Aggiornamento ore 22.00 – Simone Guerra, assessore cultura Terni – In riferimento alla nota del Movimento 5 Stelle alcune rapidissime considerazioni. Non più tardi del mese di dicembre è stato prodotto un ampio resoconto dato alla stampa sulle attività e i numeri del sistema museale e del Caos in particolare. È comunque gia prevista una nuova comunicazione in merito al bilancio del settore cultura e del Caos. Ma quello che più stupisce, leggendo la nota, è l’idea della cultura e dell’infrastrutture culturali e del loro utilizzo. Una visione claustrofobica e di conservazione. Una concezione che credevo superata da tempo: spazi chiusi, funzionali solo alla musealizzazione. Il Caos, come d’altronde anche la biblioteca, si muove lungo un'altra prospettiva. Luoghi non solo nati per conservare il patrimonio, ma pensati anche per produrre cultura, e quindi accanto alle sale espositive si trovano gli spazi per i laboratori, le sale per ospitare le residenze artistiche le conferenze, l'Hack Lab accanto ala didattica museale, il bookshoop ristorante tra il museo archeologico e la pinacoteca. Ovvero 'piazze del sapere' in grado di tenere insieme la cultura istituzionale e non, al contempo aperte alla città, alla collaborazione con le associazioni del territorio e ad artisti internazionali. Un luogo capace di creare osmosi tra arti diverse, dove tutto è pensato per far dialogare mondi diversi. Al contrario l’idea che emergere dalla nota sei 5 Stelle è quella di stanze chiuse, polverose e stantie in cui ognuno non parla con nessuno. L’accusa di fondo è vera: il Caos è un centro culturale, dove la cultura è vita con lo sguardo rivolto al mondo e al futuro.
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M5S Terni
Annunciando, l’11 aprile, la proroga di 6 mesi del bando di gestione dellacrete museale cittadina, l’assessore comunale alla cultura Simone Guerra ha
dichiarato che le strutture comprese nel bando (Caos, anfiteatro, Carsulae) hanno ospitato “almeno duecentomila persone”.
Di questo dato non possiamo avere purtroppo alcun riscontro: non sono infatti stati pubblicati i ricavi della rete museale né è possibile accedervi neppure attraverso formale richiesta. Perché Guerra non pubblica i numeri di modo che tutti i cittadini possano verificare quelle che altrimenti rimangono solo dichiarazioni non corroborate, ad oggi, da documenti accessibili da tutti? Perché sul sito del Comune non vengono pubblicati tutti i dati che i gestori sono obbligati dal bando a fornire ogni sei mesi? La nostra opinione è che le statistiche dichiarate dal’assessore alla cultura risultino poco credibili poiché nelle cifre dichiarate da Guerra non è chiaro se possano essere compresi anche coloro che frequentano continuativamente i laboratori per bambini e adulti e altri soggetti, elemento questo che farebbe lievitare i dati. Ci sarebbero inoltre da considerare gli eventi organizzati da associazioni, i convegni e gli incontri per cui si richiede l’uso della Sala dell'Orologio (per svolgere i quali i gestori richiedono un pagamento). Non sempre si tratta di manifestazioni di carattere culturale: vengono infatti ospitati – e dunque conteggiati nelle statistiche dell’affluenza? – i partecipanti a congressi medici, a progetti sociali, a incontri di yoga e di comunità religiose.
Per quanto riguarda i dati del Secci è difficile stabilire quanti ingressi siano dovuti all’intraprendenza dei gestori oppure alla determinazione di piccole associazioni che si organizzano e autopromuovono: e qui potremmo ipotizzare altri 450 ingressi in meno al mese quando il teatro è soltanto dato in affitto.
E ancora, le residenze artistiche: se per due settimane al mese il Caos ospita tutti i giorni una dozzina di performer, o danzatori, o vidoartisti, si dovrebbe di nuovo puntualizzare dunque che non si tratta di 180 ingressi, per esempio, bensì di 12 che si ripetono immutati per 15 giorni consecutivi.
C’è poi da considerare l’affluenza delle scolaresche: periodicamente ci sono classi di alunni che vengono condotti nei musei per partecipare a laboratori promossi, gestiti e attuati dalla Direzione Sistema Museale.
Dai nostri ipotetici calcoli – ipotetici quanto lo sono quelli di Guerra almeno finché non si presenti al pubblico un documento dei ricavi nel quale sia possibile distinguere le varie voci e tipologie di visitatori della rete museale – l’affluenza “tra i 3000 e i 5000 visitatori” al mese (quindi in media 4000) dichiarata si sgonfierebbe a 57 visitatori al giorno.
C’è poi da sottolineare un aspetto: noi non valutiamo come negativo il coinvolgimento di tutte le categorie che i gestori tentano di far passare come visitatori del polo museale, tutt’altro; valutiamo queste presenze come positive. Ciò che riteniamo offensivo nei confronti dei cittadini è che il Comune strumentalizzi, sotto campagna elettorale, quella che dovrebbe essere una presenza scontata, il “minimo sindacale”, come un successo legato alla qualità delle mostre e degli allestimenti proposti e alla ottima gestione fatta dai concessionari della struttura.
D’altra parte, va sottolineato anche che molte delle questioni previste dal finanziamento europeo per il recupero dell’ex Siri in questi anni non sono
state fatte o sono state snaturate nella loro essenza. Va ricordato, infatti, che i finanziamenti europei prevedevano sin dall’inizio un polo museale e non un centro di arti. Il Museo Paleontologico avrebbe dovuto trovare posto nella tettoia oggi chiamata “Aula lab”; ad oggi è invece ancora ospitato nell’ex chiesa di San Tommaso. Inoltre l’edificio G è chiaramente destinato – secondo il progetto originario – a “Museo sezione moderna e attrezzature connesse” mentre viene oggi utilizzato come centro di produzione di arte contemporanea.
Ci chiediamo perché, dunque, il progetto finanziato dall’Unione Europea sia stato stravolto senza che nessuno verificasse come siano stati effettivamente spesi i fondi pubblici e come mai l’opera di Beverly Pepper, nonostante figuri come voce di spesa nel progetto non sia mai stata installata. Perché – soprattutto – si è improvvisamente convertito un progetto pluriennale da “Polo museale” a “Centro arti” senza darne conto alla cittadinanza?