Nuova ristorazione ospedaliera: i rischi della cattiva nutrizione dei pazienti

Nuova ristorazione ospedaliera: i rischi della cattiva nutrizione dei pazienti

Redazione

Nuova ristorazione ospedaliera: i rischi della cattiva nutrizione dei pazienti

Lun, 20/05/2024 - 11:44

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Pampanelli: i pazienti malnutriti presentano maggiori infezioni, sono soggetti a maggiori cadute, ulcere da pressione e una guarigione più lenta delle ferite

Presentata la nuova riorganizzazione della ristorazione ospedaliera in occasione del convegno che si è svolto alla sala Montalcini dell’Azienda Ospedaliera di Perugia. Il convegno dal titolo “Malnutrizione: un’insidia sommersa” è stato organizzato dal Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica, diretto dal dottor Simone Pampanelli, medico endocrinologo e specialista in nutrizione clinica.

“La malnutrizione ospedaliera – spiega il dottor Pampanelli – rappresenta un importante problema per i pazienti ricoverati e per gli ospedali. I pazienti malnutriti presentano maggiori infezioni, sono soggetti a maggiori cadute, ulcere da pressione e una guarigione più lenta delle ferite. Le evidenze scientifiche ci dicono che la ristorazione ospedaliera è riconosciuta come parte integrante della terapia clinica è il primo e più economico strumento per il miglioramento dello stato di salute. Durante il ricovero, i pazienti raramente sono monitorati dal punto di vista nutrizionale: il peso viene rilevato solo nel 15% dei casi e l’altezza, perlopiù riferita, in circa il 20%. L’indice di massa corporea (BMI) non viene quasi mai calcolato né registrato in cartella clinica. Le cause della malnutrizione ospedaliera sono molte: il digiuno prolungato dei pazienti per esecuzione esami, cibo poco palatabile spesso scelto dal personale e non dal paziente, prescrizioni dietetiche non appropriate, inizio nutrizione artificiale ritardata, mancato monitoraggio nutrizionale, dimissioni senza un supporto di nutrizione artificiale domiciliare (NAD) ma soprattutto mancato rilevamento del rischio nutrizionale da parte di tutti i sanitari (60-70% dei casi). Riconoscere la malnutrizione con una diagnosi e un trattamento precoce, – afferma Pampanelli – consente di migliorare la vita del paziente e avere risultati clinici migliori sulla cura della malattia. Le categorie maggiormente a rischio sono rappresentate da pazienti anziani, oncologici, chirurgici, con insufficienza d’organo e neurologici. E’ dimostrato che ultraottantenni ricoverati in ospedale hanno una probabilità 5 volte superiore di sviluppare la malnutrizione rispetto a pazienti di età inferiore ai 50 anni e presentano minore risposta al trattamento terapeutico della malnutrizione stessa. Quindi, di fondamentale importanza è identificare precocemente i soggetti malnutriti o a rischio di malnutrizione al momento del loro ingresso in ospedale. Tale obiettivo – continua – è raggiungibile utilizzando specifici test di screening nutrizionali eseguiti entro 48 ore dal ricovero al paziente e durante il corso della degenza, come dimostrato dalla letteratura. Dopodiché il medico nutrizionista insieme alla dietista effettuano una approfondita valutazione di II livello dello stato nutrizionale e procedono con un trattamento specifico e personalizzato in collaborazione con il Servizio di ristorazione ospedaliera”.

“Il progetto di “valorizzazione della nutrizione clinica nei percorsi di cura” e la conseguente riorganizzazione della ristorazione ospedaliera è in sperimentazione da oltre un anno nel nostro ospedale – afferma Giuseppe De Filippis, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – e si concretizza con screening nutrizionali dei pazienti nel primo giorno di ricovero e seguendo la dieta mediterranea durante tutto il periodo di degenza ospedaliera con la preparazione di pasti basati su cibi e prodotti del territorio umbro compresi i biologici. Siamo partiti con il coinvolgimento dei professionisti dell’Università dei Sapori e dell’Istituto Zooprofilattico che stanno collaborando con i nostri cuochi nella preparazione tecnica del vitto nella cucina ospedaliera e in parallelo abbiamo istituito il Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica, composto da medici nutrizionisti e da dietiste. Siamo molto soddisfatti di come sta andando la riorganizzazione: oltre l’85% delle strutture esegue lo screening di malnutrizione entro le 48 ore dal ricovero ospedaliero e le richieste di consulenza nutrizionale al servizio interno sono notevolmente aumentate. Penso – conclude il direttore – che questa sia la strada giusta per aumentare la sensibilizzazione e il trattamento rispetto ad una problematica ospedaliera così importante e misconosciuta”.

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