La voce della Giddens è una forza della natura, con estensioni illimitate. Turrisi, capace di suonare anche i peli della barba
Diciamoci la verità: all’annuncio del concerto di Rhiannon Giddens (in duo con Francesco Turrisi) inserito nel programma della 66^ edizione del Festival dei Due Mondi, più di una bocca ebbe a storcersi.
La prima grande tentazione di dire che non sarebbe stato il caso era legata allo strumento che normalmente viene suonato nei concerti della Giddens: il Banjo.
Banjo, stereotipi e dubbi assortiti
Di questo antico, e quasi ancestrale, cordofono resiste imperterrito lo stereotipo del suonatore, sorta di “vaccaro” americano (bianco o nero non importa) in salopette e cappellaccio, con la riga nera del sudore stampata intorno, che nei momenti di relax, tra una mungitura e una spalata di letame, si diverte a strimpellare antichi blues assassini, sdraiato magari sopra ad un covone di fieno.
Altro grande dubbio, di cui all’epoca dell’annuncio fummo anche testimoni diretti, quello di eseguire il concerto in Piazza Duomo, anzichè al Teatro Romano come consigliato a Monique Veaute dal nume tutelare di questa operazione festivaliera, Carlo Pagnotta che nel solco della collaborazione tra le due manifestazioni internazionali, ha comunque opzionato (per non saper nè leggere nè scrivere) il duo Giddens-Turrisi per l’edizione del 50ennale di UJ intuendo il potenziale degli artisti in questione.
Pagnotta temeva, per Spoleto, che la coppia non fosse in grado di attirare un numero di spettatori importanti per riempire un contenitore esigente come Piazza Duomo. Ma ha avuto ragione questa volta, la proverbiale tigna di Monique Veaute. Salvo rettifiche dell’ultimo minuto sulla solita questione tra biglietti emessi e biglietti venduti.
Nasce dunque sotto l’ombra di uno stereotipo ed un motivo di opportunità organizzativa, il concerto che ieri sera- 6 luglio- ha portato in Piazza più di 1500 persone (lo afferma la stessa Giddens dal palco), molte delle quali venute da fuori città e regione, nonostante poi a breve (il 12 luglio) il duo suonerà nuovamente a Perugia, all’Arena Santa Giuliana.
Etno-Antropologia, tra Tenco e il North Carolina
Uno stereotipo “gigante” ma evidentemente piacente, si potrebbe constatare, guardando la piazza brulicante e a giudicare dal gradimento del pubblico, per nulla intimorito dai numerosi tamburi e dai vari Banjo presenti sul palcoscenico.
In realtà quella a cui abbiamo assistito ieri sera è stata una magnifica lezione di etno-antropologia, dove gli strumenti musicali scelti (banjo-tamburi-violino-fisarmonica e persino il pianoforte) erano solo il braccio operativo di una narrazione della profonda America a cavallo tra Ottocento e Novecento. Dove le radici di un tema musicale e la ragione di un percorso di crescita attraverso lo sviluppo dello stesso, possono tornare indietro fino anche a Monteverdi.
Si, perchè la Giddens, con tutta l’apparente faccia tosta di una proposta surreale, suonerà con violino e banjo a Spoleto proprio un pezzo di Monteverdi, dimostrando come lo stereotipo del vaccaro americano è solo l’ultimo dei riferimenti possibili. Prima di lui si dovrebbe risalire ai Trobadour francesi del ‘500, tanto per dare una indicazione meno banale, e nessuno ci troverebbe grandi differenze.
La possibilità inoltre di sfruttare un dialogo con il pubblico spoletino, portato avanti con efficace eleganza divulgativa da Francesco Turrisi, rende anche piacevole e chiaro il filo conduttore che lega le scelte della scaletta decisa per il concerto festivaliero.
Ma se cantare pezzi della tradizione irlandese o folk-gaelica, ed insieme del profondo North Carolina, passando dalle ninne-nanne del sud Italia, per arrivare poi al bis finale di Spoleto con una struggente Vedrai Vedrai di Luigi Tenco– senza però dimenticare i richiami caraibici del Buena Vista Social Club– porta ad avere un quadro complessivo sorprendente relativo alla scelta di uno strumento musicale, quello che lascia a bocca aperta è la gigantesca capacità e tecnica musicale della Giddens e di Turrisi.
Le ragioni di un successo di coppia
Sarà proprio la coppia a spiegare al pubblico il motivo del loro incontro, che poi è anche un incontro di vita. Turrisi ha studiato piano-jazz al conservatorio mentre la Giddens si forma e specializza in canto lirico.
Poi li vedi in azione sul palcoscenico e ti rendi conto di come la voce di Rhianna sia una forza della natura, dalle estensioni senza limiti, mentre Francesco sarebbe capace di suonare anche i peli della barba come faceva Hermeto Pascoal in un famoso concerto a Perugia.
Si passa tranquillamente da armonizzazioni al pianoforte di stampo “coreano” (nel senso di Armando Anthony Corea, detto Chick), al suono di tamburelli a metà tra un pandeiro e un tamburello siciliano appositamente studiato. Ma non manca la fisarmonica e altre percussioni di stile africano. Ovviamente in mezzo, ci sono anche tutti i formati possibili di Banjo, da quello tradizionale a quello detto Cello Banjo sorta di Banjo -Viola per capirci meglio.
Rhiannon Giddens, volendo definirla vocalmente, canta la voce, come diceva Demetrio Stratos, e lo fa con una modulazione estensiva e una tale forza che lascia sbigottita più di un persona. A tratti sembra quasi che abbia il timore che qualcuno sulla scalinata non la senta bene e ci mette più impegno per marcare le armoniche. Ma se qualcuno aveva dei dubbi su cosa sapesse fare, basta ascoltarla al violino o all’amato banjo per capire che anche con lei non ci sono limiti.
Si delinea dunque chiaramente il quadro di un successo internazionale, prima che spoletino ovviamente, di questa fantastica coppia di artisti. La Giddens peraltro è fresca vincitrice di un Premio Pulitzer insieme a Michael Abels per l’opera Omar, andata in scena per la prima volta nell’aprile 2022 a Spoleto Festival USA di Charleston. Ma in precedenza non sono mancati anche diversi Grammy.
Se dunque c’erano dei dubbi, tutto è stato spazzato via da una magnifica e fresca serata (ci voleva) in Piazza Duomo a Spoleto.
E se qualcuno dovesse pensare che Carlo Pagnotta non ha azzeccato la previsione (anche se correttamente aveva fatto gli auguri a Monique), sappia che il gran “capo” di UJ ha vinto anche stavolta, perchè di riffa o di raffa, Spoleto tirerà la volata al concerto perugino della Giddens.
E come diceva Victor Kruger in Highlander “Ne resterà soltanto uno”. Indovinate chi ?
Foto: Pagina Facebook Rhiannon Giddens