Un momento di confronto e riflessione importante quello che si prospetta alla Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Ponte Felcino mercoledì prossimo, 30 settembre a partire dalle 9:30, organizzato dalle sigle sindacali CGIL, CISL e UIL in collaborazione con gli organismi dei giornalisti umbri (Odg e Asu) per fare il punto sul lavoro nel mondo dell’editoria in Umbria.
Una situazione difficile che non sembra trovare via di uscita, tanto meno di ripresa, in molte redazioni giornalistiche regionali, con stati di crisi conclamati e difficoltà nel pagare gli stipendi, passaggi di proprietà, tentativi di recupero e rilancio di testate, ‘flussi migratori’ più o meno volontari di colleghi e professionisti. Uno spaccato decisamente poco edificante per una categoria che dovrebbe farsi garante – e per questo essere garantita – della pubblica e plurale informazione.
Si può forse finalmente iniziare a parlare di presa di coscienza di una crisi che da anni non accenna ad invertire la rotta. “La persistenza della congiuntura economica avversa che ha caratterizzato gli ultimi anni, da un lato, e la rapida trasformazione del mercato dei Media, dall’altro, hanno portato l’intero sistema editoriale italiano a una crisi profonda, che deve essere affrontata con azioni di sistema“. Così si legge nell’incipit della proposta di legge in discussione nei prossimi giorni alla Camera e che promette l’istituzione di un Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione del sostegno pubblico all’editoria. E continua con numeri che sui quali da troppo tempo non si interviene: “I dati più recenti relativi all’editoria quotidiana e periodica lo testimoniano chiaramente. La riduzione costante delle copie vendute (pari al 22% nell’ultimo quinquennio) e la caduta degli investimenti pubblicitari (-26,1% per i quotidiani e -22,3% per i periodici nel primo trimestre 2013) sono i fattori principali che hanno determinato il generale peggioramento dei risultati di bilancio delle imprese editrici”.
Una visione di insieme dello scenario nazionale, ancora una volta parziale, che sembra voler riassumere tutte le precedenti azioni di intervento economico in un’auspicabile unico aiuto, ma che ancora una volta mira alla sola carta stampata, lasciando i canali radiotelevisivi ad una gestione separata su percorsi paralleli ma non condivisi, e che offre all’online il solito, marginale ruolo di voce di ‘rimpiazzo’. Come se la buona informazione dipendesse più dal mezzo di pubblicazione che dal contenuto.
Primi passi, verso timidi cambiamenti. Intanto mercoledì, in Umbria, si parla di giornalismo, lavoro e democrazia con l’auspicio che almeno in Regione, la visione sia presto univoca, completa e lungimirante.