Nuove perizie. Lo scopo è quello di eliminare ogni possibile dubbio sulla presenza o meno dell’imputato Alfons Gjergji (per il quale la procura ha già chiesto la condanna all’ergastolo) nel casolare di Cenerente dove la notte tra il 5 e il 6 aprile del 2012 Maria Raffaelli e il figlio Sergio Coscia sono stati barbaramente massacrati.
Dna sul martello del massacro. Questa mattina in aula la corte d’Assise di Perugia dopo aver ascoltato il perito che si occupò delle analisi sulle tracce repertate dagli inquirenti sul luogo del delitto, ha disposto nuove perizie. Al centro delle nuove analisi l’arma del delitto: il martello con cui Scoscia venne massacrato.
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Una donna misteriosa. Secondo l’esperto nominato dalla difesa su quel martello c’è il dna di tre persone, cioè delle due povere vittime e di un terzo soggetto, femminile. Una donna quindi, al momento ignota, che avrebbe avuto un ruolo determinante nella mattanza tanto da essere considerata dalla difesa “colei che ha commesso l’omicidio e che aveva in mano il martello con cui è stato ucciso Scoscia”, come spiegato nel corso del dibattimento dall’avvocato Luca Maori.
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Nuove analisi. Secondo il perito che a margine dell’udienza ha risposto alle domande dei giornalisti “tecnicamente è molto difficile che la traccia sia stata lasciata in un momento precedente all’omicidio”. Questa precisazione deriva dall’opportuna osservazione che il martello è stato dimostrato essere stato sottratto da un cantiere edile vicino al casolare di Cenerente. Di chi è quindi del Dna? È veramente di una donna misteriosa che ha partecipato alla rapina degenerata in massacro oppure è di qualcuno che precedentemente ha toccato il martello, ad esempio della commessa del negozio in cui è stato comprato (come si è sussurrato in aula)?
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Nell’udienza di giovedì prossimo il nuovo perito riceverà l’incarico e i tempi del verdetto si allungano.