di Stefano Vinti (*)
Il risultato dei ballottaggi parla chiaro: le larghe intese, il governo Pd-Pdl, sono state nettamente sconfitte.
Dal nord al sud del Paese, la sinistra e il centro-sinistra surclassano Pdl, Lega e M5S, con la vittoria di Marino a Roma, che quasi doppia, in termini di consensi, Alemanno.
L’accordo oligarchico che ha portato al governo Letta/Alfano esce letteralmente smentito dalle urne delle comunali.
Nel Paese, nonostante tutto, c’è voglia di alternanza e di cambiamento, c’è voglia di uscire da una tragica politica economica dell’austerità che produce disoccupazione e recessione economica.
Anche i dati pubblicati ieri: – 2,4% di PIL; – 4,6% della produzione, ci dicono in quale precipizio ci hanno cacciato i governi Berlusconi e Monti, e quanto sia inadeguato questo governo Letta/Alfano a trovare la strada per uscire dalla crisi.
Le elezioni confermano lo sfarinamento del Pdl e della Lega, interrotto solo momentaneamente dal capolavoro di Berlusconi alle politiche e dall’altro capolavoro della coalizione Italia-Bene comune, quando 6 milioni di voti hanno abbandonato il Cavaliere.
Il M5S sul territorio non è in grado di capitalizzare l’incredibile 25% di febbraio, racimolando risultati modesti.
Il dato ci conferma l’abissale disaffezione dell’elettorato, travolto dalla crisi e insoddisfatto da una offerta politica in grado di proporre una alternativa credibile sul piano economico e sociale al liberismo.
Il risultato parla anche della nostra Umbria in vista della tornata elettorale che dovrà rinnovare i governi delle città il prossimo anno.
Ripartire dalla coalizione di centro-sinistra, rinnovandola ed adeguandola alla crisi economica, che in Umbria, più che altrove fa sentire i suoi pesanti effetti.
In Umbria occorre costruire un nuovo progetto, alternativo alle politiche dell’austerità e che definisca una nuova idea della nostra regione e dei suoi territori, per un nuovo sviluppo compatibile e sostenibile, di qualità, per un nuovo welfare in grado di una offerta di servizi pubblici al servizio di “tutti”, per i beni comuni e contro le privatizzazioni, per il reddito minimo garantito e che metta al centro il lavoro e i diritti sociali, intrecciati ad una nuova idea di democrazia partecipata.
In questo quadro è urgente la riorganizzazione unitaria del campo della sinistra umbra, che vada oltre le attuali frantumazioni e parli, di nuovo, a tutta la società regionale aprendo una enorme prospettiva sociale e culturale, avendo l’ambizione di costruire un futuro fuori dalle angustie e le ingiustizie del liberismo.
(*) Assessore regionale lavori pubblici