“Bevagna non è la fogna della Valle Umbra Sud”: questo il grido riecheggiato in I Commissione della Provincia di Perugia, nel corso dell’audizione del “Comitato per la difesa dell’acqua e dell’aria di Bevagna”. Una seduta, quella convocata dal presidente Massimiliano Capitani, a cui ha preso parte una nutrita serie di soggetti istituzionali, dedicata all’argomento “qualità delle acque” con particolare riferimento alle criticità che riguardano il reticolo idrografico della Valle Umbra sud, ovvero il Bacino del Fiume Timia che comprende i corsi d’acqua Marroggia-Teverone, Alveolo, Clitunno, Attone e Tatarena. Un bacino, come illustrato nel corso della riunione da Mirko Nucci, responsabile del Servizio reti monitoraggio acque di Arpa, che, specie relativamente a Marroggia e Alveolo, “presenta criticità diffuse riconducibili alla presenza di scarichi civili e industriali e alla pressione esercitata dai depuratori civili”. Se da un punto di vista strettamente chimico lo stato può essere giudicato “buono”, dal punto di vista ecologico nessuno dei corsi d’acqua di questo bacino raggiunge la sufficienza. Si parla addirittura di “stato cattivo” per il Teverone (dal torrente Tatarena al Fiume Clitunno) e di “stato scarso” per Marroggia (dal lago di Arezzo al Torrente Tessino), e per il Timia (dal Clitunno al Topino). Stando alle informazioni di Arpa, l’asta Marroggia-Teverone è caratterizzata, soprattutto nel tratto iniziale, da numerosi scarichi di origine civile e industriale che, nella stagione stiva, rappresentano l’alimentazione principale del corso d’acqua. Ancora più critica la situazione dell’Alveolo, “pesantemente esposto all’impatto antropico”, dal momento che recepisce gli scarichi di tre depuratori (Casone, Pietra Rossa e Trevi 2000) e intercetta i fossi che solcano le aree maggiormente abitate. “Un dramma – così lo ha definito il presidente del Comitato Mario Lolli, dopo aver proposto una documentazione fotografica relativa alla moria di pesci del 2012 e a ripetuti fenomeni di alterazione del colore dell’estate scorsa – che dura da circa 40 anni, nel silenzio più assoluto. Ovvero da quando la cintura Foligno-Spoleto si è andata industrializzando e antropizzando sempre più. Non c’è mai stato un progetto volto a proteggere questa zona. Ma noi vogliamo consegnare ai nostri figli un ambiente salubre. Siamo disposti a sollevare il problema anche a livello nazionale e chiederemo pure un’indagine epidemiologica. Vogliamo che vengano presi impegni seri da parte della politica perchè dagli investimenti fin qui fatti non abbiamo tratto alcun beneficio”. A tale proposito il dirigente regionale Angelo Viterbo ha ricordato come la Regione Umbria abbia investito ingenti risorse che hanno inciso sul risanamento chimico dei corsi d’acqua. “Ma questo non basta – ha riconosciuto -. Occorre fare di più, concentrandoci soprattutto sullo stato ecologico dei fiumi. Siamo consapevoli dell’insufficienza delle condizioni di questa zona: ci proponiamo per il 2014 di individuare le ricette giuste per risolvere le criticità, con il contributo di Arpa, mondo scientifico e cittadini”. “I documenti sottoposti dal Comitato – ha osservato l’assessore provinciale Roberto Bertini – sono puntuali ed eloquenti. Trovare le soluzioni a queste problematiche non è impossibile. Se vogliamo una regione che sappia attrarre non possiamo trascurare i nostri corsi d’acqua. Questa Commissione deve segnare oggi un punto di partenza”. “Non siamo all’anno zero – sono state le parole di Ugo Giannantoni del Consorzio della Bonificazione umbra – ma ciò che è stato fatto non è sufficiente. Auspichiamo la creazione di una cabina di regia”. Di “attenzione massima” nei confronti di questa situazione ha parlato Bruno Papini della Valle Umbra Servizi, che si è detto disponibile ad incontrare il Comitato. “Da questa riunione dobbiamo uscire con un ‘piano d’azione’ in cui ognuno deve assumersi delle responsabilità”: ha sostenuto Enrico Bastioli (Socialisti e Riformisti per l’Umbria) che si è già occupato dell’argomento con una interrogazione, dopo che dal 2011 si è arenato l’iter sul “contratto di fiume”. “Oggi il contratto è nelle mani della Regione che si appresta a dar vita ad un tavolo di lavoro – ha aggiunto -: chiederò che vi partecipi anche questo Comitato. Sottoporrò inoltre alla Asl alcuni quesiti sollevati dallo stesso Comitato”. “Il Comitato non abbassi la guardia – è stato l’invito giunto da Franco Granocchia (Idv) – e la politica non si presti a giochi o giochetti”. “Bisogna prendere misure concrete e in tempi rapidi – ha dichiarato Luca Baldelli (Prc) – e va istituita una cabina di regia con tutti i soggetti interessati”. Baldelli ha quindi rivendicato un ruolo centrale per la Polizia provinciale sul controllo degli scarichi abusivi. Una proposta condivisa anche da Giampiero Panfili (Pdl) che in qualità di presidente della Commissione controllo e garanzia ha preannunciato la richiesta di una intensificazione dei controlli. “La nostra Polizia – sono state le parole di Laura Zampa (Pd) – dovrebbe agire anche preventivamente. Ad oggi tuttavia rimane fondamentale l’operatività”. In chiusura di Commissione l’assessore Bertini ha proposto alla Commissione, nella persona del suo presidente, “di lavorare da subito alla creazione di una gruppo di lavoro, utile al confronto tra i soggetti interessati, affinchè ciascuno si assuma le proprie responsabilità e agisca concretamente per la risoluzione dei problemi”.
“Non siamo la fogna della valle umbra”, il grido di Bevagna davanti alla Commissione provinciale Perugia
Dom, 10/11/2013 - 09:00