Omicidio Meredith ecco perchè Amanda e Raffaele sono stati assolti

Omicidio Meredith, ecco perchè Amanda e Raffaele sono stati assolti

Sara Minciaroni

Omicidio Meredith, ecco perchè Amanda e Raffaele sono stati assolti

Depositate motivazioni della sentenza di assoluzione di Knox e Sollecito "defaillances investigative"
Lun, 07/09/2015 - 14:48

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“Defaillances investigative”, così la Corte di Cassazione parla delle indagini che hanno portato all’arresto di Amanda Knox e Raffaele Sollecito nelle motivazioni della sentenza che li ha definitivamente dichiarati estranei all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. E se gli aspetti investigativi non avessero risentito di tali “colpevoli omissioni nell’attività di indagine”, si sarebbe “con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell’estraneità” di Knox e Sollecito rispetto all’accusa di avere ucciso  il 1 novembre 2007 Meredith Kercher.

Ma leggendo tra le 52 pagine delle motivazioni c’è molto altro. «Non può, Intanto, sfuggire – scrivo i giudici – in questa prima approssimazione d’assieme, che la storia di questo processo è caratterizzata da un percorso travagliato ed intrinsecamente contraddittorio, attorno al solo dato di irrefutabile certezza: la colpevolezza di Amanda Knox in ordine alle calunniose accuse nei confronti di Patrlck Lumumba. Per quanto riguarda, Invece, l’omicidio della Kercher, alla statuizione di colpevolezza della stessa Knox e del Sollecito, in primo grado, ha fatto seguito una pronuncia assolutoria della Corte d’assise d’appello di Perugia, in esito ad articolata integrazione probatoria; l’annullamento di questa Corte Suprema, Prima Sezione Penale; ed Infine, la condanna, In sede di rinvio, della Corte d’assise d’appello di Firenze, oggi gravata di nuovo ricorso per cassazione. Un Iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillances o “amnesie” investigative e di colpevoli omissioni di attività”.

Il movente sessuale. «Il movente sessuale (con il quale è stato condannato Rudy Guede nel procedimento a suo carico, che ricordiamo è in carcere con la condanna per omicidio in concorso della studentessa inglese, ndr)  non è estensibile tout court al presunti concorrenti – scrivono i giudici –  per quanto si è detto, l’potesi di gioco erotico di gruppo non ha trovato riscontri di sorta; non è possibile ipotizzare per ciascun presunto concorrente un movente traslato o combinato in virtù di condivisione di questa o quell’altra motivazione. D’altro canto, una siffatta estensione postulerebbe l’accertamento di sicuri rapporti interpersonali tra gli stessi compartecipi, che, pur nell’occasionalità od estemporaneità dell’accordo criminoso, rendano verosimile una simile traslazione. Ora, se è pacifico il rapporto sentimentale tra Sollecito e Knox e se risulta accertato che la giovane avesse avuto modo di conoscere, in qualche occasione, Il Guede, non v’è prova alcuna che Sollecito conoscesse o avesse mai frequentato l’Ivoriano»

Le tracce. «Le tracce biologiche sui reperti di interesse investigativo sono di esigua entità – scrivo i giudici – come tali insuscettive di amplificazione e dunque, destinate a non rendere risposte di sicura affidabilità, né in termini di identità né in termini di compatibilità».«I computer di Amanda Knox e della Kercher, che, forse avrebbero potuto dare notizie utili alle indagini, sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti, che hanno causato choc elettrico, e non possono più dare nessuna informazione, trattandosi di danno irreversibile». Il rinvio quindi a nuovo processo non è stato disposto dai giudici della Cassazione nella sentenza di assoluzione perchè altre corti si sarebbero comunque dovute basare sugli stessi elementi dando stesso esito.

Sull’orario della morte di Meredith. «Orbene – scrive la Corte – anche sul punto è dato registrare un deprecabile pressapochismo nella fase delle indagini preliminari. Basti considerare, al riguardo, che i rilievi dèlla polizia giudiziaria avevano proposto una banale media aritmetica tra un possibile termine iniziale ed un possibile termine finale (dalle 18,50 circa dell’l novembre alle 4,50 del giorno successivo), giungendo a fissare, in tal guisa, l’ora della morte alle 23-23,30 circa». Orario poi definitivamente fissato grazie alle indagini sul traffico telefonico della vittima è tra le 21.30 e le 22.13 circa.

Il gancetto del reggiseno di Meredith. «Più singolare , ed inquietante – recita la sentenza – è la sorte del gancetto di reggiseno. Notato nel corso del primo sopralluogo dalla polizia scientifica, l’oggetto è stato trascurato e lasciato lì, sul pavimento, per diverso tempo (ben 46 giorni), sino a quando, nel corso di nuovo accesso, è stato finalmente raccolto e repertato. E’ certo che, nell’arco di tempo intercorrente tra il sopralluogo in cui venne notato e quello in cui fu repèrtato, vi furono altri accessi degli inquirenti, che rovistarono ovunque, spostando mobili ed arredi, alla ricerca di elementi probatori utili alle indagini. Il gancetto fu forse calpestato o, comunque, spostato (tanto da essere rinvenuto sul pavimento in un posto diverso da quello in cui era stato inizialmente notato). Non solo, ma la documentazione fotografica prodotta dalla difesa di Sollecito dimostra che, all’atto della repertàzione, il gancetto veniva passato di mano in mano degli operanti, che, peraltro, indossavano guanti di lattice sporchi». E ancora «Non era stata, insomma, attribuita alcuna importanza a quel piccolo particolare; nonostante che, nella comune percezione, proprio il detto sistema di chiusura è la parte di maggiore interesse investigativo, essendo manualmente azionabile e, quindi, potenziale portatore di tracce biologiche utili alle indagini».

Difese «resa giustizia alle nostre tesi». «I giudici con grande coraggio e sapienza giuridica hanno chiuso un processo lungo e tortuoso». E’ soddisfatto delle motivazioni della sentenza della Cassazione l’avvocato Luciano Ghirga, legale di Amanda Knox. Secondo Ghirga viene «resa giustizia alle tesi difensive che abbiamo sempre proposto e in precedenza non erano state ascoltate». Il legale sottolinea infine che, al più presto, le motivazioni verranno inviate via mail ad Amanda. Sollecito «sono stato vittima di un clamoroso errore giudiziario che rimarrà alla storia».

Non c’erano le loro tracce, “un monolite invalicabile”. «Assoluta mancanza, nella stanza dell’omicidio o sul corpo della vittima, di tracce biologiche con certezza riferibili ai due imputati, laddove, invece, sono state rinvenute copiose tracce sicuramente imputabili al Guede», secondo la Cassazione era per i giudici che hanno emesso sentenza di condanna “un monolite invalicabile sulla strada per pervenire all’affermazione di colpevolezza” degli imputati, già assolti dall’omicidio dalla Corte d’appello perugina. «Per superare la valenza di tale elemento negativo – inconfutabilmente favorevole ad Amanda e Raffaele – inutilmente si è sostenuto che, dopo la simulazione del furto, gli autori del delitto avrebbero proceduto ad una pulizia “selettiva” dell’ambiente, al fine di rimuovere le sole tracce compromettenti, l’assunto è manifestamente illogico…E’, di sicuro, impossibile, alla stregua di elementari regole di ordinaria esperienza, un’attività di ‘pulizia mirata’, capace, oltretutto, di sfuggire al rilievi del luminol».

Le tracce sul coltello. In dieci punti precisi gli ermellini analizzano quegli elementi che per anni sono stati oggetto delle dissertazioni giudiziarie e dell’opinione pubblica. Una di queste sono le tracce sul coltello considerato l’arma del delitto. «Quel che è certo è che sul coltello non sono state rinvenute tracce di sangue, mancanza che non può essere riferita ad azione di accurata pulizia. Come esattamente notato dal difensori, il coltello recava tracce di amido, segno di ordinario uso domestico e di lavaggio tutt’altro che accurato. Non solo, ma l’amido è, notoriamente, sostanza dotata di notevole capacità assorbente, quindi, è assai verosimile che, in caso di accoltellamento, elementi ematici sarebbero stati da essa trattenuti».

Una vicenda internazionale, clamore mediatico e spasmodica ricerca del colpevole.  «Un inusitato clamore mediatico della vicenda, dovuto non solo alle drammatiche modalità della morte di una ventiduenne, tanto assurda ed incomprensibile nella sua genesi, ma anche alla nazionalità delle persone coinvolte, e dunque ai riflessi ‘internazionali’ della stessa vicenda, ha fatto si che le indagini subissero un’improvvisa accelerazione che, nella spasmodica ricerca di uno o più colpevoli da consegnare all’opinione pubblica internazionale, non ha certamente giovato alla ricerca della verità sostanziale».

Quello che è mancato quindi è stato un complesso di elementi che portassero ad un giudizio di colpevolezza “oltre ogni ragionevole dubbio”.  Quella condizione che se basata sulla prova scientifica deve attenersi al rigoroso rispetto di canoni metodologici legati alla ripetibilità delle risutanze. I giudici lo spiegano attraverso le parole di Galileo Galilei sull’applicazione del “metodo scientifico” (procedura tipica volta a conseguire la conoscenza della realtà “oggettiva”, affidabile, verificabile e condivisibile – quelle che  Galilei chiama – le «sensate esperienze» alle «dimostrazioni necessarie», ossia la sperimentazione alla matematica). Cosa che secondo gli ermellini era sostanzialmente mancata nel precedente grado di giudizio. Quello in cui appunto i due giovani erano stati condannati.

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