Forca Canapine come l'herpes, sdegno e ricostruzione contagiosi | Con tanto rossore in volto - Tuttoggi.info

Forca Canapine come l’herpes, sdegno e ricostruzione contagiosi | Con tanto rossore in volto

Carlo Vantaggioli

Forca Canapine come l’herpes, sdegno e ricostruzione contagiosi | Con tanto rossore in volto

Gio, 04/05/2023 - 13:53

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La Provincia rediviva con una associazione di imprese ottiene finanziamento di quasi 800mila euro per il rifugio dei Monti del Sole

Non sappiamo se esista una scienza esatta che possa definire la ripetitività virale (fitta fitta), tipo herpes, che attanaglia tutta l’area di Forca Canapine sul Parco dei Monti Sibillini, e “provincia” dell’impero nursino.

Nel tempo, come accadde per la discesa dei barbari in Italia, orde di soldatacci prezzolati hanno devastato e depredato un territorio che sembrava essere il luogo preferito per scorrerie senza ritegno. E come spesso accadeva al tempo, gli invasori ci hanno lasciato virus a profusione che ancora oggi non riusciamo a debellare in maniera definitiva. E così, di quando in quando, qualche soggetto “infettato” si risveglia e scatena una mezza pandemia.

Forca Canapine, gli “infettati” e Facebook

Forca Canapine, si sa, è da tempo oggetto di interesse da parte di gruppi di “infettati” che all’improvviso, rossi in volto per la febbricola, dicono che Forca è un luogo di devastazione, dimenticato da Dio e dagli uomini, pieno di cattedrali abbandonate nel deserto (come il fotografatissimo impianto di risalita dei Monti del Sole che funzionò all’epoca qualche mese), e luogo di sprechi di soldi pubblici senza limiti (quante ne potrebbe raccontare se parlasse il celebre Albergo Canapine).


Degrado Forca Canapine, si risveglia Biancaneve… senza neve | Morte di un territorio


Compaiono post su Facebook con la solita sfilza di foto dell’impianto devastato, che a questo punto avrebbe tutto il diritto di veder pagati i diritti di autore al suo proprietario, con frasi laconiche del tipo “io l’ho fotagrafato! Adesso spetta noi fare qualcosa”.

foto repertorio tuttoggi
foto repertorio tuttoggi
foto repertorio tuttoggi
foto repertorio tuttoggi
foto repertorio tuttoggi
foto repertorio tuttoggi
foto repertorio tuttoggi
forca canapine
foto rpertorio tuttoggi

E la cosa si ripete immutata da decenni, tanto che questa testata a intervalli periodici si è dovuta interessare della questione, ma senza trovare qualcuno che avesse voglia di affrontare il problema con una cura efficace.


Norcia, nuova denuncia su degrado del comprensorio Castelluccio-Forca Canapine


Gli “infettati” più gravi sono ormai da decenni la Provincia di Perugia, che tutti davano per dispersa e cancellata, ma che a volte ritorna con nuove varianti virali. Con lei il Comune di Norcia, che si occupa di Forca Canapine solo quando c’è da riscuotere la temuta decima come nel medioevo, mentre, per il resto del tempo a seguire, conta molto di più Castelluccio in termini di politica spiccia, senza contare ovviamente tutto quello che ha anche in termini di ricadute economiche per promozione turistica e servizi, direttamente sul territorio cittadino.

Fu molto divertente, qualche tempo fa, l’entusiasmo al limite del comico dell’amministrazione nursina, allorchè si tenne una gara di tiro a volo a Forca d’Ancarano, in quello che una volta era un impianto (forse negli anni ’60-’70) di un certo livello, ma che alla luce delle condizioni attuali è poco più che 4 bandoni di latta legati con il fil di ferro, rimasto inattivo per decenni e di quando in quando riesumato.

Castelluccio! Ecco, lì si che ci sono gli anticorpi necessari per sconfiggere l’herpes. Come quando, dice la leggenda, un emissario della Regione Umbria, subito dopo il terremoto del 2016, non potè tornare a Perugia, trattenuto spintaneamente, se prima l’Ente regionale non avesse provveduto alla transumanza degli animali castellucciani rimasti senza riparo, verso Valle. Con il finale divertente (se non fosse stata una cosa drammatica il terremoto) che gli animali non ne volevano sapere di spostarsi dal loro territorio e fatti pochi metri tornavano indietro.

Pensiamo solo cosa potrebbe accadere se tutti i nostri fotografi, con un herpes attivo, si riunissero in gruppi organizzati e decisi a reclamare i diritti alla cura di un territorio cancellato dalla carta geografica con pensieri, opere e parole.

E che nessuno ci provi a dire che non “ve l’avevamo detto…”. Il primo punto su cui va fatta l’iniezione salvifica è senza dubbio il ruolo dell’inutile Parco dei Monti Sibillini e di cosa ha fatto e a cosa serve e dove deve andare. Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? (Totò dixit).

E’ di tutta evidenza che lasciare allo stato brado un territorio, per scorribande di cavalli e mucche, occupandosi di qualche altro animale raro e guardando molto al versante marchigiano e meno a quello umbro, ma dimenticando completamente che senza una minima antropizzazione– seppure rigidamente controllata- lo stesso non può che sparire dai documenti ufficiali per consunzione, è di fatto crudeltà mentale ed inutilità dello strumento. Aboliamolo! O perlomeno riformiamolo profondamente.

Oltretutto andrebbero considerati i diritti acquisiti di chi nel tempo ha investito in quel territorio (tutte le famiglie proprietarie dei villini e delle case di montagna presenti a Forca) e che soprattutto dopo il terremoto vedono completamente persi i loro investimenti, già ridotti al lumicino per l’incuria sopra citata. Case da demolire e quasi nessuna da riparare.

Qualche idea medicamentosa …

Per l’ennesima volta ripetiamo le poche cose da fare e che potrebbero dare un minimo segno di cambiamento su un’area che ne ha viste davvero troppe.

Attività commerciali di prossimità, piccoli esercizi in numero sufficiente e regolamentato, che consentano di avere una scelta di servizi necessari per l’economia del posto. Pensiamo non solo al cibo (prodotti tipici) ma anche ad attrezzature e utensileria. Un po’ la drogheria di una volta insomma. Edifici ecosostenibili ovviamente.

Ripristino non solo del rifugio Monti del Sole, ma anche di quello Perugia e di quello di Forca d’Ancarano, tutti da mettere a sistema, e non repubbliche indipendenti come sempre è stato.

Possibilità di recuperare l’area dell’ex camping, sotto l’Albergo Canapine e soluzione definitiva per lo stesso immobile gigantesco, che alla fine sarebbe anche meglio demolire, se proprio deve rimanere come è ora.

Incentivo al miglioramento delle unità immobiliari presenti e magari anche la possibilità di incrementarle (sempre con regole molto precise e dettagliate) per creare un “movimento” virtuoso nell’area.

Ed infine realizzazione di servizi per lo sport. Dimentichiamoci la neve intesa come pratica dello sci (è un fatto assodato la riduzione delle precipitazioni nevose) con impianti e quant’altro, ma sviluppiamo la possibilità dei percorsi con ciaspole o sci di fondo, molto più gestibili e senza cannoni sparaneve.


Crisi comprensorio sciistico Forca Canapine-Castelluccio, Guasticchi è vivo e lotta con noi


Ma non solo: nel 2023, sembra incredibile, si possono costruire piattaforme fisse dove impiantare campi da basket e da volley o da calcio a 5 con tutte le attrezzature rimovibili (canestri e reti e magari anche tribune da qualche centinaio di posti), incluso il piano-pavimento di utilizzo che attualmente si può realizzare con mattonelle ad incastro di materiale speciale antitrauma (ne vende un tipo molto economico anche Leroy Merlin, tanto per dire). Tutto smontabile prima dell’inverno rigido e rimontabile velocemente con l’arrivo della bella stagione.

…e il pericolo delle bestie feroci

Se davvero la politica (vedi Provincia di Perugia e Comune di Norcia) ed i privati interessati con le associazioni coinvolte vogliono fare qualcosa, bisogna prendere atto che l’immobilismo da Parco non è una garanzia di futuro gestibile. Ogni processo umano ha bisogno di essere guidato in qualche modo. Se deve essere il contrario tanto vale allora involvere e tornare alla preistoria. Ma non dimenticatevi di recintare il posto, che se vi scappa una bestia feroce poi vi tocca per forza ammazzarla come in Trentino. E nella speranza che non rinascano i dinosauri.

La nota della Provincia di Perugia che mettiamo di seguito, che sprizza gioia da tutti i pori, sembra proprio voler aprire un dialogo con i dinosauri, nella speranza che tornino. Si arriva persino a dire che si auspica un recupero degli impianti sciistici.

Insomma siamo alle solite, l’herpes arriva, lo curiamo con i pannicelli caldi e non cerchiamo di debellare il virus. Che dire, aspettiamo il prossimo servizio fotografico su qualche struttura abbandonata o sulle bestie feroci.

La nota “pindarica” della Provincia

La Provincia di Perugia ha ottenuto un finanziamento di 770.000 euro a fronte di un importo progettuale di 818 mila euro (48 mila euro sono stati co-finanzaiti da partner privati per attività formative e lavorative) per il recupero funzionale, valorizzazione e gestione del rifugio “Monti del sole” di Forca Canapine (Norcia).
La conferma dello stanziamento di questo importo è contenuta nell’ordinanza n.44 del 27 aprile 2023 a firma del Commissario Straordinario del Governo Guido Castelli. Con tale documento sono stati approvati gli Elenchi di interventi nelle Regioni Marche, Lazio e Umbria di cui all’articolo 6, comma 5 dell’Ordinanza n. 30 del 30 giugno 2022, nonché dell’articolo 11, comma 5 del relativo Allegato n. 1, BANDO relativo all’attuazione della macro-misura B “Rilancio economico sociale”, sub misura B2 “Turismo, cultura, sport e inclusione”, linea di intervento B2.2 “Contributi destinati a soggetti pubblici per Iniziative di Partenariato Speciale Pubblico Privato per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, ambientale e sociale del territorio”.
A presentare il progetto con la Provincia di Perugia un raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla cooperativa La Perla, Cosp Tecnoservice; Pro&net srl; K Digitale srl; e Cesf (centro edile per la sicurezza e la formazione).
L’intento è riutilizzare il rifugio “Monti del sole” ed implementare le attività di promozione e valorizzazione dell’intera zona dei Monti Sibillini.
Diverse sono le tipologie di intervento dell’immobile che prevedono il recupero funzionale e la manutenzione straordinaria, la sua messa in sicurezza sismica e l’efficientamento energetico. Al piano terra verrà realizzata un’aula didattica per le attività e l’accoglienza degli ospiti, mentre al piano superiore verrà organizzato un ricovero per circa venti posti letto. La struttura, infatti, è destinata ad ospitare visitatori ed escursionisti che frequentano la montagna. Inoltre nel rifugio troveranno collocazione alcuni sevizi che rendono possibile il turismo naturalistico, promuovendo itinerari di smart mobility nelle aree appenniniche con percorsi a piedi o in bicicletta, anche elettrica. Verrà realizzata una piattaforma multi tecnologica che permetterà la fruizione in remoto di alcuni servizi secondo modalità innovate personalizzate.
Tutte le attività saranno organizzate e gestite dalla costituenda RTI. La partecipazione del Cesf consisterà nell’apertura di un cantiere scuola nel quale gruppi di partecipanti ai corsi interverranno nell’esecuzione di alcuni lavori. L’accoglienza, la ristorazione e la formazione saranno gestiti dalla cooperativa La Perla e da Cosp Tecno Service, per la sicurezza e la manutenzione. Gli eventi e le manifestazioni saranno curati da Pro&Net in collaborazione con K-Digitale alla quale saranno affidati i servizi realizzati attraverso la piattaforma digitale.

La consigliera provinciale con delega la Patrimonio ha giudicato come “Intenso e proficuo” il lavoro portato avanti dalla Provincia insieme ai privati e “che suggella il successo dei partenariati pubblico – privati, quando l’obbiettivo d’interesse generale è comune.
Ringrazio il servizio Patrimonio e tutti coloro che hanno creduto in questo progetto – conclude -, che è un punto di partenza fondamentale per la riqualificazione di tutta l’area e lancia le basi anche per l’auspicato recupero futuro degli impianti sciistici”.

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