Vedere gli operatori dell’Agenzia forestale che sotterrano le carcasse dei pesci nell’area di Colfiorito ha riproposto il problema della gestione ambientale della palude. La Libera Caccia e Pesca dell’Umbria torna a manifestare la necessità di una corretta manutenzione della palude per salvaguardare le specie ittiche.
“La moria di pesci – spiega il presidente regionale della Libera Caccia e Pesca, Lando Loretoni – è circoscritta in un raggio di pochi metri. Ciò significa che con qualche accorgimento si sarebbe potuta salvare una notevole quantità di carpe e tinche. La draga – prosegue Loretoni – era stata acquistata per bonificare la palude da canne e sedimenti. Se invece di lasciarla deteriorare venisse utilizzata allo scopo preposto, gli specchi d’acqua sarebbero preservati e potrebbero essere riuniti come in passato in un unico bacino. Il contenimento delle canne un tempo veniva effettuato manualmente dagli abitanti di Colfiorito – ricorda il presidente della Libera Caccia e Pesca – ma con l’avvento del Parco la gestione si è complicata, con effetti evidentemente non positivi”.
Loretoni affronta quindi il tema della gestione dei Parchi naturali in Umbria: “Così come avviene ad esempio anche nel Parco dei Sibillini, zona ricca di selvaggina stanziale che è stata trasformata proprio a causa della rigidità delle regole per la presunta conservazione, con il risultato di avere lupi e cinghiali che proliferano a dismisura, anche a Colfiorito l’impossibilità di intervenire da parte dell’uomo non preserva la natura, ma ne altera le caratteristiche. Eppure chi dovrebbe occuparsi del mantenimento di questi meravigliosi ambienti naturali sembra più interessato ad attenersi alla ‘regola dell’intoccabilità’ che alla reale necessità di ambienti che, attraverso il giusto intervento di coloro che li vivono, da generazioni avevano preservato il loro delicato equilibrio. Per questo – conclude Loretoni – chiediamo che l’intera materia della gestione dei Parchi in Umbria venga discussa tra tutti i soggetti interessati alla loro tutela”.