Carlo Ceraso
Devono dormirsela della grande i tecnici di Facebook, chiamati dalla Polizia postale italiana a chiudere il profilo “Jacopo Riganelli – un altro angelo volato in cielo”, sul quale già dal 28 maggio scorso compaiono post e foto macabri che ledono la dignità dello sventurato piccolo come dei suoi famigliari. L’ultimo contatto degli agenti del vicequestore Lillini, che coordina la polizia postale umbra, risale ormai a venerdì scorso. Più di 48 ore che non sono bastate al popolare social network per chiudere la pagina. Con alcuni troll che continuano a denigrare la tragica vicenda. C’è persino chi ha aperto un profilo con il nome del bambino corredata della foto di un neonato. Nel gergo di internet i troll sono soggetti che, quasi sempre mascherati da nickname di fantasia, interagiscono con altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. E ci sono riusciti benissimo, perché in molti hanno risposto condannando quei post macabri, al limite della decenza. Così il profilo, in poco più di un giorno è passato da 70 “fans” a 240, numero destinato ad aumentare se Fb non chiuderà il profilo incriminato, anzi, a questo punto i profili, visto che anche quello intestato con le generalità del bimbo è finito nel mirino degli inquirenti. Alla questura di Perugia si continuano a monitorare tutti i post e le foto: la polizia fa sapere che l’indagine non toccherà chi aderisce al profilo, ma solo chi si è macchiato “di gravi responsabilità”. Un fascicolo è stato già aperto e già domani approderà sul tavolo del pubblico ministero della Procura di Perugia. Non resta che attendere Fb: Tuttoggi.info, come altri utenti, ha già inviato la sua “segnalazione” al social network al fine di far rimuovere la pagina. Una procedura che potrebbe accelerare i tempi di messa in black-out delle pagine incriminate.
(ha collaborato Jacopo Brugalossi)
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