E’ sulle energie rinnovabili che punta il mondo agricolo regionale per continuare a investire nel settore creando fatturato e occupazione. I troppi ostacoli burocratici e normativi, uniti alla scarsa conoscenza delle tematiche, ne impediscono però il pieno sviluppo. E’ quanto emerso nel corso del ciclo di incontri di approfondimento sulle agroenergie, conclusosi oggi a Deruta presso la Rocca di Casalina, promosso dalla Confederazione Italiana Agricoltori dell’Umbria e dal Ce.S.A.R. (il Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale), in collaborazione con Europe Direct Umbria, Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia e Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL).
Tali iniziative, che hanno coinvolto numerosi esperti e un attento pubblico, sono state pensate e realizzate con l’intento di dare agli imprenditori agricoli degli strumenti operativi e delle indicazioni pratiche per lo sviluppo delle agroenergie all’interno della propria azienda, in un’ottica di risparmio energetico e di diversificazione del reddito, e con l’obiettivo più ampio di contribuire alle politiche regionali, nazionali ed europee di diffusione delle fonti energetiche rinnovabili e di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Il tutto in vista degli importanti obiettivi fissati dalla direttiva comunitaria “20-20-20” che impone a tutti i Paesi membri di raggiungere entro il 2020 il 20% della produzione di energia da fonti rinnovabili e del decreto legislativo sulle energie rinnovabili 28 del 3 marzo 2011 che prende in considerazione le biomasse come mezzo per la produzione di energia. Dopo il tema del fotovoltaico affrontato a Ponte San Giovanni nel mese di luglio e quello sulle biomasse legnose di cui si è parlato lo scorso 30 agosto a Bastia Umbra, il workshop di oggi a Deruta è servito per fare il punto sull’energia da biogas.
La sua produzione derivante dall’utilizzo di reflui zootecnici e biomasse vegetali – ha ricordato Angelo Frascarelli della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia e Direttore del Ce.S.A.R, moderatore dell’incontro – è in continua ascesa in Europa e rappresenta una delle energie rinnovabili su cui puntare anche per continuare a risolvere nel contempo le problematiche legate all’utilizzazione agronomica delle deiezioni animali, in special modo di quelle provenienti dagli allevamenti suini. La Germania è il Paese che ha dato il maggiore impulso agli impianti di digestione anaerobica per la produzione di biogas, con oltre 4.500 impianti in esercizio nel 2009 con una potenza elettrica installata superiore a 1.150 MWe. In Italia, secondo i dati del 2011, sono 521 gli impianti operativi e in costruzione (fonte C.R.P.A.) quasi tutti localizzati nel Nord specie in Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto. In Umbria ci sono solo 6 impianti.
Marino Berton, Presidente di Aiel, ha parlato del contributo dell’agricoltura alle energie rinnovabili come integrazione del reddito. Su questa linea si colloca non solo il biogas, ma anche il biometano che – ha detto Berton – “rappresenta la nuova frontiera di sviluppo del biogas e per il quale si stanno concretizzando importanti novità normative per l’immissione in rete, in linea con gli altri Paesi europei”. Berton ha analizzato nel dettaglio costi, incentivi, problematiche e linee di sviluppo del settore.
Nel corso dell’incontro di Deruta sono state illustrate le esperienze di impianti a biogas nati nella nostra regione, come quello della Fattoria Autonoma Tabacchi di Città di Castello, di cui ha parlato il presidente Fabio Rossi, e della Società Agricola Iraci Borgia di Bevagna (presente in sala Giacomo Iraci) ed evidenziate le grandi opportunità di sviluppo per le imprese agricole della nostra regione che intendano investire in questi impianti, ad esempio come valida alternativa alla coltivazione del tabacco.
Interessante e ricco di spunti riflessivi il dibattito in sala con numerose domande ai relatori giunte dal pubblico presente. Dibattito che è anche servito per sgombrare il campo da dubbi e perplessità legate agli impianti a biogas. Gli esperti Letizia Acinapura, assegnista di ricerca Ce.S.A.R. e Andrea Palomba della Cia dell’Umbria, hanno ripercorso il quadro normativo, sia comunitario che nazionale e regionale. Sergio Piccinini del centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia (CRPA Spa) è intervenuto sul ruolo del settore agricolo e agroalimentare italiano nella produzione del biogas-biometano.
Il Presidente della Cia Umbria, Domenico Brugnoni ha sottolineato l’impegno dell’associazione di categoria in questo settore “innovativo e importante – ha detto Brugnoni – non solo per le imprese agricole, ma per l’intera società civile. Lo sviluppo delle agroenergie, se fatto nel modo corretto, è una grande opportunità per l’agricoltura e un modello di sostenibilità ambientale per tutti. Occorre sviluppare maggiormente questa modalità intelligente di utilizzare a fini energetici i residui e i prodotti organici animali e vegetali – ha dichiarato il presidente della Cia – anche e soprattutto nella nostra regione; per questo è necessario approfondire le conoscenze e fornire un’informazione completa agli imprenditori sugli enormi vantaggi che comporta”.
Il Presidente Cia Umbria ha poi letto alcuni passaggi del documento “Il biogas fatto bene”, definito il Manifesto del settore, elaborato da numerose associazioni, tra cui Cia, Confagricoltura e Aiel, che verrà presentato nei prossimi giorni al Ministero per lo Sviluppo Economico e che propone un progetto strategico di sviluppo dell’intera filiera biogas-biometano.
L’incontro è stato un’importante occasione per la Cia dell’Umbria per sollecitare procedimenti amministrativi più snelli e chiari per la realizzazione degli investimenti in questo settore da parte degli imprenditori agricoli. In particolare, Catia Mariani, direttore generale della Cia dell’Umbria, ha rimarcato l’esigenza che le istituzioni, ed in primo luogo la Regione, facciano la loro parte creando le condizioni migliori per investire nelle agroenergie. Purtroppo difficoltà, soprattutto burocratiche, permangono ancora anche in Umbria nonostante la recente approvazione da parte della Giunta regionale di atti fondamentali come la “Disciplina per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” e la “Strategia per la produzione di energia da fonti rinnovabili 2011-2013”. “L’interpretazione distorta di alcune delle disposizioni contenute in questi documenti – ha aggiunto Catia Mariani – può rappresentare un serio impedimento agli investimenti che le imprese interessate intendono attivare. Occorre porre fine alla babele di interpretazioni a cui si assiste attraverso un’unica interpretazione autentica da parte del legislatore regionale”.
Sensibilità e pieno impegno da parte delle istituzioni per il raggiungimento di questi obiettivi sono state dimostrate dall’assessore all’Ambiente della Regione dell’Umbria, Silvano Rometti che ha ricordato che “il recente regolamento regionale è stato molto partecipato e discusso, ma la materia è nuova e le posizioni sono articolate. L’importanza dell’argomento è dimostrata dal fatto che la Regione assegna alle biomasse una posizione preminente; il 34% dell’obiettivo che l’Umbria dovrà raggiungere sulle energie rinnovabili nei prossimi dieci anni è assegnato proprio alle biomasse che rappresentano la prima fonte che si intende sviluppare, venendo incontro alle esigenze del mondo agricolo”.