I periti nominati dalla Corte d'assise di appello di Perugia hanno esposto oggi in una nuova udienza del processo Meredith la loro relazione riguardo i nuovi accertamenti scientifici effettuati sul coltello, considerato in primo grado arma del delitto, e sul gancetto del reggiseno, che sono stati finora prove determinanti per la sentenza di condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Secondo i due periti dell'Università la Sapienza di Roma, nominati dal presidente della corte, non c'è alcuna traccia di sangue sulla lama del coltello né tracce di dna dei due imputati sul gancetto del reggiseno. I due periti, inoltre, contestano agli esami scientifici che hanno portato alla sentenza di primo grado dei difetti di metodologia -”gravi errori formali”-, che potrebbero inficiarne i risultati perché non sarebbe possibile escludere che le prove siano state contaminate. Questo sarà uno dei nodi al centro del dibattito tra accusa e difesa sulla relazione.
Presenti in aula i due imputati -condannati in primo grado a 25 e 26 anni-, che fanno grande affidamento su questa nuova perizia, richiesta dalle difese, che potrebbe arrivare a scagionarli. Notevole la presenza di giornalisti e media americani in aula.
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