Stamattina l'incontro con il sindaco che le ha donato una targa e una copia della Costituzione, il suo racconto della guerra | Nel Comune tifernate hanno raggiunto l'ambito traguardo 7 uomini e 13 donne
A pochi giorni dalla festa del 25 aprile ha compiuto 100 anni Ines Burattini, simbolo della Liberazione dal nazifascismo, che stamattina (22 aprile) ha ricevuto la visita del sindaco.
Venuta alla luce il 16 aprile del 1923 a Valtreara, nel Comune di Genga (AN), da circa 70 anni risiede a Città di Castello, dove arrivò dietro al trasferimento del padre cantoniere. Dopo il matrimonio con Settimio Nocchi, nel 1956, partorì Francesco. Come tante donne di quel periodo, Ines ha lavorato alla Manifattura dei Tabacchi di Città di Castello, poi come capo reparto in diverse manifatture locali di camicie. E’ rimasta vedova nel 1994. Oggi, nonostante i problemi di salute che gradualmente pongono qualche limite alle sue passioni – giardinaggio, ricamo e uncinetto – trascorre le sua giornate circondata dall’affetto dei nipoti Christian e Sascha, conservando un’invidiabile voglia di fare e una grande curiosità per la vita, insieme all’abitudine di fumare ogni tanto qualche sigaretta.
Nell’incontro di stamattina (22 aprile) con il sindaco, che a nome della comunità di Città di Castello le ha donato una targa commemorativa e una copia della Costituzione, Ines ha ricordato i terribili momenti vissuti all’epoca della Seconda guerra mondiale, quando nell’agosto 1944 venne strappata dalla propria casa durante il rastrellamento della popolazione civile da parte dell’esercito tedesco in ritirata. “Abbiamo toccato con mano cosa significhi perdere la propria libertà, rischiare la vita. La guerra è una cosa bruttissima, un errore che sembra impossibile venga ancora ripetuto dall’uomo”, ha detto la neo centenaria al primo cittadino.
Insieme al figlio Francesco Nocchi, funzionario del Comune tifernate, Ines ha ripercorso le vicende della giovinezza, il timore dei soldati tedeschi “che facevano venire i brividi solo a sentirli parlare”, tra aneddoti della deportazione e delle esperienze vissute durante il conflitto mondiale, storie della propria famiglia e della propria vita lavorativa. “Ricordo ancora la notte che ci portarono via (con la madre e la sorella, ndr) dalla casa di San Giustino, l’irruzione in casa dei soldati che ci fecero uscire in pochi minuti portandoci dietro appena pochi vestiti ed effetti personali – ha raccontato – Saremo stati un centinaio, tutti a piedi e trascinati verso Bocca Trabaria: donne, bambini e un prete zoppo che faticava a tenere il passo. Un uomo di 92 anni provò a scappare tre volte, ma venne sempre ripreso, un bambino si addormentò sotto un ponte e la madre, che aveva appena partorito e aveva 5 figli, lo perse. Poi per fortuna venne ritrovato”.
Quando arrivarono ai piedi del Sasso di Simone, nel Comune di Sestino, la madre aiutò un ufficiale tedesco a liberare la camera dove riposava dalle cimici e quando arrivò l’occasione di scappare, lui non fece nulla per impedirlo. Si rifugiarono in una casa, dove restarono nascoste in una stanza segreta dietro un armadio fino a quando i tedeschi non lasciarono l’accampamento vicino. Poi tornarono nella propria abitazione nel comune di San Giustino, attraverso i boschi, con l’aiuto di un pastore.
La storia di Ines è una delle tante che affiorano in questo 2023 caratterizzato a Città di Castello dai compleanni dei centenari. Con lei, ad oggi sono 20 gli ultracentenari tifernati, 7 uomini e 13 donne. All’atteso traguardo si apprestano altre 6 donne, che sono nate a maggio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre del 1923.