Riccardo Foglietta
Il quartiere di Borgo Rivo potrebbe ospitare, entro pochi mesi, un progetto pilota finalizzato alla sperimentazione della raccolta differenziata porta a porta e, approfittando di una rete elettrica efficiente, alla realizzazione di alcune isole ecologiche digitali. Questo il quadro prospettico emerso dall’incontro pubblico che si è svolto ieri pomeriggio (14 settembre ndr.) presso il Centro Sociale e Culturale “Il Rivo”, a cui hanno partecipato in qualità di relatori Carlo Ottone, presidente dell’Azienda Servizi Municipalizzati, Francesca Malafoglia, presidente della Circoscrizione Nord, ed il portavoce del Comitato No Inceneritori di Terni Fabio Neri. Il punto nodale del dibattito ha riguardato le preoccupazioni dei cittadini presenti in merito sia al possibile smaltimento del CSS (Combustibile solido secondario) previsto dal Piano d’Ambito dell’ATI 4 (Ambito Territoriale Integrato), sia alle intenzioni dell’ASM a riguardo; il CSS, ricavato dall’indifferenziata, può infatti contenere materiali come gomme sintetiche, plastiche e pneumatici fuori uso che possono essere bruciati all’interno di centrali termoelettriche (come l’inceneritore di Terni), di impianti industriali e di cementifici. Il presidente Ottone, incalzato dalle domande, ha tenuto però a sottolineare come il piano d’investimento attualmente portato avanti dall’ASM sia incentrato sulla diminuzione dei rifiuti, sull’incentivazione della raccolta differenziata e su una ricerca di investitori finalizzata alla realizzazione di infrastrutture adeguate. La proposta di realizzare a Borgo Rivo, quartiere che secondo i dati forniti dall’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale dell’Umbria) è interessato dalla ricaduta delle polveri sottili emesse dall’inceneritore, una piattaforma sperimentale per la raccolta differenziata porta a porta è stata avanzata dal Comitato No Inceneritori ed ha trovato il consenso sia della presidente Malafoglia che del presidente Ottone. Nello specifico, si è accennato alla possibilità di istituire dei tavoli di confronto pubblici che vedano la partecipazione dei cittadini, dei sindacati, dei rappresentanti istituzionali, delle aziende interessate e delle associazioni ambientaliste per delineare al meglio il progetto in questione. E’ ovvio che tale esperimento, se dovesse fornire risultati incoraggianti, potrebbe stimolare l’apertura di tavoli aperti in ogni quartiere della città; è altresì ovvio però che, per la sua buona riuscita, bisognerà prima verificare l’incognita maggiore, ovvero la congruenza tra parole e fatti.
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