Tra i 16 capoluoghi di provincia in tutta Italia, oltre ai reparti dei Cacciatori di Calabria e Sardegna, anche a Perugia arrivano le Aliquote di Primo Intervento (API) e le Squadre Operativo di Supporto (SOS) dell’Arma dei Carabinieri. Dispiegate, laddove necessario, su tutto il territorio perugino, si tratta di unità “sostanzialmente integrabili e completamente interoperabili, in virtù delle dotazioni e dell’addestramento similare, un vero e proprio moltiplicatore di forza”.
Nel capoluogo umbro, sono arrivati, dallo scorso 8 agosto, 11 militari, volontari e addestrati appositamente ed equipaggiati militarmente, pronti a vigilare su obiettivi civili e affollati. L’esigenza nasce infatti a seguito degli attentati terroristici che, dall’11 settembre a New York, fino alle tragedie di Londra, Bruxelles, Parigi e Nizza, hanno fatto sì che anche le misure di sicurezza siano mutate. I militari dell’Arma dei Carabinieri, su impulso del Ministero dell’Interno, si schierano naturalmente dalla parte dei cittadini, contro gli attacchi che possono colpire anche una moltitudine di persone e in contrasto alla nuova minaccia rappresentata da nuclei di fuoco suicidi. Rispondono dunque con i mezzi della prevenzione e con le relative misure antiterrorismo.
Gli equipaggiamenti – Le Api sono composte da nuclei di persone che vanno dai 9 ai 14 militari (a Perugia sono appunto 11), costituiscono parte integrante della struttura territoriale dell’Arma dei Carabinieri e sono sul territorio in maniera permanente. Concettualmente sono assimilabili alle tradizionali pattuglie dei Nuclei Radiomobili con addestramento e dotazioni specifiche (scudi antiproiettile, specifica tuta da combattimento, giubbotto antiproiettile con piastre balistiche, elmetto balistico, radio personale e webcam, bastone tonfa, spray urticante, ami corte e lunghe, veicoli blindati). e con il prioritario compito di “fissare” sul posto i terroristi e/o gli autori di simili attacchi e costringerli ad ingaggiare le API anziché i civili. Le API svolgono una continua vigilanza dinamica dedicata alla protezione degli obiettivi sensibili, in modo tale da garantire una costante sorveglianza di quei luoghi maggiormente frequentati da persone che per motivi di lavoro, di studio o di turismo percorrono determinate aree urbane (stazioni ferroviarie, fermate di autobus, luoghi di culto, centri commerciali, sedi istituzionali e giudiziarie, scali aeroportuali). A loro il compito di fissare l’attentatore, cristallizzare il momento e proteggere i civili. “Ciò non significa che a Perugia ci sia il rischio di attentati terroristici”, ha precisato il Colonnello Cosimo Fiore, in conferenza stampa. “Ma la prevenzione e il controllo del territorio sono comunque necessari”.
Le SOS sono invece schierate per esigenze particolari e temporanee e dipendono dall’organizzazione mobile dei Carabinieri: è il caso di Assisi e Collevalenza per l’Anno Giubilare della Misericordia, nei pressi di luoghi importanti che potrebbero essere ritenuti sensibili come le basiliche e le chiese. Anche le SOS, come le API, rappresentano un moltiplicatore di forza versatile e specializzato a supporto dell’Arma territoriale e in grado di attivarsi nell’immediatezza, in attesa dell’intervento dei reparti speciali dell’Arma, quali appunto il Gruppo di Intervento Speciale (meglio conosciuti con l’acronimo GIS) e il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”.
“Non c’è alcun pericolo – ha precisato Fiore – ma solo scelte strategiche fatte a livello nazionale“. 4 i mezzi a disposizione per ogni nucleo, che viene impiegato anche durante fasce orarie ritenute più pericolose e sensibili. Emerge quindi chiaramente come l’organizzazione della struttura antiterrorismo dell’Arma poggi su uno schema di intervento modulare, scalabile e proiettabile a diversi livelli di complessità su tutto il territorio nazionale. Ciò è reso possibile dalla caratteristica “doppia anima” dell’Arma dei Carabinieri, ovvero quella di Forza di Polizia di prossimità a competenza generale, ma anche quella di Forza Armata in grado di padroneggiare tutti gli aspetti di combattimento classico delle unità di fanteria leggera (controguerriglia, combattimento in ambiente urbano, colpi di mano, per dirne alcuni).
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