Il rapporto con le banche, in questa incerta fase di ripresa che anche in Umbria tocca solo alcuni settori economici, appare molto più difficile nel Ternano di quanto non avvenga nel resto della regione.
Secondo i dati elaborati dalla Banca d’Italia, nell’ultimo anno i prestiti bancari alle imprese e alle famiglie ternane sono calati del 3,4% rispetto al 2016. Passando a 4.429 milioni di euro a fronte dei 4.581 milioni del 2016 e dei 4.648 milioni del 2015.
Anche in provincia di Perugia la consistenza dei prestiti a famiglie e imprese continua a scendere: era di 19.945 milioni nel 2015, per poi passare a 16.685 milioni nel 2016 fino ai 16.685 del 2016. Ma la flessione nell’ultimo anno rispetto a quello precedente è stata “solo” (si fa per dire) dell’1,7%, cioè la metà, in termini percentuali, di quella registrata nel Ternano.
Dove però nell’ultimo anno sono tornati a salire i depositi in banca: coloro che risiedono nella provincia di Terni hanno complessivamente un tesoretto di 3.793 milioni di euro in banca. Bene, dunque, ma non benissimo: rispetto all’anno precedente (quando la consistenza dei depositi era di 3.763 milioni di euro) la crescita è stata dello 0,79%. Nel resto della regione, nello stesso periodo, l’incremento è stato del 2,93%, passando da 11.871 milioni di euro a 12.219 milioni.
Ma complessivamente, a quanto ammonta la ricchezza degli umbri? La Banca d’Italia la stima in 115,8 miliardi di euro a fine 2016, di cui 62 miliardi legata al valore delle abitazioni di proprietà (il 77,8% del totale). E poi ci sono 17,2 miliardi tenuti nel salvadanaio o nei conti correnti; 17,3 miliardi investiti in titoli, azioni, fondi comuni e prestiti a cooperative; 14,7 miliardi messi in altre attività finanziarie. Attività finanziarie complessive per 49,2 miliardi di euro a cui vanno tolti gli oltre 13 miliardi di euro che gli umbri devono restituire per i prestiti ottenuti da banche e società finanziarie.