“Lavoro stabile e imprese competitive sono il cuore della nostra visione. Perché il bene e il futuro della nostra Umbria passano da qui”. Lo ha detto Vincenzo Bianconi, candidato alla presidenza della Regione Umbria, a un incontro con i sindacati.
“Per darci una nuova opportunità – ha detto – dobbiamo innanzitutto cambiare metodo. Bisogna camminare insieme e mettere a sistema obiettivi, competenze, risorse e insieme scegliere dove investire. Prevedendo strumenti per facilitare le filiere e i progetti integrati.
Determinante, infatti, sarà la nostra capacità di utilizzare al meglio i miliardi di risorse che arriveranno dall’Unione europea per il prossimo settennato di programmazione.
Con qualche obiettivo chiaro. Il primo: basta con la logica del massimo ribasso, perché va considerata la qualità e l’impatto sociale dei servizi, e non solo il costo. E soprattutto va salvaguardato il lavoro: dire no al massimo ribasso significa dare ossigeno alle aziende e garantire un lavoro meglio pagato e più stabile. In altre regioni, come l’Emilia Romagna, è già stato applicato il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; in Umbria il dibattito è stato avviato in consiglio regionale – commissione antimafia – anche legato ai temi della legalità e della trasparenza”.
E poi: “accesso delle micro-piccole imprese alle risorse europee per poter investire e crescere; creazione di una nuova filiera delle garanzie per facilitare l’accesso al credito (Confidi); creazione di filiere intorno alle eccellenze, coinvolgendo anche le imprese più piccole; semplificazione normativa e task force per il sostegno alle aziende in crisi; creazione di un polo pubblico-privato di incubazione e accelerazione di Pmi e start-up con il coinvolgimento dell’Università; centralità delle comunità nel formulare progetti e attrarre capitali. La regione dovrà supportare le comunità a sviluppare progettualità, mettendo a leva risorse pubbliche al fine di attrarre risorse private. Vanno, cioè, aggregate le risorse pubbliche con quelle private in base a progetti attrattivi. Per far questo i territori devono tornare a progettare”. Oltre alle imprese ci sono le persone. “Le persone e la loro vita, le loro opportunità e i loro diritti, su tutti quello alla piena occupazione. E allora sono convinto dell’opportunità di creare un competence centre per aiutare i giovani (e i meno giovani) a scegliere il loro futuro ad orientarsi; di finanziare un budget giovani per rafforzare le competenze e allineare la proposta formativa alle esigenze delle imprese, con la messa a sistema delle Università, delle scuola, degli istituti di formazione; di puntare su un’occupazione di qualità”.