OSPEDALE SPOLETO, ECCO LE NOVITA'. D.G. ASL3 ROSIGNOLI: "REALIZZATE COSE DETTE" (MaxyPhotoGallery) - Tuttoggi.info

OSPEDALE SPOLETO, ECCO LE NOVITA'. D.G. ASL3 ROSIGNOLI: “REALIZZATE COSE DETTE” (MaxyPhotoGallery)

Redazione

OSPEDALE SPOLETO, ECCO LE NOVITA'. D.G. ASL3 ROSIGNOLI: “REALIZZATE COSE DETTE” (MaxyPhotoGallery)

Ven, 18/01/2008 - 23:51

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“Dopo un anno dal mio arrivo la situazione dell'ospedale di Spoleto si è tranquillizzata. Le cose che si sono dette sono state fatte, con l'equilibrio di cui c'era bisogno e la qualità in ogni piccolo pezzo”. Traccia un breve bilancio della sua presenza in qualità di direttore generale dell'Asl 3 la dottoressa Gigliola Rosignoli, in occasione della giornata dedicata alla sanità d'eccellenza a Spoleto. Una giornata che ha visto la presenza del senatore e chirurgo Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanità del Senato, prima chiamato a tagliare il nastro del nuovo reparto di ostetricia e ginecologia del S. Matteo degli Infermi (insieme a Rosignoli, sindaco Brunini e vescovo Fontana), poi in visita all'Hospice ed infine quale relatore al convegno di S. Ponziano “Le cellule staminali da sangue del cordone ombelicale: le alleate del futuro. Attualità e prospettive”, organizzato dall'arcidiocesi insieme ad Asl, Comune e associazione Scienza & Vita.

Al primo appuntamento, l'inaugurazione del nuovo reparto di ostetricia e ginecologia, hanno partecipato decine di persone. Si tratta di una serie di ristrutturazioni e riqualificazioni del S. Matteo degli Infermi che, come spiega il direttore del presidio Luca Sapori, sono quasi al termine. La prima ad esser stata soggetta ad interventi è stata l'area chirurgica, poi l'ortopedia e l'area infantile. Al posto dell'attuale reparto di ostetricia (che verrà trasferito entro un mese nei nuovi locali), troverà sede l'area medica (oncoematologia, medicina, neurologia e angiologia). Ed ogni volta non solo i locali vengono rinnovati, ma vengono introdotte sempre anche importanti novità. Come nel caso proprio del reparto guidato dal dottor Martines, che sarà dotato di una vasca predisposta per il parto in acqua e di un letto “vitalux”, rotondo, capace di adeguarsi alle posizioni assunte dalla partoriente. E poi ancora musica nelle sale parto per mettere a proprio agio la futura mamma e dipinti sulle pareti del reparto, per rendere l'ambiente più accogliente. Entro un mese, dunque, assicura Sapori, il reparto nuovo sarà funzionante, con 20 posti letto e 2 in daysurgery. Ogni anno sono quasi 1500 i ricoveri, con almeno 500 parti (sempre in crescita) ed 800 interventi chirurgici annui per quanto riguarda la ginecologia.

“Ho fatto visita a due esempi straordinari della qualità della sanità – ha detto ieri mattina alla Palazzina Micheli il senatore Marino – che vanno dal momento della nascita a quello dove si assistono i malati terminali”. “Non c'è bisogno di grandi strutture per fare ognuno un piccolo pezzo” ha spiegato la Rosignoli. “Le istituzioni insieme riescono a fare cose di qualità. E qui al S. Matteo degli Infermi – ha annunciato il direttore generale Asl – verrà realizzato un laboratorio di ricerca dove si utilizzeranno le cellule staminali; verranno utilizzati i famosi ‘cervelli' che spesso emigrano all'estero: l'Asl vuole partecipare in modo attivo anche alla fase della ricerca e il futuro delle cellule staminali sarà un futuro importante”.

E proprio delle prospettive delle cellule staminali, quelle ricavate dal sangue del cordone ombelicale, ha parlato il convegno che si è svolto al Complesso di San Nicolò. “Quello che noi organizziamo ogni anno in occasione della festa di S. Ponziano – ha spiegato monsignor Riccardo Fontana – è un momento di dialogo con il territorio su temi importanti”. Quest'anno la scelta di questo tema, vista la possibilità all'ospedale di Spoleto che le partorienti hanno di poter donare il cordone ombelicale. “Tra le varie donazioni possibili – ha sottolineato l'arcivescovo – è bellissimo che dal sangue del cordone ombelicale sia possibile ricavare cellule staminali con cui si può fare ricerca. Le nostre cellule staminali, quelle che le partorienti decidono di donare – ha spiegato – sono destinate al Policlinico Umberto I, la prima e più autorevole istituzione della Capitale. Grazie dunque ai medici del nostro ospedale – ha concluso il presule prima di richiedere un applauso per il dottor Martines – che si sono dedicati per poter realizzare questo progetto”. A portare i saluti della città c'era il sindaco Massimo Brunini: “Questa iniziativa – ha detto – ci fa riflettere sul futuro, si porta a Spoleto il sapere, in una città in cui la conoscenza è fondamentale per la propria crescita. In Italia ogni volta che si parla di questi temi ci si divide – ha proseguito il primo cittadino – invece la giornata di oggi testimonia come queste cose non debbano dividere, ma coniugarsi con l'umiltà e il dialogo”. Presente anche il responsabile dell'associazione Scienza & Vita, nata a Spoleto da non molto tempo, il dottor Elio Giannetti che ha invitato a trovare il “coraggio di assumere un nuovo stile di vita per l'accoglienza dell'altro”.

Al convegno, oltre al direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia Giulio Martines, visibilmente emozionato, sono intervenuti professionisti autorevoli, come il professor Salvatore Mancuso, del comitato etico dell'Università del Sacro Cuore ed affermato ginecologo, che ha parlato della “Importanza del prelievo del cordone ombelicale nei punti nascita”; la professoressa Gabriella Girelli, direttore del dipartimento medicina trasfusionale e della banca del sangue del cordone ombelicale del Policlinico Umberto I di Roma, che ha trattato il tema dei “Valori etici della donazione solidaristica, dedicata e per uso proprio”. A concludere il senatore Ignazio Marino, con il tema “Prospettive mediche e politiche per l'utilizzo delle cellule staminali da sangue del cordone ombelicale”.

“La ricerca e l'applicazione clinica per trapianti di cellule staminali – ha detto il professor Ignazio Marino durante la sua relazione – sono forse l'argomento medico di più moderno interesse, la scoperta biologica di più forte potenzialità, e il soggetto di più contrastanti dibattiti etici e di attenzione internazionale da parte dei cittadini e dei media. L'uso di cellule staminali nella medicina rigenerativa è volto a creare “tessuti” umani ex-vivo per trapiantarli in pazienti la cui malattia è causata da degenerazione o danno di cellule, tessuti, e organi.Attualmente i progressi più importanti nella ricerca sulle cellule staminali, sia embrionali che adulte, riguardano soprattutto la messa a punto di protocolli per isolarle e coltivarle, per indurre la loro differenziazione nei vari tipi cellulari, e per comprendere i meccanismi che conferiscono a queste cellule la loro caratteristica più importante, ossia la pluripotenza o multipotenza. Proprio in questi giorni – ha annunciato il presidente della Commissione Sanità del Senato – un altro importante passo è stato compiuto nel mondo delle cellule staminali umane, che è sempre di più in rapido sviluppo. Alcuni scienziati, infatti, sono riusciti in vari laboratori a “riprogrammare” cellule umane prelevate da donatori adulti per produrre cellule staminali pluripotenti, che assomigliano nelle loro caratteristiche principali alle cellule staminali embrionali, compreso il potenziale di differenziazione. Forse presto sarà possibile usare questa procedura nella routine, per isolare e coltivare cellule staminali per i pazienti.

Parallelamente alla ricerca sulle staminali embrionali, anche le staminali adulte sono oggetto di studio per il loro possibile impiego terapeutico nella medicina rigenerativa. In particolare, negli ultimi cinque anni, il mondo scientifico ha assistito con interesse crescente ai progressi avvenuti nella ricerca sulle cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale, sia ematopoietiche, che multipotenti per vari tipi cellulari. Si è scoperto che sia il sangue che l'epitelio e il connettivo del cordone ombelicale, rappresentano una fonte di cellule staminali multipotenti utilizzabili per generare diversi tipi cellulari, quali ad esempio cellule della linea ematopoietica, piastrine, epatociti, mioblasti, cheratinociti, dendriti, cellule dell'endotelio, cellule del pancreas. I risultati finora ottenuti – ha sottolineato il senator Marino – indicano che la differenziazione delle cellule staminali del cordone ombelicale in progenitori di cellule adulte di vario tipo, può costituire una valida strategia alternativa per la terapia cellulare di molte malattie. Poiché il cordone ombelicale viene di solito gettato via dopo la nascita, la raccolta delle cellule staminali in esso contenute non implica alcuna procedura invasiva, né problemi di tipo etico. Le cellule vengono conservate a freddo, e scongelate e coltivate quando si presenta una necessità terapeutica. Il trapianto di queste cellule può essere sia autologo che allogenico.Le cellule staminali di origine adulta sono utilizzate da più di quaranta anni per la cura delle persone colpite da gravi malattie ematologiche, sia neoplastiche (leucemie, linfomi, mielosa multiplo, ecc..) che non neoplastiche (talassemie, aplasie midollari ecc..) ed altre rare patologie sia di natura congenita che acquisita. Il trapianto di midollo osseo rappresenta la terapia primaria in molte malattie ematologiche neoplastiche e non neoplastiche. Il primo trapianto a base di cellule staminali e' stato proprio con il midollo osseo nel 1968. L'efficacia di questi trapianti di cellule staminali ematopoietiche adulte e' limitata, e le possibilità di successo sono ridotte a causa delle difficoltà di ricerca di un donatore compatibile nel Registro internazionale dei donatori di midollo osseo. Si stima che circa il 40-50 per cento dei pazienti per i quali è indicato il trapianto di cellule staminali ematopoietiche non dispone di un donatore compatibile nell'ambito familiare o nei registri internazionali dei donatori volontari di midollo osseo. Una importante opportunità per questi pazienti è rappresentata oggi dalla raccolta del cordone ombelicale. Attualmente, infatti, le cellule staminali ematopoietiche possono essere ottenute anche dal sangue del cordone ombelicale, con l'importante vantaggio di una minore frequenza di rigetto.Inoltre, allo stato attuale delle conoscenze, anche le cellule mesenchimali del cordone ombelicale possono essere considerate una valida fonte di staminali multipotenti, che si spera di poter usare in futuro per l'applicazione clinica e per la medicina rigenerativa, superando i problemi di natura etica suscitati dall'utilizzo delle cellule staminali embrionali. Il loro potenziale di differenziazione le colloca in una posizione intermedia fra le cellule staminali embrionali e le staminali adulte; inoltre esse mostrano un alto tasso di proliferazione e una buona capacità di auto-rinnovamento. Per tutte le cellule staminali è sempre importante controllare quattro elementi fondamentali: il rischio di trasmissione da parte del donatore di malattia infettiva o genetica; il rischio di contaminazione o danno delle cellule che potrebbe verificarsi durante il procedimento della loro preparazione; il tipo, la purezza e la potenzialita' delle cellule presenti nel ‘tessuto' da impiantare; la sicurezza, e efficacia delle cellule staminali in vivo.

Credo sia necessario per il nostro paese regolamentare e, dove eticamente possibile, incentivare – ha concluso il chirurgo e senatore – sia la ricerca sia l'utilizzo clinico di queste terapia con cellule staminali per migliorare la salute dei pazienti, limitare abusi, e mantenere il nostro paese all'avanguardia sia nel campo biotecnologico che in quello etico”.

(Sara Fratepietro)


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