Francesco de Augustinis
“Gli ultimi drammatici incidenti sul lavoro nella nostra regione hanno coinvolto giovani, precari e immigrati. Ragazzi senza esperienza che non conoscevano il mestiere, apprendisti mandati in prima fila come se fossero operai esperti. Immigrati messi alla guida di un trattore, che non sapevano ancora parlare l'italiano”. E' sulla formazione e sulla cultura della sicurezza che punta il dito Vasco Cajarelli, del Comitato paritetico regionale del Settore artigianato umbro, nel suo intervento durante la tavola rotonda sulla sicurezza del lavoro, tenutasi oggi a San Sisto.
Il tema della sicurezza nei cantieri, nei campi e negli altri luoghi di lavoro è divenuto nelle ultime settimane una vera e propria emergenza, con un numero altissimo di casi fatali registrati nella regione, l'ultimo pochi giorni fa a Spoleto. Del tema si è parlato oggi in un incontro organizzato da Inail, Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria a San Sisto, nel teatro Brecht letteralmente gremito di rappresentanti dei lavoratori da tutta la regione.
“La storia della Thyssen, con le terribili immagini che sono state diffuse dalla televisione, ha cambiato il modo di vedere la sicurezza sul posto di lavoro tra le persone. Un cambiamento epocale”, ha detto nell'incontro Stefano Garzuglia, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nell'Ast di Terni, che ha elogiato la particolare attenzione alla sicurezza sorta nella multinazionale dopo i tragici fatti di Torino. Ma sembra essere ben diversa la realtà delle piccole aziende che formano il tessuto imprenditoriale umbro, specie nei settori più a rischio, come quello dell'edilizia.
Tessuto frammentato – “Il nostro modello di sviluppo regionale -ha detto Cajarelli- è fatto su una frammentazione delle imprese, con appalti e subappalti, che produce una caduta sul fronte dei controlli per la sicurezza”. A dare conferma di questa visione, la testimonianza di Mario Paolini, rappresentante territoriale per la sicurezza (Rlst) nel settore costruzioni in Umbria. Paolini, che nel suo compito è incaricato di entrare nei piccoli cantieri per verificarne le condizioni di lavoro, ha raccontato una realtà dove la sicurezza sul lavoro sembra un problema lontano: “Negli ultimi due cantieri che ho visto sono rimasto esterrefatto”, ha detto. “Dopo cinque morti per cadute dall'alto, in uno gli operai stavano a diversi metri di altezza con le cinture slacciate. In un altro stavano addirittura a 10 metri senza cinture né altra protezione. E parliamo di cantieri importanti, non di piccoli cantieri”.
Il costo della sicurezza – Sebbene nel corso del dibattito siano emerse problematiche sia sull'efficacia delle ispezioni nei cantieri sia sul sistema dei “Rsl” (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), i principali problemi emersi sembrano essere quello della formazione e quello della spesa per la sicurezza. Questo secondo punto, in particolare, è inquietante in considerazione della crisi economica in corso: secondo Cajarelli, “ad esempio, con le nuove misure anticrisi verrà aumentata l'età pensionabile. Penso agli effetti che ciò produrrà nei cantieri, con persone che vi lavoreranno a 66 anni, con un'ovvia riduzione delle tutele”.
Incidenti sul lavoro in cifre – Secondo i dati Inail, in Umbria nel 2010 gli incidenti sul lavoro denunciati sono stati 14.872, di cui 16 fatali. I casi di morti sul lavoro nella nostra regione sono aumentati già a 21 nel 2011 e hanno colpito in particolare i settori dell'edilizia e dell'agricoltura.
A livello nazionale, secondo i dati dell'osservatorio Vega Engineering aggiornati al 31 ottobre, sono 460 i casi di morte sul lavoro, soprattutto nel centro Italia. Tra le principali cause registrate dall'osservatorio vi sono la caduta di persona dall'alto (23,9% dei casi), il ribaltamento del veicolo (22%), la caduta dall'alto di pesi (18,3%), l'investimento da mezzi semoventi (7,2%), il contatto con “organi lavoratori” in movimento (5,7%).