Nel Perugino, dove ci sono circa 1500 operatori, tre aggressioni negli ultimi mesi
Mille euro al mese per garantire la sicurezza, rischiando, in tribunali, ospedali, aeroporti, supermercati, fabbriche, aziende, banche, stazioni ferroviarie, condomini, di giorno e di notte. Un lavoro che è risultato ancora più importante nella fase pandemica, quando è stato necessario far rispettare i corretti comportamenti per tutelare la salute di tutti.
Gli operatori della vigilanza in attesa del nuovo contratto
Ecco perché lavoratrici e lavoratori della sicurezza e vigilanza privata chiedono ora il rispetto di un loro sacrosanto diritto: quello al rinnovo di un contratto nazionale scaduto ormai da 5 anni. I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil,i che rappresentano questi lavoratori nella provincia di Perugia (dove sono circa 1500 gli addetti del settore) hanno incontrato il prefetto Armando Gradone, al quale hanno evidenziato l’insostenibilità della situazione in essere.
“Abbiamo consegnato al prefetto le buste paga dei lavoratori, per fargli capire di cosa stiamo davvero parlando. Paghe al limite della soglia di povertà, che sono intollerabili a prescindere, ma ancora di più a fronte della delicatezza e della pericolosità del lavoro svolto”.
Le aggressioni
I sindacati hanno anche ricordato i vari episodi di aggressioni subite dagli addetti alla vigilanza, almeno tre solo negli ultimi mesi in provincia di Perugia. “Il rifiuto delle associazioni datoriali di rinnovare il contratto sta riducendo questo settore a una ‘giungla selvaggia’, nella quale livelli di concorrenza imbarbariti, appalti al massimo ribasso, ‘pirateria contrattuale’ e violazioni di norme per l’esercizio dell’attività si scaricano sulla vita delle guardie particolari giurate e degli addetti alla sicurezza. È tempo che il governo intervenga per mettere fine a questa vergogna”.