Un tuor leonardesco nel sud dell’Umbria è la suggestiva ricerca scientifica che il prof. Luca Tomìo sta promuovendo da un anno a questa parte nel cuore verde d’Italia. È di pochi giorni fa la notizia che il “Bollettino D’Arte” del Mibact pubblicherà notizie sullo studio del professore milanese, circostanza che, sicuramente, aprirà un dibattito, potenzialmente di livello internazionale, sul possibile passaggio di Leonardo Da Vinci, tra il ‘400 e il 500’, a Terni e in altre località umbre.
Nella serata di sabato, nel suggestivo scenario del castello di Alviano, il professor Tomìo è stato regista di quello che può essere considerato più come un ‘film’ che una conferenza sulla ‘spy-story’ e sulle “felici coincidenze” – come ama definirle – che hanno portato alla genesi della scoperta.
Prima di ‘sognare’ con lo studio che potrebbe aprire uno scenario rivoluzionario su uno dei periodi giovanili di produzione artistica dell’uomo universale, facciamo prima i conti con la realtà delle cose ‘materiali’.
L’originale del disegno di Leonardo che la “Galleria degli Uffizi” ha concesso in copia al professor Tomìo per i suoi studi, non sarà esposta a Terni, ma a Perugia. Perché? Semplicemente perché Terni non ha un locale allarmato idoneo per contenere il prezioso documento.
Così, il disegno originale sarà ‘prestato’ dagli Uffizi a Perugia nel 2019 per metterlo a disposizione degli studiosi, come patrimonio culturale mondiale.
Dopo le resistenze iniziali che gli amministratori locali hanno dimostrato nei confronti della scoperta del professore milanese, invece di cogliere l’opportunità per una straordinaria risorsa del territorio, ora c’è la concreta possibilità che sia proprio Perugia, città che non ha certo problemi a promuovere iniziative culturali di spessore, potrebbe avere l’opportunità di costruire intorno al ‘tour leonardesco’ una promozione di grande impatto suggestivo. Ma questa è un’altra storia.
Quella di Leonardo a Terni, invece, nasce nella Galleria Degli Uffizi, quando il figlio del professore, casualmente, consultando uno dei disegni di Leonardo in un antico volume, mostra al padre quel disegno. Ecco il primo indizio della ‘spy-story’ che Tomìo ha raccontato ad Alviano. Da lì si è accesa l’intuizione dello studioso che, folgorato dalla visione del paesaggio leonardesco, ha subito iniziato gli studi sul campo; quello che era stato ritenuto, erroneamente secondo Tomìo, uno scorcio della Valdarno, è in realtà il paesaggio della Cascata.
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Arrampicate su pendii scoscesi, giornate passate negli archivi, studi, confronti, supposizioni, conferme, fino a trovare lo sperone da dove Leonardo avrebbe tracciato il paesaggio che viene identificato con quello della Cascata Delle Marmore, nell’ambito del tour che il giovane Leonardo ventenne avrebbe effettuato nel sud dell’Umbria.
Una storia fatta di intrecci politici e storici, di collaborazioni artistiche, che tanto peso hanno avuto nella vita di Leonardo, personaggio ancora, per molti versi, poco noto al grande pubblico. Un uomo affascinante, seduttore e seducente, autentico appassionato della Conoscenza, dei meccanismi che regolano il mondo, instancabile uomo desideroso di svelare i segreti della natura e della scienza.
I rapporti con il Perugino, con Pier Matteo D’Amelia, con le famiglie del tempo, i viaggi con Cesare Borgia come architetto militare e idraulico, possibili connessioni connessioni col territorio di Alviano a Lugnano suggerite da un’analisi di una mappa contenuta nel Codice Atlantico, la collaborazione con la scuola del Bramante alla Consolazione di Todi; sono tutti indizi che potrebbero aprire un ‘giallo’ con una potenziale risonanza mondiale, visto che, nel 2019, proprio quando a Perugia arriverà l’originale del disegno, saranno i 500 anni dalla morte dell’uomo universale.
Aprire un nuovo filone di studi e ricerca su Leonardo in occasione dei 500 anni dalla sua morte, potrebbe essere un’occasione di rigenerazione culturale, ma, al momento, non sembra aria di cambiamenti in suolo ternano.
I recenti riconoscimenti del Mibact hanno indotto gli amministratori di Terni a rivedere le proprie posizioni sullo studio di Tomìo e sembrerebbe che si sia avviato un dialogo più costruttivo rispetto a qualche tempo fa. Dopo un anno il sindaco Di Girolamo, alla presentazione dell’evento di Alviano dello scorso 27 settembre ha affermato che: “Le evidenze artistiche e storiche sono ormai tali e tante che non possono che spingerci a prendere in mano decisamente la situazione e attrezzarci per fare in modo che il passaggio di Leonardo Da Vinci in quelle che oggi sono le province ternana e reatina, le testimonianze emerse ci inducono a farlo, vengano riconosciute ed apprezzate per quello che sono”.
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Come sottolineato, a margine della conferenza, dal magistrato Federico Bona Galvagno, uomo di raffinata cultura e sostenitore del prof. Tomìo e che, recentemente, ha anche scritto un articolo che riguarda proprio lo studio di Tomìo.
“Mi sembra di vedere quello che accadeva 20 anni fa tra Torino e Milano (Bona Galvagno è originario di Torino, ndr), noi avevamo le cose e Milano se le prendeva. In 20 anni però ho visto una ‘piccola rivoluzione culturale’ e ora la città riesce a valorizzare le sue ricchezze. Vorrei tanto che questo accadesse anche per i ternani”.
E chi non lo vorrebbe?