di Li.Si.A.P.P.
In questi giorni, dopo i drammatici eventi che hanno destato le carceri umbre, si ripropone il problema del sovraffollamento dei penitenziari e della grave carenza di personale, che di aggrava di anno in anno. Come sempre, in particolare modo in estate, le problematiche si acuiscono, vuoi per il caldo che rende meno vivibile la vita in carceri stracolme, vuoi per le ferie estive che rendono ancor di più esiguo il personale, costringendolo a turni massacranti, lontani anni luce da qualsivoglia accordo sindacale o statuto dei lavoratori.
Purtroppo come ogni estate e soprattutto dopo eventi drammatici, come il suicidio di un detenuto o l’ennesima aggressione ai danni di un agente, sentiamo sempre e immancabilmente da più voci, provenienti dal mondo politico locale e nazionale, appelli e provvedimenti deflattivi urgenti (come se non ci fossero mai stati!) quali l’indulto. L’indulto, visto sempre e comunque come una panacea, sarebbe sicuramente boccata d’ossigeno per queste carceri al collasso, ma rimane sempre e comunque quel provvedimento tampone che lenisce il male solo per un breve periodo (qualche mese). Mai si sente parlare di reali interventi strutturali quali l’apertura di carceri già esistenti e la conseguente assunzione di personale (provvedimento duro in questo periodo di crisi economica, ma necessario), oppure di effettuare una valida ed efficace politica delle espulsioni, di sanzionare con misure alternative alla detenzione e amministrative reati non violenti e di scarso allarme sociale, e di contro sanzionare più duramente reati che creano allarme sociale, in modo da avere un effetto deterrente più efficace.
Recentemente è stato pubblicato uno studio da parte della Sezione Statistiche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che avvalora quanto sopra esposto. Dati ufficiali alla mano il quadro è a dir poco sconsolante, il trend della popolazione detenuta è in costante e inarrestabile crescita da anni, se si pensa che nel giugno del 2000 i detenuti erano poco più di 53.000 e dopo un decennio, a dicembre 2010, si è arrivati alla cifra record di 68.000. L’aumento in questo lasso di tempo si è interrotto solo nel 2006, quando tra giugno e settembre si è passati da quota 61.264 a 39.005, proprio per il provvedimento dell’indulto, il cui effetto però fu vanificato a distanza di poco più di un anno quando la presenza nella carceri italiane già si attestava a quota 48.693 (dicembre 2007) e 58.000 due anni dopo (dicembre 2009) con un incremento medio mensile di circa 350 unità.
Il quadro umbro è a dir poco “eclatante” anche rispetto al pesante scenario nazionale. Infatti nella nostra regione si è registrato il raddoppio della popolazione detenuta rispetto a soli due anni fa. Gli istituti del distratto umbro ospitano oltre 1.700 detenuti (di cui solo 675 con residenza in Umbria) a fronte di una capacità di accoglienza di appena 700 persone. Di contro, il personale di Polizia si attesta intorno alle 800 unità in tutta la regione, con percentuali di carenza anche del 37% nella sola Casa Circondariale di Perugia.