«Nel recepire il Piano nazionale delle cronicità l’Umbria, dove il 43,5% della popolazione ha un problema di cronicità, ha adottato un approccio integrato che prevede gli psicologi. Ora è importante che il Piano sanitario regionale e l’organizzazione dei servizi siano coerenti con questa indicazione». L’Ordine degli Psicologi dell’Umbria, con il suo presidente David Lazzari che segue il tema anche a livello nazionale, interviene ancora sul Piano nazionale delle cronicità. «Le nuove linee guida prevedono che se ne occupino, oltre al medico e all’infermiere, anche gli psicologi» chiamati ad aiutare la persona ad avere la migliore relazione possibile con la malattia, i curanti ed i caregiver, gestendola nel modo più funzionale e riducendo stress e cure, mantenendo prospettive di vita.
Aspetti di cui l’Ordine umbro parlerà giovedì 4 aprile nel convegno “Lo Psicologo nell’assistenza alle persone con patologie croniche”, organizzato all’Hotel Deco’ dalle 9. Interverranno fra gli altri l’assessore regionale Luca Barberini (Sanità), Paola Pisanti del Ministero della Salute, Maria Teresa Bressi di Cittadinanzattiva.
IL FOCUS
In Italia 1 persona su 3 è portatrice di una malattia cronica (cardiovascolari, diabete, respiratorie, oncologiche, eccetera…) e nel 60% dei casi la malattia compromette la salute e la qualità della vita.. L’Umbria è particolarmente colpita (è la quarta regione con più alta incidenza) perché il 43,5% della popolazione ha un problema di cronicità e siamo al primo posto in Italia per incidenza di ipertensione (20,3%), artrosi (19,6%), bronchite cronica (6,9%) e malattie del cuore (5,3%). Secondo le stime, spiega l’Ordine degli Psicologi dell’Umbria, la componente psicologica, a prescindere dalla gravità della malattia, è in grado di peggiorare l’andamento della malattia ed i costi legati alla stessa dal 40% al 120% a seconda delle situazioni, mentre gli interventi psicologici, di intensità variabile a seconda dei soggetti, risultano efficaci e si ripagano da soli per i risparmi che innescano.
COMPETENZE
«Le competenze dello psicologo sono necessarie e vanno inserite e appropriatamente utilizzate nell’ambito dell’approccio complessivo previsto dal PNC, se il sistema vuole raggiungere i suoi obiettivi», evidenzia l’ordine che guarda anche ai dati per spiegare la situazione. «In Umbria ci sono esperienze significative di collaborazione degli Psicologi in questo campo, ma sono spesso sostenute dalle associazioni dei malati e sono episodiche, manca un criterio di programmazione che assicuri questa risorsa in modo appropriato rispetto ai bisogni».