Ci voleva la “faccia tosta” del direttore artistico, Michelangelo Zurletti e del Direttore Generale, Claudio Lepore, per imbastire una apertura “incendiata da violente luci elettriche” come quella della 4^ edizione di Eine Kleine Klostermusik, prologo della 69^ Stagione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.
Tema scelto, Novecento Futurismo e dintorni, così da trasformare in un secondo il benemerito ente lirico in FuturLirico.
Un caleidoscopio di musica, suoni, parole e naturalmente, rumori. Il tutto sotto la sapiente cura di Daniele Lombardi, con la partecipazioni di Roberto Fabbriciani al flauto, della energica direzione di Ensemble di Fabio Maestri e con la poliedrica e squillante soprano Ana Spasic.
Un programma, anche troppo ricco, che ha tenuto in “febbrile agitazione” futurista un pubblico accorso numeroso per questa intrigante proposta, al Chiostro di San Nicolò, ancora una volta dimostratosi particolarmente adatto ad un genere di spettacolo giocato su più sale contemporaneamente.
Non ci dilungheremo in un saggio accademico sul Futurismo, ma due cose in fila vale la pena segnalarle e sopratutto ricordarle.
Il Novecento ha un debito non conclamato, ma assolutamente strutturale, verso il Futurismo, corrente culturale e di pensiero che ha abbracciato ogni possibile sfaccettatura dell’espressione creativa umana, ivi inclusa la preparazione del cibo con il Manifesto della Cucina Futurista, arte intoccabile dell’italianità. Non c’è settore espressivo che non abbia una traccia, piccola o grande, nei confronti del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti. Dalla pittura, all’arte tipografica, al cinema e alla fotografia, alla pubblicità (Erberto Carboni e la pubblicità della Barilla), ad un certo genere di scrittura, le tavole parolibere, che osava smontare i costrutti classici, alla potente dissacrazione del classicismo teatrale (un giovanissimo Carmelo Bene recitava magnificamente agli albori della sua carriera le opere di FT Marinetti) per arrivare infine alla musica, con l’invenzione detonante degli Intonarumori di Luigi Russolo (Ululatori, stropicciatori, ronzatori …).
In questo piccolo, seppure incompleto, elenco di memorabilia futurista, c’è il segno di ciò che è stata la forza propulsiva di una idea.
Grande dunque la curiosità di vedere cosa poteva mettere in scena il Lirico Sperimentale, riferendosi ad un simile “ginepraio”.
A sentire l’entusiasmo del pubblico presente, prodigo di commenti lusinghieri sull’iniziativa, il successo è stato clamoroso. Tanto da far imprecare contro l’ottusità di chi ancora non vede nel TLS un partner di assoluta capacità nella creazione di uno spettacolo di grande qualità. La solita solfa sulla capacità o meno del Lirico di essere all’altezza, la conosciamo bene, e sarebbe ora invece che si realizzasse uno stabile accordo di produzione tra Festival dei Due Mondi e TLS. A nostro avviso non ci sono più scuse, nemmeno politiche, a volerle evocare.
Daniele Lombardi, super esperto di avanguardie musicali novecentesche e quindi anche del Futurismo, ha “cucinato” con Tarataratarata uno spettacolo di grande interesse storico musicale, con alcune novità di grande pregio come l’esecuzione, ad opera del M° Roberto Fabbriciani, delle partiture di Leonardo De Lorenzo, compositore futurista presto emigrato in America e mai più eseguito in Italia. Tre spartiti di grande interesse suonati al Flauto traverso sotto il portico delle esposizioni del complesso di San Nicolò.
Travolgente la FuturOverture di George Antheil, ovvero Ballet Mechanique, per 4 pianoforti, 13 percussioni e un motore d’aereo, diretta perfettamente dal millimetrico Fabio Maestri. Solo a scriverlo provoca ebbrezza.
Lunghissimo l’elenco degli interventi definti FuturLieder, con musiche di Albert Savinio, Francesco Balilla Petrella, Franco Casavola, Virgilio Mortari, Arthur Vincent Lourié, Nikolai Obuhow, Nicky, Carmine Guarino e Riccardo Zandonai, tutti eseguiti con grande capacità dai cantanti e pianisti dei corsi del TLS.
Molto interessante l’esecuzione del FuturQuartetto composto da Teresa Lombardo e Margherita Pelanda al violino, Vincenzo Starace alla viola ed Enrico Cocco al violoncello su musiche di Silvio Mix, Francesco Petrella e A.V. Lourié.
Molto seguite ed apprezzate le esecuzioni al pianoforte del M° Daniele Lombardi che ha anche suonato una sua composizione “Le sons en liberté”, improvvisazione per pianoforte, pianoforte registrato, intonarumori, e live electronics e video.
Il Direttore Generale, Lepore, ce lo aveva anticipato, “Questa volta con tutti i video e le proiezioni, ho speso un sacco di soldi…”. Ne è valsa la pena, nonostante l’Ente sia sempre a caccia di sostentamento a causa di questa politica scellerata dei tagli lineari alla cultura.
Applausi a scena aperta per Ana Spasic, una soprano di carattere, dalle ottimi doti attoriali e dotata di un fisico atletico che le ha consentito di sostenere alcuni intermezzi musicali e recitati che necessitavano di prestanza fisica e doti vocali. Come quello scritto da Osvaldo Barbieri, in arte BOT, “Come mi vedo”, in cui la Spasic ha dovuto unire la capacità tecnica del canto ai numerosi stacchi previsti in partitura composti da colpi di tosse, versi vocali e movimenti fisici. O la divertente tavola parolibera Ticino di Pino Masnata e la sua Declaration d’Amour.
Difficilissima e al contempo affascinante l’esecuzione del Bombardamento di Adrianopoli, di FT Marinetti, tavola parolibera ricchissima di onomatopee e tratta dal celebre Zang Tumb Tumb, e a seguire il Paesaggio di rumori di guerra, altra tavola questa volta di Fortunato Depero. In questa esecuzione in particolar modo lo sforzo fisico della Spasic diventa improbo quando per emulare lo stridore della battaglia la soprano è costretta a picchiare incessantemente un incudine con un pesante martello fino ad arrivare allo sfinimento. Eroica, anche se ci rimane il dubbio (una inezia in ogni caso) che Depero aprisse la lettura di questa tavola con l’esposizione del simbolo di falce e martello (nella gallery ndr.).
Apprezzatissime le Entractes a sorpresa recitate dagli attori Luca Bargagna e Stefano Fortin su testi di Marinetti, Boccioni, Settimelli, De Angelis, Arnaldo Ginna e Bruno Corra. Dissacranti i titoli, Abbasso il tango Parsifal, Passatismo, Preparazione di alcune poltrone a vischio e molti altri ancora in una antologia divertente ricca di parole scandalose (per gli anni ’20-’30) come “fondi di pantalone appiccicosi” e “precadaveri recitanti”.
Infine grande FuturFinale con l’orchestra diretta da Fabio Maestri su musica di Silvio Mix (De Re) e dal titolo Cocktail, ovviamente. Mancava solo la grande rissa con cazzottatura finale, tipica dei primi anni delle performance futuriste, ed il quadro sarebbe stato di perfezione assoluta.
Il successo di questo prologo della Stagione del Teatro Lirico Sperimentale, è dettato dal gradimento del pubblico che per due ore filate ha seguito con attenzione, spostandosi da una sala all’altra, in libertà, le numerose esecuzioni in programma. Ed è questo infine il segno di ciò che l’Ente ha voluto proporre, una novità, anche provocatoria, che crei coinvolgimento e partecipazione totale. Senza dimenticare mai la positiva “faccia tosta” di Zurletti e Lepore, naturalmente.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)