Si chiude il primo grado della struttura definita "ospizio lager" nell'assisano.
Undici condanne e 45 anni di carcere totali (contro i 30 chiesti dalla pubblica accusa), nessuna assoluzione nonostante le tre chieste dalla Procura, Regione e Asl sono state invece riconosciute come parti offese. In attesa dell’Appello, si chiude così in primo grado, davanti al tribunale di Perugia, il processo per i maltrattamenti che sarebbero avvenuti ai danni di pazienti e anziani tra il 2014 e il 2016 alla comunità terapeutica ‘L’alveare’ di Torchiagina.
Maltrattamenti e violenze erano emersi dopo le indagini svolte dal Nas, partite dopo un esposto anonimo. Una casa degli orrori, dove donne e uomini, più o meno anziani ma anche tossicodipendenti in terapia erano ospitati in “regime protetto”, ma dove – secondo le tesi accusatorie – c’erano operatori che “prendevano per il collo e colpivano con un pugno” un paziente che si era rifiutato di raccogliere i fazzoletti carta gettati a terra, “punivano una donna costringendola a restare in piedi per diverso tempo contro un muro” e svegliavano con un bicchiere d’acqua tirato in faccia.
A essere condannati (nonostante avessero sempre respinto in toto le accuse), il dottor Fulvio Fraternale, gestore della Comunità, a 6 anni, Maria Grazia Chiarello a 6 anni e 6 mesi, Bogdan Radu a 7 anni e 6 mesi, Rosa Piscitelli a 2 anni e 2 mesi, Matteo Servello a 3 anni e 9 mesi, Antonio Vasta a 2 anni e 9 mesi, Irene Fraternale Macri a 3 anni, Eleonora Bacchi a 2 anni e 9 mesi, Luisa Moschiano a 2 anni e 9 mesi e infine Alessio Belardi a 5 anni e sei mesi. Disposte dal giudice, in totale, provvisionali per circa 170 mila euro.
Tutti gli imputati, difesi dagli avvocati Luca Gentili, Alessandro Bacchi, Giuseppe Grande, Sara Napoleoni, Maria Laura Antonini, Gabriele Brindisi e Michele Morena, hanno sempre respinto le accuse. Probabile dunque il ricorso in Appello delle difese.