Coronavirus, si è spento il professor Valerio Di Carlo

Morto per coronavirus il professor Valerio di Carlo, presidente della Fondazione Loreti

Redazione

Morto per coronavirus il professor Valerio di Carlo, presidente della Fondazione Loreti

La morte al San Raffaele, il luogo che lo aveva visto protagonista negli ultimi anni
Lun, 23/03/2020 - 10:50

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E’ scomparso nella notte il professor Valerio Di Carlo, il presidente della Fondazione Giulio Loreti. A portarlo via la malattia che da tempo lo aveva colpito, aggravata dalle complicazioni legate proprio al Coronavirus.

Si è spento a Milano, al San Raffale, il luogo che lo aveva visto in trincea per decenni nella costruzione di quella che lui stesso aveva definito “medicina etica”. Di Carlo è stato Direttore della Cattedra di Chirurgia Generale presso l’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano e presso la Fondazione S. Raffaele del Monte Tabor di Milano, con funzioni primariali.

Il ritiro a Trevi

Aveva scelto Trevi per trascorre il riposo dalla professione, nella sua bellissima villetta di Bovara, che insieme alla moglie Lucia custodiva con amore e dedizione. Ma la parola riposo lui non la conosceva. Continuava con i consulti telefonici e sui progetto che la Fondazione Giulio Loreti aveva portato avanti e stava per lanciare, dallo screening gratuito per le donne con tumore alla mammella e l’attenzione massima ai diabetici. D’altronde lui era stato il primo ad effettuare il trapianto di isole pancreatiche su diabetici.

L’annuncio della Fondazione

Se n’è andato in silenzio, con discrezione, come aveva contraddistinto la sua vita. “Questa sera – si legge nel profilo della Fondazione Loreti – è venuto a mancare il nostro meraviglioso Presidente, Prof. Valerio Di Carlo… Grazie Valerio, per tutto ciò che ci hai insegnato, per il grande altruismo che mostravi verso le persone più bisognose, sempre, fino alla fine, e per i preziosi momenti passati insieme! Il tuo ricordo sarà indelebile in tutti noi… RIP“.

I progetti

I progetti avviati sotto la sua presidenza sono vari e tutti hanno una connotazione comune: prendersi cura della persona oltreché del paziente. Ricordiamo a tal proposito l’organizzazione di convegni scientifici; di eventi sull’educazione alimentare (“Foodyland la cittadella del cibo”); l’inserimento lavorativo di utenti provenienti dal Ceis di Spoleto; il Progetto “Case autonome” i cui beneficiari sono utenti del Centro di Salute Mentale di Spoleto; i Cineforum tematici presso la Fondazione; il progetto di promozione della lettura denominato “Crossing Book Process” con l’installazione di due biblioteche, una presso la Fondazione e una nella piazza principale del Comune di Campello sul Clitunno; il progetto intergenerazionale per contrastare la solitudine degli anziani denominato “Diamoci una mano”; e l’ultimo progetto a cui ha lavorato e che è in fase di attuazione, dedicato alla prevenzione precoce del tumore della mammella.

Le pubblicazioni

Autore di oltre 400 pubblicazioni, aprendo la strada della chirurgia a più ampi orizzonti ha concentrato parte della sua attività scientifica sul trapianto di rene, di pancreas e sulle isole pancreatiche nei pazienti diabetici; ciò gli valse nel 1998 dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il conferimento del titolo di “Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica”. Inoltre, è stato proprio grazie al prof. Di Carlo che per questo tipo di patologie oggi l’Istituto Scientifico San Raffaele è considerato un centro di eccellenza e di riferimento in Italia ed in Europa. Tradusse la sua umanità e generosità verso il prossimo nel libro L’anima del medico dove impartì l’insegnamento più importante che va oltre la scienza e la tecnica: saper guardare oltre, amare. 

Sempre vicino ai pazienti persone

Nonostante la stanchezza degli ultimi anni ai pazienti oncologici non ha mai sottratto la presenza, ma anzi fino all’ultimo si è preso cura di loro offrendo consulenze e speranza.  Non potendo celebrare il funerale, secondo le disposizioni del decreto 8 marzo 2020 e successive integrazioni, la Fondazione auspica di poter celebrare una commemorazione in un futuro prossimo per poter accogliere il dolore ed elaborarlo, un sentimento che è ora accentuato dallo stato di vulnerabilità a cui l’emergenza sanitaria in atto ci sottopone. 

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