“Il nuovo Codice di protezione civile è un provvedimento atteso dal sistema di protezione civile territoriale e nazionale e prende atto dei cambiamenti che sono intervenuti, riformando la Legge quadro in materia ormai datata all’inizio degli anni ‘90”: lo ha detto la presidente della Regione Umbria e Commissario straordinario alla ricostruzione, Catiuscia Marini, intervenendo, oggi a Foligno, al convegno sulle novità legislative introdotte dal nuovo Codice di protezione civile.
L’incontro, che si è svolto alla presenza di sindaci, volontari, forze dell’ordine, vigili del fuoco, esponenti della comunità scientifica e di tutti i settori coinvolti nella sicurezza territoriale e protezione civile, è stato utile anche per fornire spunti di riflessione per il processo di riforma a livello regionale.
“Il nuovo Codice – ha aggiunto la presidente – responsabilizza, ma anche chiarisce funzioni e competenze dei diversi livelli istituzionali, Regioni, Comuni e Stato, che sono chiamati ad intervenire nella gestione di protezione civile. Inoltre dà grande valore al volontariato organizzato e formato e soprattutto affronta i nodi dell’efficacia e dell’efficienza di un sistema che sia in grado di gestire tempestivamente e continuativamente le emergenze di protezione civile che non sono solo quelle straordinarie come può essere un terremoto – ha spiegato Marini, ma anche emergenze più quotidiane a cui siamo abituati, come ad esempio gli eventi calamitosi legati al cambiamento climatico o il maltempo che improvvisamente si abbatte su un territorio. In tutti questi casi – ha proseguito -, deve esserci un sistema di protezione civile territoriale preparato e pronto a gestire la quotidianità della risposta”.
“La giornata di oggi – ha aggiunto – è un appuntamento formativo sul nuovo Codice, sulle funzioni, sulle competenze, sulle responsabilità, ma è anche e soprattutto l’occasione per mettere l’accento su quello che l’Umbria ha saputo fare negli anni e che oggi intendiamo rafforzare e migliorare. Certamente siamo stati apripista di alcune scelte intelligenti” – ha sottolineato Marini. Tra queste la presidente ha evidenziato la scelta di istituire il Centro regionale di protezione civile, ma anche l’intesa che è stata sottoscritta tra Regione Umbria e le due Prefetture di Perugia e Terni per gestire in maniera unitaria le sale operative ed il momento ‘clou’ dell’emergenza. “Credo – ha concluso Marini – che queste buone esperienze dovranno trovare risposta anche in un aggiornamento della legge regionale”.
Rafforzare l’azione del servizio nazionale di protezione civile in tutte le sue funzioni, con particolare rilievo per le attività operative in emergenza: è quanto si propone di nuovo Codice della Protezione civile che oggi è stato oggetto di approfondimenti nel corso di un convegno a Foligno.
L’iniziativa, promossa dalla Protezione Civile della Regione Umbria, Anci Umbria e Protezione civile nazionale, è servita per illustrare i contenuti del provvedimento all’ampia platea di soggetti che operano nel sistema di protezione civile sia regionale che nazionale. Presenti anche la presidente della Regione Umbria e Commissario straordinario per la ricostruzione, Catiuscia Marini, Alfiero Moretti, dirigente del Servizio di Protezione Civile regionale, Roberto Giarola, direttore del Dipartimento nazionale di protezione civile e Fabrizio Curcio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Codice definisce le finalità, le attività e la composizione del Servizio nazionale di protezione civile quale servizio di pubblica utilità, sistema costituito dall’insieme delle competenze e delle azioni di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, di pianificazione e gestione delle emergenze e al loro superamento. Tra le novità introdotte dal provvedimento: una più netta distinzione tra linea politica, amministrativa e operativa ai differenti livello di governo territoriale; la definizione della catena di comando e di controllo in emergenza in funzione delle diverse tipologie di emergenze; la possibilità di svolgere le funzioni da parte dei Comuni in forma aggregata e collegata al fondo regionale di protezione civile; l’introduzione del provvedimento di “mobilitazione nazionale” preliminare a quello della dichiarazione dello stato d’emergenza che, ora, potrà contare su procedure più rapide e su un primo stanziamento finanziario non collegato alla ricognizione del danno.
Relativamente agli strumenti finanziari è infatti prevista una ripartizione delle risorse in tre fondi: il fondo nazionale di protezione civile per le attività di previsione e prevenzione dei rischi (assicurate dal Dipartimento della protezione civile già iscritte al bilancio); il fondo per le emergenze nazionali (per gli eventi emergenziali nazionali) ed il fondo regionale di protezione civile per il potenziamento del sistema di protezione civile regionale.
Il testo conferma l’attuale classificazione degli eventi emergenziali di protezione civile in base alla loro dimensione e gravità. Per quanto riguarda l’attività per la previsione dei rischi è stabilito che il sistema di allertamento, articolato in un livello nazionale e uno regionale, abbia come obiettivo anche il preannuncio probabilistico degli eventi, il monitoraggio e la sorveglianza in tempo reale della situazione e l’evoluzione degli scenari di rischio.
Relativamente alla gestione delle emergenze di rilievo nazionale sono previste diverse fasi che vanno dalla dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale della protezione civile alla dichiarazione dello stato di emergenza. Raddoppiata, rispetto all’attuale, la durata dello stato di emergenza (che non potrà superare i 12 mesi più altri 12 se necessario) e regolamentate le attività di volontariato organizzato con la definizione chiara dei gruppi comunali di protezione civile. E’ infine prevista in modo esplicito la partecipazione dei cittadini, in forma singola o associata, alle attività di protezione civile tra cui il processo di pianificazione.