gestisce Terni? Armillei sostiene sia il peggiore, con gli stessi termini critici della parte più illuminata dell’opposizione, quello del potere per il potere, del cerchio magico dei pochi per pochi. Con la differenza che da anni la nostra analisi politico-economica-antropologica ha individuato questo cancro del conservatorismo di interessi che la stessa conferenza organizzata dalla diocesi qualche anno fa aveva denunciato e solo oggi Armillei candidamente dichiara di aborrire. La prima reazione del “sistema della Conca” è la richiesta dal Capogruppo Cavicchioli di chiedere al sindaco di difendere il gruppo consiliare e condannare al ludibrio pubblico Armillei con una sfiducia plateale nei suoi confronti. Rimane all’Assessore, per coerenza, la valutazione di rassegnare le dimissioni in un ambiente che appare a lui pesantemente ostile, conservatore, legato a gruppi di interesse evidenti tenuto conto che nulla cambierà con questo sindaco. Echeggia da lontano, mutatis mutandis gli intrecci di “mafia capitale”, altro che partito del popolo, altro che Berlinguer. A Terni il “dalemismo nostalgico del XX secolo” continuerà a prevalere nei fatti e nei comportamenti di chi a Palazzo Spada decide e, al di là di atteggiamenti edulcorati, sostiene i gruppi di interesse che continuano a togliere ossigeno e speranze alla città. Armillei si rassegni, altri sono i meccanismi che portano al cambiamento visto che Terni è lontana, lontanissima dalla Leopolda, ma vicina, vicinissima a Roma, quella della gestione dei rifiuti e quella di Buzzi. Quanto poi a coerenza dovrebbe spiegare Armillei se il gruppo di potere, per di più familistico che gestisce il CAOS, che lui sostiene, appartenga al conservatorismo di interessi o al nuovo che avanza che lui dice di sostenere. Mistero gaudioso”.
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