Sette mesi esatti. E’ passato tanto tempo dall’omicidio di Katia Dell’Omarino, la 40enne di Sansepolcro uccisa brutalmente nella notte tra l’11 e il 12 luglio scorso sulle colline della città toscana. L’unico accusato del delitto, con pesanti prove a suo carico, è e resta sempre il 24enne di San Giustino Piter Polverini, rinchiuso dal 16 settembre scorso nel carcere di San Benedetto ad Arezzo. Fra qualche giorno, e precisamente il 24 febbraio, si aprirà la fase processuale del caso che ha sconvolto l’estate altotiberina.
La storia – La data del 24 febbraio, in cui la vicenda sarà affrontata per la prima volta davanti ad un giudice, è stata preceduta da una lunga fase investigativa, cominciata proprio la mattina del 12 luglio, quando il cadavere di Katia è stato ritrovato sul greto del torrente Afra. Da allora le indagini dei carabinieri di Sansepolcro e Arezzo, che hanno interrogato oltre 300 persone, sono continuate incessantemente fino a settembre, quando dal laboratorio il dna di Piter Polverini è risultato corrispondere all’unica traccia biologica ritrovata sotto le unghie della vittima. Il 16 settembre è quindi scattato il blitz delle forze dell’ordine nell’abitazione del 24enne a San Giustino, che aveva spontaneamente indicato il luogo dove aveva nascosto l’arma del delitto (il martello). Da allora il giovane cassiere della Snai si è chiuso in un profondo silenzio. Lo scorso novembre il pm Julia Maggiore aveva ottenuto l’esito degli esami della genetista Isabella Spinetti effettuati sul martello, sul panno usato per pulire quest’ultimo e sui sedili dell’auto di Piter (dove Katia era salita prima di essere uccisa): le ulteriori tracce di dna della vittima trovate in questi oggetti hanno rafforzato il quadro indiziario.
La carta della difesa – La mossa dei legali di Piter, Mario Cherubini e Piero Melani Graverini, è stata quella di inoltrare la richiesta di rito abbreviato, insieme ad un’istanza di perizia psichiatrica per verificare eventuali vizi di mente del loro assistito. Gli avvocati, in realtà, hanno già presentato alla procura di Arezzo i risultati di una consulenza effettuata da un esperto di parte, il dottor Rolando Paterniti, che ha approfondito i vari aspetti della personalità del 24enne, sui quali la difesa, appunto, “consiglierebbe” un approfondimento anche da parte del tribunale.
Con la richiesta del rito abbreviato la difesa punta dunque ad uno sconto di pena, che in caso di condanna potrebbe aggirarsi intorno ai 20 anni di reclusione. Resta solo da vedere se il giudice accoglierà o meno la richiesta della perizia psichiatrica che, in questo caso, verrebbe redatta da un perito nominato dal tribunale aretino. Le risultanze di quest’ultima, specie se dovessero segnalare un’infermità mentale parziale dell’imputato, potrebbero portare ad un ulteriore riduzione della pena. L’imputato sarà presente all’udienza del 24 febbraio.