Stato di agitazione all’aeroporto internazionale dell’Umbria, dove 33 lavoratori, addette al servizio della sicurezza, rischiano di restare senza lavoro o comunque di veder fortemente decurtato il proprio compenso a seguito della decisione di Sase di esternalizzare il servizio, con una gara bandita poco prima di Natale.
Gara per la quale il 15 si apriranno le buste. I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti chiedono alla Sase e alla Regione, socio di maggioranza attraverso la partecipata Sviluppumbria, di revocare in autotutala la procedura e di aprire un tavolo con i rappresentanti dei lavoratori. Anche perché la gara è stata fatta da un Cda dimissionario con la nuova amministrazione regionale che si stava insediando.
I segretari generali delle categorie Ciro Zeno, Fabio Ciancabilla e Stefano Cecchetti, con un presidio di fronte ai cancelli dell’aeroporto, hanno illustrato la situazione e spiegato i contorni dello stato di agitazione richiesto.
La situazione riguarda 15 lavoratori a tempo indeterminato, che appunto arrivano fino a 33 in periodi di alta stagione. Lavoratori che si occupano dei servizi di controllo passeggeri e bagagli a mano, da stiva, varco “crew-staff”, varco carraio, “control room” e attività di pattugliamento e sorveglianza del gestore “control room” e attività di pattugliamento e sorveglianza del gestore.
I temi posti dai lavoratori riguardano le materie contrattuali, di sicurezza del lavoro, di mancanza di informativa rispetto all’avvio del processo, di dumping contrattuale. Un problema che riguarda il diverso inquadramento contrattuale dei lavoratori in questione, ma anche la qualità del servizio di sicurezza. In pratica, all’aeroporto di Perugia i controlli saranno fatti come per l’antitaccheggio al supermercato, denunciano i sindacati.
“Sase – hanno detto i rappresentanti delle tre sigle – pensa di esternalizzare a società che gestiscono la sicurezza nei supermercati, senza capire che si tratta di un servizio completamente diverso, oltre al fatto che i lavoratori subirebbero un danno con dumping contrattuale completamente diverso. Per un’azienda che va bene come la Sase, il mantenimento dei dipendenti sarebbe comunque uno sforzo economico residuale”. Sottolineato anche il fatto che tale provvedimento sia stato preso in un periodo in cui la giunta regionale era nella fase di insediamento e il Cda di Sase era dimissionario.
Se non dovesse arrivare una risposta, non si esclude la possibilità di intraprendere ulteriori forme di mobilitazione, fino ad un imminente sciopero.
(a seguire il servizio completo)