Carlo Vantaggioli
Tutto bene! Questo lo stato di fatto alla fine della prima settimana di Festival dei Due Mondi di Spoleto. Certificatori di bilancio, ieri (2 luglio ndr.) a Palazzo Racani Arroni sede dell’ufficio stampa del Festival, il sindaco di Spoleto e Presidente della Fondazione Festival, Daniele Benedetti, il suo vice, Dario Pompili, già presidente della Fondazione Carispo, e il direttore artistico, il M° Giorgio Ferrara.
I numeri illustrati non sono tanti e per qualche verso nemmeno una novità, soprattutto quelli relativi ai sold out dei teatri. In questo caso infatti l’annuncio che si stava procedendo verso il tutto esaurito lo si era anticipato alla conferenza del 20 giugno scorso.
Cinque gli spettacoli campioni: The piano upstairs, Il Matrimonio segreto, La nascita e la morte (Corrado Augias), La Sciantosa e la Trilogie des Iles. Il riempimento per questi spettacoli è stato del 100% alla prima e del 60-70% alle repliche. Greenporno, rappresentazione unica, viene data al 90%, anche se chi scrive c’era e in verità a noi è sembrato strapieno. I concerti invece, sia delle 12, che quelli dati la sera al Romano sono calcolati al 50%. Insomma una virata decisa rispetto alla solita lagna sentita gli anni passati sul pubblico che “non gradiva e non andava”.
Per quanto riguarda invece il “chi c’era” si è parlato ieri di 7mila presenze, e rispetto alla natura di chi sia arrivato, Ferrara ha chiaramente fatto riferimento al “salotto romano”, oltre ad un nutrito numero di giovani che sarebbero frutto anche dell’attivismo in rete dell’organizzazione Festival, il sito e la pagina Facebook.
E accidenti al freddo del primo weekend altrimenti le persone bisognava cacciarle.
Insomma, benissimo! Il sindaco, molto concreto di questi tempi in termini di numeri contabili, dice illuminato che gli sponsor hanno manifestato un certo entusiasmo per la qualità del programma e per la rinnovata verve festivaliera, come dire che i soldi investiti stanno dando il dovuto ritorno. La lunga traversata del deserto, sembra dunque essere al termine, mentre ci si frega le mani per i 13mila biglietti staccati. E scriviamo staccati, perché i conti reali sull’incasso attendiamo di vederli alla fine. Alberghi esauriti, e quando Benedetti parla di alberghi intende tutte le strutture, affittacamere inclusi. Conspoleto avrebbe fatto sapere già con giorni di anticipo che anche il secondo weekend sarà critico in termini di disponibilità, tanto che la stessa organizzazione di Spoleto56 sta avendo problemi a sistemare gli ospiti in arrivo per il famigerato 5-6-7 luglio.
A questo punto la palla passa a Giorgio Ferrara che, consapevole del valore di alcuni spettacoli del programma, ha aggiunto al suo carattere anche una punta di sussiego, soprattutto quando rispunta fuori la storia delle due sole repliche de Il Matrimonio Segreto.
Ferrara ha una teoria, ed è quella dell’esclusività di certi spettacoli che proprio perché non possono essere visti da tutti, poi rimangono nella memoria. Ora su questo approccio ci sono i pro e i contro. Una replica in più del Matrimonio, considerato l’altissimo valore artistico della produzione (i soli costumi di Tosi valevano il prezzo del biglietto), avrebbe fatto fare “cassa”, magari pensando anche ad un prezzo leggermente ridotto per un target più ampio di quello della Prima. Senza contare poi che l’unica replica è stata fatta il pomeriggio di domenica 30 giugno e che il riempimento del Caio Melisso è cosa più semplice piuttosto che in altri spazi (vedi San Nicolò). La teoria di Ferrara sostiene che l’esclusività di questa messa in scena è il migliore passa parola, la pubblicità più efficace, per tornare a vedere il Festival i prossimi anni. Può essere. Ma non ci si può dimenticare che il Festival si fa anche con i soldi pubblici e se una cosa è bella è giusto che più persone la vedano. Sentirsi parte del grande evento è realmente il modo migliore di fissare un ricordo e parlarne nel tempo a seguire, il cosidetto “io c’ero”. E se uno non c’è, allora rimane anche un po’ deluso e magari a volte si incazza pure.
Intanto una lezione, da questi 5 anni passati a camminare sulle dune sabbiose, Ferrara l’ha capita ed in parte la ripete anche nelle conferenze stampa. Opera e Danza, sono il grimaldello del Festival, in quanto spettacoli che avvicinano il pubblico, per tradizione, per conoscenza e bellezza. Spettacoli, aggiungiamo noi, che non marcano la distanza con la platea, come a volte accade invece per certa prosa, che nella drammaturgia del testo o nella scrittura di scena, introduce elementi interpretativi disponibili solo a chi ha lungamente studiato i testi stessi o è aduso alle cose di teatro.
Ma, a parte la teoria ferrariana, si deve pur riconoscere che quest’anno il M° ha avuto l’occhio lungo, soprattutto nella composizione del programma che non ha lasciato grandi vuoti, a parte i soliti primi 3 giorni della settimana che per tradizione storica sono quelli in cui ci si riposa un po’.
I prossimi 5-6-7 luglio saranno una esplosione di arte. Ferrara ne è consapevole e prende spunto anche per ricordare che il 7 luglio, data di nascita del compianto fondatore del Festival, M° Gian Carlo Menotti, ci saranno una serie di celebrazioni in suo onore. Il tradizionale concerto delle 12, quest’anno con il pianista Sandro De Palma, è stato spostato la sera al Teatro Nuovo per consentire un afflusso più ampio e alle 23, al Parco del Mondo (Chico Mendes), verrà proiettata Amelia al Ballo, Go Go no eiko e Il Giro di Vite. In risalto in questo fine settimana lo spettacolo dedicato al Cardinale Martini, con Paolo Bonacelli, ed il convegno sulla figura del Cardinale a cui dovrebbe partecipare anche il neo-sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Confermata la scelta generale di non tenere cene-evento alla fine del Festival, una decisione “che viene fortemente anche dagli sponsor”, come ricorda Dario Pompili. Un profilo basso che si attiene alla generale volontà di non buttare denaro nell’effimero. La stessa Fondazione Fendi quest’anno con il risparmio fatto sulla riduzione dei ricevimenti ha potuto fare una donazione al Comune per un Bonus Lavoro, che di questi tempi è prezioso come il pane. L’unico evento, ma non un ricevimento vero e proprio, che forse sarà in programma è quello che la presidenza del Consiglio Regionale (Eros Brega ndr.) sta pensando di realizzare per i consiglieri regionali. Si parla comunque di “aperitivi”, la cui consistenza si vedrà solo al momento della loro effettiva realizzazione.
C’è stato tempo anche per una battuta sulla nefasta sovrapposizione con Umbria Jazz, ai nastri di partenza proprio il 5 luglio con la super-star Diana Krall, a cui seguirà il 7 luglio Keith Jarrett in Trio. E per fortuna, si fa per dire, che il povero Sonny Rollins, in programma il 6 luglio, si è sentito poco bene ed ha annullato il tutto (sostitutito comunque da Jan Garbarek e Trilok Gurtu ndr.). Tre bombe atomiche che il Festival ha tentato di controprogrammare, come si fa in televisione, con il concerto di Raphael Gualazzi il 6 luglio in Piazza Duomo. Ed anche in questa conferenza stampa abbiamo risentito la solita tiritera, o balla fantastica, fate voi, sul fatto che il pubblico di Umbria Jazz non è quello del Festival. Poiché frequentiamo assiduamente entrambe le manifestazioni, sia per diletto che per professione, confermiamo che trattasi di balla fantastica inquinata dalla tiritera. Al Santa Giuliana il biglietto per la Krall costa 50 euro, quello per Jarrett 120 euro, altri concerti di punta, 80 o 60 euro. Siamo in linea con la potenzialità di spesa per il Festival di Spoleto. Il pubblico di Perugia, non è più quello degli Indiani Metropolitani e dei saccopelisti che facevano pipì per strada, già dal 1982, anno della ripresa. Trattasi, per la maggior parte, di platea benestante e con gusti culturali elevati, proveniente da moltissime parti d’Italia. Pubblico che si sposta anche per un solo giorno pur di vedere una cosa che gli piace e che ha il crisma dell’unicità. E non stiamo dicendo una cosa tanto per impuntarci, perché la conferma è stata proprio lo spettacolo Greenporno, che pur non essendo roba da capelloni, e programmato in unica rappresentazione, ha avuto una pubblicità mediatica fantastica molti giorni prima della sua messa in scena, e in cui l’80% della platea era composta da quel “salotto romano” di cui ha parlato Ferrara, Renzo Arbore (presidente di UJ ndr.) incluso.
Si prenda atto che sovrapporre le due manifestazione è, a sua volta, manifestazione di sciocca primazia. Al sindaco Benedetti, scappa detto in effetti che nel corso di uno degli ultimi “pellegrinaggi” americani per il lancio delle manifestazioni umbre, una certa “animata discussione” sull'argomento con Carlo Pagnotta, patron di UJ, ci sarebbe stata. Chissà se alla prossima conferenza stampa dopo questo weekend ci ritocca la tiritera?
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Foto: Festival dei 2 Mondi