Francesco Balucani
Che qualcosa dovesse accadere lo si sapeva. Da qualche giorno circolavano discutibili voci circa forti smottamenti societari che avrebbero interessato il Foligno Calcio, retrocesso nel calcio dilettantistico per una manciata di punti e qualche errore di troppo. Voci si, ma questa volta fondate. La società biancoazzurra è sostanzialmente morta. Maurizio Zampetti ha dichiarato in data odierna la sua defezione e offerto alla stampa qualche spiraglio di verità circa i rapporti avuti con i precedenti soci ed improbabili sostenitori. Le sue parole cadono dal cielo come grandine e gettano una luce nuova sulla realtà che sovente avevamo descritto nei nostri articoli. Tutti i nodi vengono al pettine, ci verrebbe da dire. Ma basta con le metafore: lasciamo al virgolettato l’onere di avventurarsi nel fulcro della questione.
«Il mio addio per il futuro non deve autorizzare gli avvoltoi ad aspettare lungo il fiume il cadavere del Foligno. Iscriveremo la società in Interregionale. Tra me e Damaschi, perché non ci saranno altri, non sarà un problema finanziare l’operazione, soprattutto se penso ai soldi tirati fuori per l’iscrizione in Prima Divisione. Sono dieci anni che ribadisco la volontà di andarmene, ma stavolta lo farò veramente. Al Foligno voglio bene e non permetterò che si aspetti l’11 luglio perché altri prendano quel poco che è rimasto. C’è stata una defezione subdola. Piano piano è uscito uno, poi un altro, il tutto senza pagare i conti e vi assicuro che quello che dico è dimostrato. È solo una questione di soldi, mica perché non andavano d’accordo con me. Siamo rimasti solo io, mio fratello, Torti, Sfasciotti, Giorgetti e Agostini, più il “socio occulto” Tomarelli. Posso anche chiamarli fuggiaschi e traditori e devono ancora dare dei soldi al Foligno. Quello che mi dà più fastidio è l’ultimo che se ne è andato, Diotallevi, che veniva chiamato presidente: quante apparizioni sui giornali, quanto godeva delle vittorie del Foligno e poi il lunedì non si presentava. La gestione non l’ha mai fatta. Sembra che ha messo 3 milioni di euro. Provate a chiedergli il perché del mio decreto ingiuntivo! Perché non ha messo quello che doveva?” Diversa la situazione per quanto riguarda la new entry Damaschi. “Roberto Damaschi avrà commesso degli errori tecnici, ma li ha pagati. Si è messo in discussione e ha offerto tante di quelle risorse che non so proprio dove abbia trovato il coraggio di farlo, per poi prendersi anche gli insulti la domenica. Ha messo sul piatto tanti soldi, ma tanti, così come la passione. Il sindaco? Ancora parla di progetti e fa promesse che non può mantenere. Non c’è nessuno che può aggregare. I commercianti e gli imprenditori? Come faccio a chiedergli soldi? Ho accumulato così tanto odio. Il gruppo imprenditoriale più grande di Foligno si mette a disposizione, mi fa fare incontri in Comune e poi mi propongono tutti insieme, in dieci, 60 mila euro. Soldi che spenderemmo in una settimana se va bene. Ma dove vogliamo andare? Inutile che si fanno gli incontri per aggregare e poi per prendere quattro soldi devo fare azioni. A febbraio abbiamo pagato gli stipendi grazie a Tizio, Caio e Sempronio: ma hanno fatto solo un acconto di quello che ci dovevano dare dallo scorso anno, 20 mila euro. Il Foligno a questo punto ce lo hanno portato i commercianti, gli imprenditori, Diotallevi e tutti quelli che sono fuggiti. In ogni caso non esiste debito, è tutto mio. Il Foligno ha zero debiti, sono i miei. Le firme sulle fidejussioni sono le mie. Dopo l’iscrizione non ci sarà più la mia presenza e spero che qualcuno prenda le redini. Non posso essere messo in croce e gli altri ci prendono in giro.”
Resta il dubbio per quanto concerne il futuro di Roberto Damaschi. Ci riserviamo di non offrire ipotesi fantasiose: le variabili in gioco sono molte e non tutte analizzabili. Solo il tempo saprà fornire altre risposte.
Per il momento un fondamentale nodo è stato sciolto: la squadra verrà iscritta nel campionato interregionale. All’orizzonte c’è un domani.
Foto di Marco Ferretti