L’Umbria sta attraversando una fase critica nel mantenimento del proprio capitale umano qualificato. I dati della Camera di Commercio dell’Umbria dipingono un quadro preoccupante: nel decennio 2013-2023, 4.165 laureati hanno scelto di trasferire definitivamente la loro residenza all’estero. Di fronte a questo esodo, i rientri si sono limitati a 1.695 professionisti, generando un saldo negativo di 2.470 laureati. Questa emorragia di talenti rappresenta una sfida significativa per il futuro sviluppo economico e sociale della regione.
L’evoluzione del fenomeno
Il trend mostra un peggioramento progressivo nel corso degli anni. Se nel 2013 si registravano 233 cancellazioni definitive verso l’estero, già superiori alle 73 iscrizioni, nel 2023 le partenze hanno raggiunto quota 450, con soli 219 rientri. L’incremento delle cancellazioni si attesta al 93,1%, allineandosi alla media nazionale del 90,1%. Un dato che evidenzia come il fenomeno, pur seguendo dinamiche nazionali, abbia assunto in Umbria dimensioni particolarmente significative.
La parentesi del 2021
Nel corso del decennio, il 2021 ha rappresentato una parentesi di speranza. In quell’anno, le partenze si erano ridotte a 312 unità, mentre i rientri erano saliti a 234, portando il saldo negativo al minimo storico di 78 laureati. Questo miglioramento temporaneo è coinciso con la forte ripresa economica post-pandemia e con le aspettative generate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sostenuto dai 200 miliardi di euro del Recovery Fund europeo. Tuttavia, questa inversione di tendenza si è rivelata effimera: già nel 2022 le partenze sono tornate a crescere significativamente, stabilizzandosi intorno alle 450 unità anche nel 2023.
L’analisi demografica
Particolarmente significativa è l’analisi per fasce d’età dei laureati in uscita. Il gruppo più numeroso, con 2.672 cancellazioni, è rappresentato dai giovani tra i 25 e i 39 anni, seguito dalla fascia 40-64 anni con 1.108 partenze. Più contenuti i numeri nelle fasce estreme: 205 partenze tra gli under 24 e 180 tra gli over 65. Questi dati evidenziano come il fenomeno colpisca principalmente i professionisti nel pieno della loro carriera lavorativa, privando il territorio di competenze preziose proprio nella fase più produttiva.
Il contesto nazionale
La fuga dei cervelli non è un fenomeno esclusivamente umbro. A livello nazionale, tra il 2013 e il 2023, 308.824 laureati italiani hanno lasciato definitivamente il Paese, mentre 131.692 sono rientrati, con un saldo negativo di 169.132 unità. Anche le regioni economicamente più forti del Nord mostrano saldi negativi significativi: la Lombardia ha perso 34.611 laureati, il Piemonte 14.201 e il Veneto 15.814. In termini di crescita percentuale delle partenze, l’Abruzzo registra l’incremento più marcato (+170,1%), seguito da Molise (+133%), Marche (+124,3%) e Veneto (+120,1%).
Le proposte di intervento
Di fronte a questa situazione, Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, ha lanciato una proposta concreta: l’istituzione di un fondo regionale dedicato, con il contributo di tutti gli enti locali, complementare agli interventi nazionali. L’obiettivo è duplice: da un lato contenere le partenze, dall’altro incentivare il rientro dei talenti attraverso politiche mirate e sostegni specifici. La Camera di Commercio si impegna su più fronti: dalla promozione dell’innovazione nelle imprese al potenziamento dell’offerta formativa, con particolare attenzione ai giovani.
“Dobbiamo favorire la riduzione prima e la scomparsa poi di questa forbice sfavorevole, che deriva da tanti fattori che vanno studiati a fondo e che attengono ai problemi del sistema Paese, anche con incentivi ad hoc che da un lato frenino le uscite e dall’altro attraggano dall’estero le persone più istruite, con aiuti specifici per i laureati italiani che tornano a lavorare nel nostro Paese. Una questione certamente nazionale, ma che va affrontata anche a livello regionale”. Dichiara Mencaroni, che prosegue “Per questo rilancio la mia proposta per un fondo regionale ad hoc a cui contribuiscano tutti gli enti e che sia aggiuntivo rispetto ad auspicabili interventi nazionali. Su questo tema la Camera di Commercio c’è a tutto tondo“, sia spingendo per la crescita innovativa delle imprese sulle ali della transizione digitale ed ecologica, sia rafforzando l’offerta formativa per imprese e cittadini, soprattutto giovani, sia con l’impegno a partecipare a un’iniziativa regionale di incentivi per chiudere la forbice negativa che l’Umbria ha sui laureati”.
Le prospettive di un’inversione
La continua perdita di professionisti qualificati rappresenta una minaccia concreta per il futuro dell’Umbria. Come sottolineato da Mencaroni, questo fenomeno potrebbe compromettere il successo delle transizioni digitale ed ecologica, fondamentali per lo sviluppo futuro del territorio. La situazione richiede un approccio sistemico, con interventi coordinati a livello regionale e nazionale, capaci non solo di arrestare l’emorragia di talenti, ma anche di rendere il territorio più attrattivo per i professionisti qualificati. Solo attraverso politiche innovative e mirate sarà possibile invertire questa tendenza che rischia di impoverire significativamente il tessuto professionale e culturale della regione.