“Non siamo abituati a contestare sentenze della magistratura, che deve avere piena autonomia. Ciò detto sono facilmente rilevabili le gravissime ripercussioni sull'occupazione della sentenza di appello sezione riesame del Tribunale di Perugia del 1° ottobre 2008: questa accoglie parzialmente l'appello delle quattro aziende commissariale (Seas, Ediltevere, Appalti Lazio e Tecnostrade) revocando la figura del commissario, ma prevedendo il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 8 mesi. Oggettivamente la sentenza in questione introduce la seria possibilità che le aziende, rilevata l'impossibilità a mantenere la normalità attività, sollevino problemi occupazionali”.
A dichiarlo nel corso della conferenza stampa di questa mattina, il segretario generale regionale Filca Cisl Osvaldo Cecconi, il segretario provinciale Fillea Cgil Massimiliano Presciutti e il segretario provinciale Feneal Uil Franco Righetti.
“E' giusto che vengano accertate le responsabilità ed eventualmente i colpevoli ne paghino le conseguenze, ma il compito del sindacato è che i lavoratori non debbano essere colpiti dall'evoluzione degli eventi. Si tratta -hanno precisato- di oltre 2 mila unità compreso l'indotto. Lo spirito della legge 231, applicata in questi casi, è quella di mantenere da una parte i livelli occupazionali e dall'altra la prosecuzione dell'attività dell'azienda stessa. Altro compito del sindacato -hanno ribadito i tre segretari- è quello di tenere alto il livello di attenzione su tale questione, possibilmente riportando il tema sul tavolo dell'Assessore regionale all'industria e alle attività economiche Mario Giovanetti. Proprio in questa sede, infatti, fu elaborato il progetto di risoluzione tra le parti sociali e le istituzioni. Queste ultime -hanno poi sottolineato i segretari unitariamente- devono appoggiare le parti sociali nella salvaguardia dei lavoratori, che potrebbero avere problemi di reinserimento. Un fenomeno increscioso che si sta verificando -hanno poi concluso- è quello di una sorta di “guerra tra i poveri”: alcune piccole aziende del settore edile, presenti nei territori limitrofi a quelli interessati dalle aziende coinvolte, attuano forme di pressione nei confronti dei propri dipendenti per far presentare le proprie dimissioni. Questo con il possibile obiettivo di assumere poi, usufruendo degli sgravi contributivi previsti dalla legge, lavoratori che potrebbero essere posti in cassa integrazione dalle quattro imprese”.