Domenica 31 gennaio alle 15.30, a conclusione delle festività in onore del Patrono San Feliciano, il Vescovo mons. Gualtiero Sigismondi ha assegnato in Cattedrale il 46° Premio della Bontà, con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno e della Gazzetta di Foligno. Durante la consegna del premio ha avuto luogo l'esibizione del “Gruppo vocale La Capriciata Coro SS. Nome di Gesù, diretto dal M° Antonella Masciotti e accompagnato all’organo dal M° Ottorino Baldassarri.
Ecco le motivazioni lette da Monsignor Gualtiero Sigismondi:
“Bontà non significa solo dedicarsi ad opere di solidarietà, sull'esempio del Buon Samaritano.
Una volta Gesù fu chiamato “Maestro buono” e Gesù rispondendo precisava che buono è il Padre celeste; ed un'altra volta gli dissero: “Beato il seno che ti ha allattato” e lui rispondeva che beatitudine e bontà erano appannaggio di chi fa la volontà del Padre.
Questa sera si vuole evidenziare non una azione di bontà specifica, ma uno stile di vita in obbedienza ai piani imperscrutabili di Dio Padre, che la famiglia Ceccarelli-Calderini sta vivendo.
Era il 1° luglio 2008 di sera. Daniele, 21 anni, stava andando al lavoro per il suo turno di notte, quando per cause ancora imprecisate, ebbe un gravissimo incidente che lo ridusse in fin di vita e per molto tempo è stato in lotta tra la vita e la morte, sostenuto sempre da veglie di preghiera organizzate non solo dalla sua famiglia.
Con l'assegnazione di questo Premio della Bontà si vuole sottolineare appunto questo affidarsi al Signore, il non perdere la fede e il vivere costantemente nella speranza, accogliendo da Dio questa dura realtà, un calvario che persiste tuttora e che non si sa quando finirà e se finirà.
Tra difficoltà psicologiche, ma anche economiche della famiglia, Daniele è infatti passato per l'ospedale di Terni prima, poi a quello di Bologna, alla Casa dei Risvegli sempre a Bologna, poi all'ospedale di Foligno, poi ancora a Terni e quindi di nuovo a Foligno, dove si trova ora in stato comatoso costante. Nonostante la triste e difficile realtà, tra le umane e naturali richieste di guarigione, si sente dire a parole, ma lo si vede anche nello stile di vita di questa famiglia, che “comunque sia fatta la volontà del Signore”. La vita di Daniele, apparentemente una non vita o una vita senza senso, è diventata il punto di riferimento di atti di solidarietà di numerose persone, di cene di beneficenza, di calendari venduti per sostenere le tante spese della famiglia (ora sono costretti ad acquistare un appartamento al piano terra adeguato alle esigenze di Daniele), di iniziative sportive e non, organizzate dai suoi amici del Rugby e del Rione Croce Bianca.
Certo lo sconforto a volte fa nascere domande del tipo: “Perché questo e perché a noi?”, ma poi questa famiglia ci testimonia che la fiducia in Dio è fonte di sostegno per andare avanti con la speranza di chi ha fede.
A questa realtà di amore e di dedizione rivolgiamo la nostra attenzione.”