La Corte di Cassazione ha accolto l'appello della statunitense contro la condanna per aver inizialmente indicato l'allora datore di lavoro come l'assassino della coinquilina inglese
E’ da rifare il processo che ha portato alla condanna a tre anni di reclusione di Amanda Knox nei confronti di Patrick Lumumba, a suo tempo datore di lavoro, ingiustamente indicato dall’americana come l’omicida della studentessa inglese, Meredith Kercher.
Lo ha deciso la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di Amanda Knox, già scagionata, dopo una lunga vicenda giudiziaria, di essere stata lei l’assassina della coinquilina inglese, uccisa nell’abitazione di via della Pergola a Perugia nel 2007.
Amanda era stata però condannata in via definitiva per calunnia nei confronti di Lumumba, che all’epoca, sulla base di quel riconoscimento poi smentito, era finito anche in carcere.
Una sentenza, quella sulla calunnia, contro la quale la statunitense ha presentato ricorso, sulla base del pronunciamento della Corte europea, secondo cui Amanda, all’epoca indagata, ha visto violare i propri diritti alla difesa.
Un pronunciamento, quello degli ermellini, che riapre una triste vicenda per la città di Perugia. Con l’omicidio della studentessa Meredith Kercher, che secondo la giustizia italiana venne uccisa da Rudy Guede “in concorso” non si sa con chi.