Io voglio “tornare a casa da lavoro”. Ricordata la strage di Campello, Presidente Napolitano “Non fu fatalità”. Campello capitale dei lavoratori. Foto - Video in memoria di Giuseppe, Maurizio, Tullio e Vladimir - Tuttoggi.info

Io voglio “tornare a casa da lavoro”. Ricordata la strage di Campello, Presidente Napolitano “Non fu fatalità”. Campello capitale dei lavoratori. Foto – Video in memoria di Giuseppe, Maurizio, Tullio e Vladimir

Redazione

Io voglio “tornare a casa da lavoro”. Ricordata la strage di Campello, Presidente Napolitano “Non fu fatalità”. Campello capitale dei lavoratori. Foto – Video in memoria di Giuseppe, Maurizio, Tullio e Vladimir

Sab, 26/11/2011 - 19:08

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Carlo Ceraso
“Era una sera dei primi giorni d’inverno, Miguel guardava fuori quando la capanna esplose illuminando la vallata…si mise Louis sulle spalle e scese fino al letto del torrente…lì, tra l’erba incolta, Louis morì”. Le note e la voce roca di Bruce Springesteen (Sinaloa cowboys) accompagnano il momento più toccante della cerimonia tenutasi ieri sera a Campello sul Clitunno per celebrare il quinto anniversario della strage della Umbria Olii. Per un attimo, tutti i morti sul lavoro, da soli o insieme a sventurati compagni, hanno preso il nome di Louis: anche quando si chiamavano Giuseppe (Coletti), Maurizio (Manili), Tullio (Montini) e Vladimir (Toder), i quattro lavoratori della ditta di Narni dilaniati dall’esplosione del 25 novembre 2006. Una tragedia che, a cinque anni di distanza, aspetta ancora di capire se quell’esplosione ha dei responsabili. Per il momento l’unico imputato è Giorgio Del Papa, titolare dell’ex Umbria Olii, per il quale il procuratore Riggio e il sostituto Albano hanno chiesto 12 anni di carcere. Lo sciopero nazionale degli avvocati dello scorso 15 novembre ha offerto alla difesa di Del Papa la possibilità di far slittare l’udienza finale di un ulteriore mese (si terrà il 13 dicembre) e quindi, indirettamente, che questa cerimonia rimanesse ancora senza una verità. E’ stato ancora una volta il dinamico sindaco di Campello sul Clitunno, Paolo Pacifici, ad organizzare l’appuntamento che è ruotato intorno alla pubblicazione del volume “Tornare a casa dal lavoro” (nel 2010 fu realizzato il Monumento ai caduti sul lavoro) posto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Non fu tragica fatalità” – E proprio il messaggio del Capo dello Stato ha aperto la tavola rotonda. “Esprimo vivo apprezzamento per le iniziative promosse in questi anni dall’Amministrazione comunale in ricordo delle vittime e delle drammatiche circostanze di quell’evento. Confido molto – scrive il Presidente al Sindaco Pacifici – che l'aver raccolto in un agile volume le immagini agghiaccianti di quella tragedia, dell'immenso dolore delle famiglie delle vittime e della commossa partecipazione di tutti i cittadini, possa contribuire a sollecitare, particolarmente in questo scorcio d'anno ancora funestato da eventi gravissimi, la dovuta attenzione ai temi della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Al di là della drammatica complessità dei fatti e delle conseguenti difficoltà nell'accertamento, essenziale perché possa esservi giustizia, delle responsabilità che simili eventi spesso presentano, va in ogni caso rifiutata l'idea che si tratti comunque di inevitabili tragiche fatalità. Né alcun cedimento è ammissibile per ciò che deve essere l'impegno di tutti – istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione – insieme con la vigile consapevolezza degli operatori, affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica” ha concluso il Capo dello Stato.
Donne coraggio – Al microfono Pacifici dedica la giornata ai familiari delle vittime ma in particolare alle ‘donne coraggio’ – mogli, mamme, figlie e sorelle – che dal quel 26 novembre “portano nel cuore e nella carne la tragica perdita dei loro congiunti”. Le cita una per una: Anila, Morena, Catia, Fiorella, Branjola e Sagma, Erica, Lorena. Insieme ai congiunti Yuri, Antonio e all’unico sopravvissuto, Klaudio Demiri. Il primo cittadino spiega di esser stato sempre animato da due obiettivi, memoria e giustizia: “la memoria per non dimenticare mai queste stragi, la giustizia affinchè la verità e le responsabilità abbiano la meglio sulla sopraffazione del potere: “Quel potere che nel tempo ha confuso con morti bianche, frase presa in prestito dai decessi in culla dei neonati, queste che invece sono morti sporche, nere, dietro le quali ci sono sempre responsabilità” dice con voce ferma. In quella che è la Giornata contro le violenze sulle donne, chiede alla stampa di bandire frasi come “dramma della passione” quando si è di fronte a veri e propri omicidi. Un appello simile a quello che tempo fa lanciò Articolo21 di non usare più le “morti bianche” per parlare delle tragedie sul lavoro. Poi ricorda quei terribili giorni: “furono ore di smarrimento di fronte a quella immane tragedia che stava colpendo queste famiglie e tutta la nostra collettività, ma subito dopo capimmo quale era la parte giusta da perseguire e su questa abbiamo lavorato in questi anni e continueremo a lottare” ha concluso il sindaco.
Campello capitale del lavoro – a moderare i lavori c’è il giornalista di Rai3 Santo della Volpe, fra i cronisti in prima linea nella denuncia delle stragi dei lavoratori. Introduce l’on. Giulietti, presidente di Articolo21, il quale propone di fare di Campello sul Clitunno “la capitale d’Italia del lavoro, invitando in questa sede tutti i Comuni, le associazioni, gli enti a premiare in un’unica sede chi si impegna nella denuncia contro il potere che uccide, chi illumina sulle ragioni di queste morti. Che siano blogger, giornalisti o fotografi”. Insomma un luogo dove ricordare e confrontarsi, e magari dove studiare sempre nuove strategie per contrastare questa piaga sociale. Giulietti ricorda l’impegno preso all’indomani di quel maledetto 25 novembre: “con gli amici che sono qui oggi giurammo di non dimenticarci di questa tragedia e siamo decisi a continuare nella nostra promessa ritrovandoci qui ogni anno”. Anche lui non cita Del Papa (l’unica a farlo sarà l’ex governatrice Maria Rita Lorenzetti) ma il riferimento all’imprenditore oleario, e al libro scritto dal suo avvocato dal titolo “Non ho colpa”, è fin troppo chiaro: “non ci si può autoassolvere, di fronte a simili tragedie si piega il capo e si chiede scusa”. Santo della Volpe ricorda il triste primato dell’Umbria che “quest’anno conta già 18 vittime, 2 in più dell’anno passato”. Una cifra che, mentre scriviamo, si è purtroppo aggravata con l’ennesima vittima a Piancardato (fra i Comuni di Deruta e Torgiano). Un bollettino di guerra. L’assessore regionale Silvano Rometti, che ha portato il saluto della presidente Catiuscia Marini, ricorda come l’Umbria sia fra le prime Regioni ad aver attuato norme che contrastano il lavoro nero e impongano l’uso di strumenti e dispositivi destinati ad aumentare la sicurezza degli operai. “Purtroppo la statistica non ci da ragione – dice Rometti – ma è nostro preciso impegno andare avanti nel ricercare ogni strumento utile a salvaguardare i lavoratori”. Maria Rita Lorenzetti usa il suo solito linguaggio asciutto e concreto ricordando che sulla sua stessa pelle ha “conosciuto l’aggressione verbale e giudiziaria di Del Papa che mi ha denunciato perché pretendeva che i fondi statali concessi dopo l’esplosione venissero spesi anche nell’azienda. Quando poi abbiamo saputo che aveva avuto il coraggio di chiedere 35milioni di euro di danni ai familiari delle vittime siamo rimasti tutti senza parole. Mi sono chiesta anch’io se appartenga al genere umano o ad un’altra specie, magari aliena”.
Le forme del carbone – inutile dire che l’intervento più atteso era quello del presidente emerito della Camera dei Deputati, l’onorevole Fausto Bertinotti, che accorse subito sul luogo della sciagura. Chi c’era al suo arrivo lo ricorda ancora in lacrime davanti ai sili ancora fumanti e pregni dell’odore della morte, della devastazione. “Tante volte, nella mia vita di sindacalista e politico, ho scritto sui volantini “Mai più” – ricorda – per ritrovarmi di lì a poco a riscriverlo per un’altra tragedia e un’altra ancora”. Ricorda che solo nelle ultime 48 ore l’Italia ha pagato altre 9 vite spezzate, 7 giovedì scorso, 2 ieri (a Oristano una donna, a Bergamo un uomo). Bertinotti non usa il termine ‘morti’ ma di ‘uccisi sul lavoro’ e ricorda come un dovere di tutti quello di indagare sulle responsabilità. Ai magistrati accertare quelle penali, alla società quelle che sono da sempre dietro a questi disastri. Cita Pasolini quando, pur non avendo prove né indizi, gridava “Io so di chi è la responsabilità”. E ricorda la frase di un miracolato di Marcinelle – la tragedia della miniera dove perirono 243 minatori – che a chi gli chiedeva “Perché?” rispose “Perché il carbone valeva più della vita umana”. “Ecco – continua Bertonotti – il carbone prende le forme più diverse, anche quella del ‘debito’ è una forma di carbone se per risolverlo si taglia lo Stato sociale, i diritti dei lavoratori. La filosofia della competitività di Marchionne è sempre ‘carbone’. Ed a questo concetto che abbiamo il dovere di ribellarci”, conclude il presidente fra gli applausi della platea. Fra cui spiccava la presenza dei leader sindacali Paola Pietrantozzi (Cisl), Mario Bravi (Cgil) e Umberto Conti (Uil).
I premiati – due le categorie previste per il Premio Clitunno al quale hanno concesso il patrocinio la Regione Umbria, Ordine dei Giornalisti, Assoziazione stampa umbra, Università di Perugia e la Scuola di Giornalismo Raio televisivo di Perugia. Nella categoria senior, rivolta ai giornalisti, il primo premio è andato a Elisabetta Redaguitti, firma di punta de Il Fatto Quotidiano, per l’articolo “100 vite, 100 storie, 100 morti sul lavoro” seguita da Chiara Calcagno per “I miracolati dell’ospedale” (Corriere di Maremma), Gabriele Salari “Se la crisi umilia i morti” (Famiglia cristiana) e Sadia Zampaloni “La città costretta a vedere, Nonostante tutto” (Metonimia.it). Menzione speciale per il reportage di Silvia Ragusa “E a casa non tornano”. Per la categoria junior, dedicata ad aspiranti giornalisti e scrittori, il primo premio è andato a Graziella Marota, la mamma di Andrea Gagliardoni morto a 23 anni sul lavoro, per la “Lettera ad un figlio che non c’è più” (Repubblica.it e L’Unità). La signora Marota, che della lotta alle stragi sul lavoro ha fatto una battaglia di vita, a stento ha trattenuto le lacrime ricevendo l’abbraccio, di lì a poco, di Lorena Coletti. Secondo classificato Marco Bazzoni per la Lettera “Le chiamano morti bianche…”, il fiorentino che è riuscito a convincere l’Unione Europea ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia circa le attuali normative in materia di prevenzione agli incidenti sui luoghi di lavoro. Ex aequo lo spoletino Jacopo Marocco per il racconto “Amore d’acciaio”.
La schiena dritta – decine e decine di foto, unite a brani di articoli apparsi sulla stampa in questi 5 anni, compongono le 167 pagine del libro “Tornare a casa dal lavoro”. Sono gli scatti e le recensioni sull’esplosione della Umbria Olii con immagini inedite. Un lavoro che ricostruisce il dramma umano dei familiari, la fine tragica delle vittime, i lunghi giorni del processo. Uno spaccato fedele della realtà costruito “grazie al lavoro di quei giornalisti e fotoreporter che non hanno piegato la schiena” come ha ricordato l’onorevole Giulietti. Il libro riporta ampi stralci e foto tratte anche da Tuttoggi.info. Sembra giusto ricordare il lavoro di molti di questi colleghi a cominciare dai fotografi Stefano Preziotti (La Nazione), Roberto Settonce (Il Messaggero, Il Giornale dell’Umbria) e Roberto Giamminonni (La Nazione). Fra i giornalisti vale ricordare Ilaria Bosi, Massimo Solani, Sara Fratepietro, Marco Brunacci, Luca Benedetti, Fulvio Cerfolli, Aldo Mencarelli, Silvia Angelici, Nicola Bossi, Giovanni Camirri, Roberto Di Meo, Patrizia Peppoloni, Francesca Bene, Gianluigi Basiletti, Pierpaolo Burattini, Christian Cinti, Mario Ciuchi, Francesco Corsi, Lara Partenzi, Mauro Pacelli, Francesca Petruccioli, Lucia Pippi, Massimo Sbardella, Maria Luce Schillaci, Gianluca Zinci, Alessandro Antonini, Lucia Baronci, Elio Bertoldi, Layla Crisanti, Riccardo Cecchellin, Alfredo Doni, Catia Turrioni. Alessandro Capponi e Luigi Acattoli, Alvaro Fiorucci, Alessandra Cristofani, Luca Cardinalini, Dario Mazzocchi, Francesco Piccioni e Gabriele Polo, Eugenio Pierucci, Nicola Bossi e Fabrizio Ricci (autore del libro “Se la Colpa è di chi muore”). Chi fosse interessato al libro, il cui ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza, può prenotarlo scrivendo all’indirizzo di posta elettronica info@comune.campello.pg.it
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