Il Club Unesco di Foligno e Valle del Clitunno, facendosi portavoce della volontà popolare ha individuato il monumento messaggero di pace Unesco, nell'Abbazia di Santa Croce a Sassovivo. La candidatura dell'Abbazia a monumento di pace è già avvenuta ma il grande progetto Unesco prevede che sia accompagnata da almeno mille firme di cittadini che credono nel progetto. Le sottoscrizioni si possono fare presso la ProFoligno e i negozi “Ottica Romagnoli” e “Abbigliamento Righi” entro il 15 ottobre prossimo.
Motivazioni alla base della candidatura
Questo complesso architettonico, nel corso dei secoli ha raccolto sotto di sé, facendo da ala protettiva, persone in difficoltà provenienti da più parti nel mondo. A tal riguardo ci preme sottolineare la presenza dell'eremita Mainardo proveniente dal monastero di Sitria sul Monte Catria, che giunto nel territorio di Foligno intorno al 1070 iniziò la costruzione dell'Abbazia, la cui forma attuale è frutto di rimaneggiamenti operati nel corso dei secoli. Dal 1951 al 1957 ospitò una piccola comunità monastica di benedettini cecoslovacchi appartenenti alla Congregazione slava di Sant'Adalberto, fuggiaschi a causa delle persecuzioni del regime comunista; questi monaci trovarono quindi riparo nei locali dell'abbazia e con il loro lavoro resero di nuovo fruibili e accoglienti parti della struttura che era divenuta fatiscente già sul finire del quattrocento. Nel 1979, l'abbazia accolse i piccoli fratelli e le piccole sorelle della “Comunità Jesus Caritas” del Padre Foucauld, eremita e missionario del Sahara (1819-1916), ispiratore di un monachesimo in armonia con lo spirito dell'ora et labora benedettino. La cripta di San Marone rappresenta senza alcun dubbio l'elemento più emblematico della rappresentazione simbolica del sentimento di pace, infatti è qui che è ambientata l'affascinante storia delle reliquie del santo anacoreta siro-libanese, vissuto nel V secolo. Il noto erudito secentesco Ludovico Jacobilli riporta che Michele degli Atti, conte di Uppello e feudatario di Sassovivo, di ritorno dalla prima Crociata (1098), ebbe modo di attraversare le contrade siro-libanesi e di venerare i resti mortali di San Marone abate. Rientrando in Italia portò con sé il teschio del santo e lo donò ai monaci benedettini dell'abbazia di Santa Croce di Sassovivo. Nel 1952 il Vescovo Libanese giunse a Foligno per pregare dinnanzi alla reliquia di San Marone; nel 1998, in accordo con il Patriarca Maronita Sfeir, le autorità religiose e civili d'Italia, il Ministero dei Beni Culturali e la Direzione dei Musei diedero il permesso di riprendere la reliquia del santo. Essa fu collocata in un nuovo busto di bronzo offerto dal vescovo di Foligno Arduino Bertoldo e nell'anno 2000 venne riportata nel Monastero di Kfarhy da dove era stata prelevata dieci secoli prima. La cripta di san Marone è il luogo posto a memoria di queste vicende, improntate al rispetto per le radici storiche della devozione religiosa, ma anche all'apertura e alla comprensione reciproca; sono questi alcuni aspetti che confermano la funzione dell'abbazia di Sassovivo quale luogo simbolico del dialogo, elemento che costituisce il presupposto imprescindibile per una cultura di pace.