L’ultima volta che Nile Rodgers e i suoi Chic sono stati a Perugia era il 2005. E tutti concordano nel fatto che sia stata una festa indimenticabile. Ma a quanto pare ogni concerto di questi signori non può che trasformarsi in un evento, magari anche celebrativo, ma che non si “sbrodola” in puro ricordo dei bei tempi che furono. A volerlo osservare con occhi “impuri”, trattasi di vero e proprio scavo archeologico alla ricerca di tracce di vita assoluta e perfetta, come se non ci fosse un domani.
Il ripasso
Giusto per fare un rapido ripasso, Nile Rodgers è l’iconico cantautore, compositore, produttore, arrangiatore e chitarrista americano che dagli anni ’70 ad oggi ha scritto e prodotto capolavori tutt’ora memorabili. Vincitore di numerosi Grammy Award, è un membro della Rock & Roll Hall of Fame e della Songwriters Hall of Fame. Come co-fondatore di CHIC, Rodgers è stato pioniere di un linguaggio musicale che ha generato successi da top chart come “Le Freak”, il singolo più venduto nella storia della Atlantic Records, innescando l’avvento dell’hip-hop con “Good Times”. Il suo lavoro nella CHIC Organization, tra cui “We Are Family” con Sister Sledge e “I’m Coming Out” con Diana Ross e le sue produzioni per artisti come David Bowie (“Let’s Dance”), Madonna (“Like A Virgin”) e I Duran Duran (“The Reflex”) hanno venduto oltre 500 milioni di album e 100 milioni di singoli in tutto il mondo, mentre le sue collaborazioni innovative e di tendenza con Daft Punk (“Get Lucky”), Daddy Yankee (“Agua”) e Beyoncé (“Cuff It”) lo rendono il genio indiscusso della musica funk, soul e pop.
E quando come musicista totale, nella tua lunga carriera, riesci a toccare così tanti ambiti e generi, devi essere poco meno che l’ incarnazione di una divinità sumera. Un sorta di Gozer il gozeriano che torna di continuo sulla terra nella forma che gli pare, nonostante qualcuno cerchi sempre di ingabbiarlo o ricacciarlo indietro.
Aiutini free
Qualche sciocchino, forse anche digiuno di pentagramma di base, relega Rodgers e gli Chic nel macrocosmo della Disco anni ’70-’80. Ma non vale nemmeno la pena tentare di spiegare come questa sia una vera e propria fandonia. Occorrerebbe partire dal fatto che ogni concerto live della band di Rodgers è totalmente aiutini–free. Niente basi, tracce, elettronica sofisticata di appoggio, o strane microfonazioni di sostegno. Tutto e solo talento vocale e strumentale. O sei un Dio o non lo sei! Regola numero 1 della divinità sumera, come è noto. Del resto Rodgers non ha mai fatto mistero di aver affondato le proprie radici nel jazz. In diverse interviste ha sempre confermato di avere avuto una formazione jazzistica e di aver sfruttato alcune progressioni tipicamente jazz per scrivere molte canzoni di successo come Everybody Dance.
E come spesso accade, all’Arena Santa Giuliana si scatena in meno di un attimo il rito pagano di “alzati e balla”. Ci mette il carico lo stesso Rodgers in persona che appena fatto il suo ingresso sul palco si avvicina al microfono e tra applausi ed urla comanda, “Abbiamo un problema, siete tutti seduti”. E da questo, fine della pace musicale con il primo brano in programma, Le Freak, tanto per gradire.
Il fondatore degli Chic, ha un feeling particolare con l’Italia e, come se fosse seduto nel salotto di casa vostra, si mette a raccontare agli spettatori di Perugia di quando suonava per il lungo e il largo in tutto lo stivale. Chiama sul palco- con la scusa dell’interprete dall’inglese- il suo ingegnere del suono, l’italianissimo Marco con lui da 20anni, e racconta di quando l’ha letteralmente rubato ad un famoso musicista italiano che si rifiutò di suonare (a Trieste) dopo aver ascoltato il solo sound check degli Chic che in realtà in quella occasione dovevano essere soltanto la “band spalla” del concerto. Cose che capitano quando si è divini.
Il gigantesco medley
In questo tempo e luogo, qui da noi sulla terra infuocata da un anticiclone che avrebbe anche rotto discretamente i cabbasisi, il concertone perugino degli Chic e del suo mentore Nile Rodgers, diventa in un momento un gigantesco medley di grandi successi, mixati uno dentro l’altro da una geometria perfetta degli arrangiamenti. Non potrebbe essere diversamente perchè altrimenti un evento del genere dovrebbe durare 7 giorni, come la creazione dell’altra divinità a tutti nota.
Il che non pregiudica in alcun modo il godimento e gradimento del pubblico di UJ che anzi apprezza maggiormente le straordinarie capacità musicali e strumentali della band. Rodgers e compari non lesinano in divertimento ed empatia con il pubblico. Gozer-Nile avrebbe anche 71 anni, secondo il calendario terrestre, e magari uno prima di scatenarsi come fa lui a Perugia, assumerebbe almeno la pasticchetta della pressione.
Ma per gente come gli Chic, i farmaci o gli “aiutini” sono cose dell’altro mondo, Proprio quello che a loro non interessa perchè loro, il Mondo, ce l’hanno di proprietà.
Opening con Veronica Swift
Torna a UJ, dopo l’esordio del 2019, Veronica Swift che ha presentato nel concerto di apertura della serata, il suo album omonimo uscito nel 2023, che segue “Confessions” (2019) e “This Bitter Earth” (2021). In questo ultimo lavoro l’artista ha ampliato il suo repertorio ancorato al jazz più classico esplorando l’opera francese e italiana, la musica classica europea, la bossa nova, il blues, l’industrial rock, il funk e il vaudeville, dimostrando di essere una delle voci più versatili degli ultimi anni. Molto applaudita dal pubblico di UJ e alla presenza di un attento osservatore come Nick the Nightfly.
Si registra un nuovo successo di presenze per Umbria Jazz 24, in attesa della conferenza stampa di oggi, 21 luglio, in chiusura della manifestazione, dove verranno resi noti i primi dati su biglietteria-incasso e numero di spettatori.
Foto: Leopoldo Vantaggioli-Tuttoggi.info