Garantire a tutte le donne il diritto di vivere una vita “dignitosa” e “libera dalla violenza”: è questo lo spirito del Protocollo operativo per la realizzazione di un “programma di azioni integrate contro la violenza e il maltrattamento alle donne” siglato tra il Comune di Perugia (assessorati Pari Opportunità e Politiche Sociali), l'Azienda Sanitaria Locale n. 2, l'Azienda Ospedaliera di Perugia ed il Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria. Il protocollo, in sintesi, promuove la messa in rete di servizi operativi per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Il documento è stato illustrato ieri mattina, a Palazzo dei Priori, dall’assessore Lorena Pesaresi (Pari Opportunità) assieme ai dati sull’utenza di Telefono Donna, il servizio del Centro Pari Opportunità della Regione Umbria. All’incontro erano presenti per il Comune, il Capo di Gabinetto del Sindaco Luca Conti e la dirigente Carla Trampini, per la Provincia di Perugia Ornella Bellini, per il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria la presidente Daniela Albanesi, per l’Azienda Ospedaliera il direttore sanitario Guseppe Ambrosio, per l’ Asl 2 Milena Mincigrucci, la consigliera di parità provinciale Gemma Bracco, rappresentanti degli studenti dell’Istituto d’arte “Bernardino di Betto”, con due insegnanti e rappresentanti delle associazioni femminili Aidda, Fidapa, Comitato 8 Marzo e Rav. L’iniziativa rientra nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. “Il progetto assume ancora più rilevanza – ha detto Pesaresi – alla luce dei dati di Telefono Donna che vedono nel corso di quest’anno un incremento consistente dell’utenza rispetto all’anno passato”. Il senso del documento – ha spiegato Pesaresi – “sta proprio nella volontà di uscire dalla parzialità, da misure occasionali e frammentarie, per promuovere interventi operativi e sinergici in un’ottica di sistema, aumentando la capacità di rispondere ai problemi delle persone vittime di violenza. Ciò è possibile attraverso la costruzione di una “rete di servizi” – prevista nel Protocollo – da un lato, per attivare metodologie condivise di prevenzione, contrasto e intervento; dall’altro, per far emergere il fenomeno della violenza di genere con particolare riferimento alle sue dinamiche culturali e sociali”. Un percorso che, per l’assessore, trova conferme nella “legge regionale cui sta lavorando la presidente della Regione Catiuscia Marini e che dovrà fornire indirizzi e strumenti efficaci rispondenti ai bisogni reali delle vittime di violenza, compreso quello di creare le condizioni per la loro autosufficienza economica e il loro reinserimento lavorativo”. La violenza contro le donne è “un fenomeno che va contrastato con l’impegno morale e sociale della comunità e con tutte le misure necessarie. E’ la violazione dei diritti umani più vergognosa e fino a che continuerà non si potrà pretendere di aver compiuto reali progressi verso la parità e le pari opportunità, lo sviluppo e la pace nel mondo”. In Italia, a oltre 60 anni dalla Costituzione – ha rilevato Pesaresi – “l’inviolabilità della dignità femminile, nonostante i tanti diritti acquisiti, rimane ancora incompiuta: la violenza contro le donne è un fenomeno in preoccupante crescita anche nelle nostre città umbre e soprattutto in ambito familiare dove, più frequentemente, si consumano atti di violenza sulle donne e sui figli e dove si strutturano rapporti che possono degenerare in dinamiche di potere e di dipendenza”. Per l’assessore, “l’intervento pubblico non va speso solo nelle emergenze, ma deve essere al centro della politica”. La presidente Albanesi ha sottolineato l’importanza di questo protocollo che definisce una linea d’azione complessiva per limitare il fenomeno della violenza sulle donne e ha ricordato che il servizio “Telefono Donna” ha garantito prestazioni e interventi fino a prima inesistenti nella nostra regione. Ricordando come la violenza tra le mura domestiche sia la prima causa di morte violenta per le donne dai 16 ai 60 anni, e come oltre 6 milioni le donne che nel corso della vita sono state vittime di violenza fisica o sessuale, durante l'incontro sono stati forniti anche dei dati riguardanti l'utenza del Telefono Donna, che, tra l'altro, è quasi raddoppiata dal 2003 al 2010, passando da 250 persone (165 nella provincia di Perugia e 85 in quella di Terni) a 433 (315 per Perugia e 118 per Terni). In questo arco di tempo le persone che in totale si sono rivolte al Telefono Donna sono state 2.390. I colloqui e il sostegno psicologico fornito da Telefono Donna ha riguardato, nel 2010, 1.895 persone (nei 7 anni, 7.093) e le consulenze legali fornite risultano nel 2010 237, in calo rispetto al 2003 quando erano 255 e anche rispetto al 2009 che erano 259 (nei 7 anni sono state 1.647). “C’è maggiore consapevolezza nelle donne – ha spiegato Albanesi – che trovano il coraggio di affrontare percorsi di uscita e di denunciare le violenze”. Per la dottoressa Mincigrucci risulta fondamentale “la formazione dei professionisti che operano, a vario titolo, in questo ambito” e ha definito il protocollo “un punto di partenza per cercare almeno di limitare le violenze”. Dello stesso avviso, la dirigente Trampini che ha auspicato “una rete di servizi sempre più articolata sul territorio con responsabilità diffuse e non limitate al livello istituzionale”. Il direttore Ambrosio si è impegnato a intraprendere “un percorso condiviso per la formazione degli operatori sanitari”. Uno degli studenti presenti in sala ha chiesto che la formazione venga estesa anche nelle scuole per sensibilizzare le giovani generazioni al problema, mentre l’insegnante Paola Palazzoli ha sottolineato un altro aspetto della violenza, quella subita dalle donne disabili.
Giornata Mondiale contro la Violenza: presentato il Protocollo Operativo
Sab, 26/11/2011 - 11:40